Questo scritto appartiene alla raccolta “Cronache sospese”, a questo link l’introduzione .
DELIRIO 11.8.2018
E’ un argine il vuoto. un limite alla voragine. dentro il vuoto si riversa liquefatto tutto il malessere sospeso. esso non prendendo forma si scioglie nell’ indefinito inconoscibile. il vuoto è uno spazio di rarefazione potenzialmente infinito. non è veramente vuoto ma è un’area non precisata capace di ricevere riverberare introitare metabolizzare e disperdere. al vuoto convergono una marea di flussi provenienti dalle coscienze nei secoli dei secoli esistenti. fiumi verso un mare sconfinato. al vuoto si consegnano tutti i singhiozzi silenti. uno sgomento indicibile che echeggia e rimbomba. che si quieta dunque nel vuoto. è il vuoto rimedio all’ esistere perdente. se è vero come è vero che vivere significa lottare ogni giorno. il vuoto raccoglie e ammortizza le infinite inevitabili sconfitte. remissioni dell’io desideri fughe e abbandoni. perdite ben più frequenti delle riuscite-vittorie.
Non penso che il vuoto non abbia pareti. il limite suo è dato proprio dal molteplice contenuto. che accoglie e rifrange i nuovi arrivi fluviali. questi l’uno nell’altro s’incrociano e compenetrano reagendo di vibrazioni che permettono l’eco. gli interstizi di spazio tra i contenuti sono in multipli di dodici distanze così che l’eco possa pervaderli. a ben vedere il vuoto non è vuoto ma pieno d’echi invisibili e inudibili. nude urla di perdenti. urla disperate e silenti. urla a labbra strette. urla potenti a squarciagola. disumane urla voraci. grida di madri dolenti grida disperate e acute. sorde grida strozzate.
Non posso credere che la potenza virulenta di questo sparso dolore non abbia un luogo dove raccogliersi. e sostare. dove perdersi e maturare. un luogo dove s’incontra con altro dolore e prostrazione infinita. penso al vuoto come questo luogo. il vuoto è sostanzialmente tristezza. dentro matura la tristezza più profonda. il punto a cui arriva la coscienza sfinita da una rivelazione sconvolgente. la compiutezza della maturazione psichica. la visione nitida e la comprensione più autentica della solitudine dell’uomo. giungere a questa consapevolezza non è frutto di insegnamento. ne’ lettura che si trae dai libri o dal racconto verbale. o meglio si crede di aver compreso per insegnamento trasmesso. ma in realtà alla comprensione si arriva per esperienza personale. quando giunge il personale momento di sperimentare il vuoto. per alcuni è salutare. attraversando il vuoto diventano persone migliori. per altri è devastante. nel senso che l’attraversamento non è un gesto di completezza ma li priva e incatena. questi restano nel transito. e la loro sorte è segnata per sempre. non sono i più. gli altri si rialzano e proseguono. nel cuore una croce.
Perché esiste il vuoto? perché questa spaventosa raggiunta consapevolezza non ritorni verso il centro e lo sferzi di mille pene. il vuoto raccoglie e non teme. ha dentro il frutto della messe di nefandezze fallimenti prove azioni omissioni disgrazie. è il pozzo senza fondo della parte più oscura dell’umanità. non si può odiare o amare. non ci si può rapportare volontariamente. è magma fluente emozionale ed è chiamato vuoto perché non esiste un nome per questa entità. ma c’è certamente. certamente ci deve essere il luogo di riunione della sofferenza umana. lì dove s’incontrano il dolore vittima e il dolore assassino. l’omicida e l’ucciso. il guardiano e il prigioniero. il figlio e la madre. il carnefice e lo scarnificato. il pianto e il lamento.
Forse non è vero che non ha forma. se Dio avesse forma e la forma fosse infinito. il vuoto sarebbe Dio.