Questo scritto appartiene alla raccolta “Cronache sospese”, a questo link l’introduzione . 

DELIRIO 12.9.2018

Io sono interrotto e interrotti sono i miei pensieri. frammenti che abitano la testa. a volte si scuotono con rumore di vetri rotti. qualche pezzo è colorato. bei rossi blu e gialli. altri frammenti sono neri o grigi. alcuni luccicanti molti altri spenti. sono cupi e dolenti non brillano per nulla. come  se non conoscessero la luce né il conforto o la speranza. io li maneggio di frequente gli uni e gli altri. affastellatamente. ci sono attaccato in modo speciale. non riesco a farne senza. sono aggrappato alla mia borsa di pietruzze gonfia e sonante. infilo la mano le rimescolo ne prendo una manciata. estraggo il pugno apro la mano e osservo. poi sollevo il palmo verso l’alto e inclinandolo appena verso il basso. le lascio cadere ad una ad una. oppure le dispongo su un piano in sequenza e vi saltello in mezzo. tra uno spazio e l’altro. disordinatamente.

Talvolta mi capita anche di cadere proprio sopra un pensiero. e vi finisco dentro. allora quello mi prende nel suo molle impasto mi avviluppa e soffoca. non riesco a svincolarmi. vorrei tornare ai miei saltelli e invece resto lì indifesa preda. mi dedico a qualcosa che m’impegni la testa.  muovendo gambe e braccia penso meno. o meglio ci provo. evito queste sabbie mobili. evito di cadervi dentro o ne esco scivolando in alto e fuori. a volte disinvolto e fiero di me stesso per la mia capacità di svicolare. altre affannato e stanco come la vittima che sopravvive all’agguato di una ragnatela. oppure mi arrendo al pensiero molesto mi distendo e mi addormento. il sonno riporta la mente alla tabula rasa. la mattina dopo si affacciano pensieri nuovi. quelli che organizzano la giornata.

Niente impedisce tuttavia che il pensiero molesto ritorni improvvisamente. e mi sorprenda con dolore la consapevolezza che è lì. esiste. non posso farci niente. ciò tuttavia accade di rado. solo per cose angoscianti nefaste. anzi no non è così. ciò accade spesso. più spesso di quanto io non voglia. stagno nel brodo ossessivo compulsivo dello sguazzare mentale. ci sono pensieri così opprimenti che nonostante il sonno restano appiccicati dentro. la mattina appena sveglio mi afferrano e scaraventano nel baratro. questi sono i peggiori. altri ritornano poco dopo come torna una zanzara a pungere la pelle. a leccare il sangue.  nella mia testa calva c’e un risuonare di strumenti. cornamuse corni e trombe. raramente violini. molti tamburi. anche il triangolo fa la sua parte. in un’orchestra sbilenca senza pianoforte.

Io sono interrotto e interrotti sono i miei pensieri. sono un muro dove sbattere la testa. muro io e muro i miei pensieri. un muro bianco compatto senza porte. cortina invalicabile e serpe inestricabile palla di sterco. letame guano. fiume e torrente. accetta e coltello. armi letali e affilate. le dispongo sulla cimasa in alto e le lascio cadere. dando loro un colpo netto sulla punta sporgente. le lascio cadere sulla testa. cadono con una giravolta prima innalzandosi poi di punta inesorabilmente precipitando. e sono spade conficcate.

Io sono interrotto e interrotti sono i miei pensieri. poi ci sono sere come questa che torno e non li trovo. sono come spazzati via dalla tormenta.