Questo scritto appartiene alla raccolta “Cronache sospese”, a questo link l’introduzione .
DELIRIO 15.8.2018
Non cerca lettori questo percorso. solo chiodi. siamo soli. e non per metafora di brillantezza. ma per dire la pena quotidiana. chiodi per appendere sul muro i quadri del vivere e morire. simili e diversi da porta a porta l’affinità.
L’eremo è questo tuo involverti bambina. nell’esitante passo dell’incertezza chiedere il permesso di respirare. per la dolcezza che regali sono lame le parole ai nodi fragili nei polsi. scambi la bottiglia trasparente per lampada che illumina. nostra è la notte a venire. i nomi sono un panegirico. li associ per semenza. sono piatti i picchi del tracciato. mascherati moribondi. neanche vale la pena dell’esame. quella specie di botola lucente. non mangi per fame ma per compassione. ti snellisce l’inventario della spesa. per rarefazione svuoti la dispensa. si confondono i vestiti. l’estate con l’inverno. centro per parrocchia. servono dieci forbicine e centinaia di rocchetti. specie bianchi per chilometri di filo. tubetti di crema ammorbidente. almeno quattro. mentre pungono ferite inferte con gli spilli. forse zanzare o tacchi alti. forse le punte strette delle scarpe. un ponfo che tortura il palato. fra denti immaginari e la croccantezza della fetta.
Io ti guardo e mi domando cosa siamo diventati. persi sfaceli di ambizioni. questa spinta ad emergere trasmessa con le riserve della compressione. tutti i progetti spesi inutili perdenti piovono sugli anfratti della casa. nel confronto l’apparire sparisce ulteriormente. ti manderemo a scuola per imparare a leggere e a contare. sarai di nuovo brillante e autoritaria. senza replica prevista. una misura sola una sola visuale. saremo prudenti come ci hai insegnato. un passo dopo l’altro pochi salti misurati. che la gamba non sia allunghi oltre misura fino a sconvolgere le fila della fame.
Qui i pensieri non cercano lettori. peccano continuamente di mancanze. i punti voluti in disarmonica sequenza. lo stesso tempo della mente. del suo respiro storto. volevo chiamarle cronache infette. ho tralasciato per timore del contagio. è possibile infettare un modo di scrivere. forse diranno l’imitatio un plagio.