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LIMINA MUNDI

~ Per l'alto mare aperto

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Archivi della categoria: Fotografia

Emilio Capaccio traduce Yves Bonnefoy – Fotografie di Lorenzo Noto

30 sabato Mag 2020

Posted by Loredana Semantica in Fotografia, Idiomatiche, Il colore e le forme, LETTERATURA E POESIA

≈ 3 commenti

Tag

Emilio Capaccio, Lorenzo Noto, Yves Bonnefoy

Nella rubrica “Idiomatiche” inaugurata lo scorso sabato per accogliere le traduzioni di testi poetici e no, pubblico questa la seconda parte dei testi di Yves Bonnefoy tradotti da Emilio Capaccio e fotografie di Lorenzo Noto. L’articolo precedente qui.

Yves Bonnefoy

L’uccello valica il canto dell’uccello
e si allontana 
Y.B.

Yves Bonnefoy, traduzioni di Emilio Capaccio, fotografie di Lorenzo Noto

IL POZZO

Ascolta la catena urtare la parete
Quando il secchio scende nel pozzo che è l’altra stella,
A volte la stella della sera, quella che arriva sola,
A volte il fuoco senza raggi che attende all’alba
Che escono il pastore e gli animali.
Ma l’acqua è sempre chiusa, in fondo al pozzo
E la stella resta sempre sigillata.
Si percepiscono delle ombre, sotto i rami,
Sono viaggiatori che passano di notte
Curvi, il dorso carico di una massa scura,
Esitando, si direbbe, a un crocevia.
Alcune sembrano attendere, altre si spengono
Nello scintillio senza luce.
Il viaggio dell’uomo, della donna, è lungo, più lungo
della vita,
È una stella alla fine del cammino, un cielo
Che abbiamo creduto brillare fra due alberi.
Quando il secchio tocca l’acqua che lo sorregge,
È una gioia, poi la catena lo affonda.

LE PUITS

Tu écoutes la chaîne heurter la paroi
Quand le seau descend dans le puits qui est l’autre étoile,
Parfois l’étoile du soir, celle qui vient seule,
Parfois le feu sans rayons qui attend à l’aube
Que le berger et les bêtes sortent.
Mais toujours l’eau est close, au fond du puits,
Toujours l’étoile y demeure scellée.
On y perçoit des ombres, sous des branches,
Ce sont des voyageurs qui passent de nuit
Courbés, le dos chargé d’une masse noire,
Hésitant, dirait-on, à un carrefour.
Certains semblent attendre, d’autres s’effacent
Dans l’étincellement qui va sans lumière.
Le voyage de l’homme, de la femme est long, plus long
que la vie,
C’est une étoile au bout du chemin, un ciel
Qu’on a cru voir briller entre deux arbres.
Quand le seau touche l’eau, qui le soulève,
C’est une joie puis la chaîne l’accable.

GLI ALBERI

Noi guardavamo i nostri alberi, fu in cima
Al terrazzo che ci furono cari, il sole
Si teneva ancora vicino a noi quella volta
Ma in ritirata, ospite silenzioso,
Sulla soglia della casa in rovina, che noi lasciavamo
Al suo potere, immenso, illuminato.
Vedi, ti dicevo, fa glissare contro la pietra
Ineguale, incomprensibile, del nostro appoggio,
L’ombra delle nostre spalle confuse,
Quelle dei mandorli che sono vicini a noi,
E quella stessa dei muri alti che si mescola alle altre,
Sfasciata, barca bruciata, prua che va alla deriva,
Come un sovrappeso di sogno o di fumo.
Ma quelle querce laggiù sono immobili,
La loro stessa ombra non si muove, nella luce,
Ci sono le rive del tempo che scorrono qui dove siamo
E il loro suolo è inabbordabile, tanto è rapida
La corrente della speranza grande della morte.
Guardammo per un’intera ora gli alberi.
Il sole attendeva tra le pietre, poi ebbe compassione,
Stese verso di loro, a un livello inferiore, nel burrone,
Le nostre ombre che sembrarono raggiungerlo,
Come allungando le braccia si può toccare
Talvolta, nella distanza tra due esseri,
Un istante del sogno dell’altro, che va senza fine.

LES ARBRES

Nous regardions nos arbres, c’était du haut
De la terrasse qui nous fut chère, le soleil
Se tenait près de nous cette fois encore
Mais en retrait, hôte silencieux
Au seuil de la maison en ruines, que nous laissions
À son pouvoir, immense, illuminée.
Vois, te disais-je, il fait glisser contre la pierre
Inégale, incompréhensible, de notre appui
L’ombre de nos épaules confondues,
Celle des amandiers qui sont près de nous
Et celle même du haut des murs qui se mêle aux autres,
Trouée, barque brûlée, proue qui dérive,
Comme un surcroît de rêve ou de fumée.
Mais ces chênes là-bas sont immobiles,
Même leur ombre ne bouge pas, dans la lumière,
Ce sont les rives du temps qui coule ici où nous sommes,
Et leur sol est inabordable, tant est rapide
Le courant de l’espoir gros de la mort.
Nous regardâmes les arbres toute une heure.
Le soleil attendait, parmi les pierres,
Puis il eut compassion, il étendit
Vers eux, en contrebas dans le ravin,
Nos ombres qui parurent les atteindre
Comme, avançant le bras, on peut toucher
Parfois, dans la distance entre deux êtres,
Un instant du rêve de l’autre, qui va sans fin.

UNA PIETRA

Hanno vissuto al tempo in cui le parole erano povere,
Il senso non vibrava più nei ritmi disfatti,
Il fumo abbondava, avvolgendo la fiamma,
Temevano che la gioia non li avrebbe risorpresi.

Hanno dormito. Fu per sconforto del mondo.
Passavano nel loro sonno dei ricordi
Come di barche nella nebbia che accrescono
I loro fuochi, prima di prendere l’altezza del fiume.

Si sono svegliati. Ma l’erba è già nera.
Le ombre siano il loro pane e il vento la loro acqua.
Il silenzio, l’inconsapevolezza il loro anello,
Una bracciata di notte tutto il loro fuoco sulla terra.

UNE PIERRE

Ils ont vécu au temps où les mots furent pauvres,
Le sens ne vibrait plus dans les rythmes défaits,
La fumée foisonnait, enveloppant la flamme,
Ils craignaient que la joie ne les surprendrait plus.

Ils ont dormi. Ce fut par détresse du monde.
Passaient dans leur sommeil des souvenirs
Comme des barques dans la brume, qui accroissent
Leurs feux, avant de prendre le haut du fleuve.

Ils se sont éveillés. Mais l’herbe est déjà noire.
Les ombres soient leur pain et le vent leur eau.
Le silence, l’inconnaissance leur anneau,
Une brassée de nuit tout leur feu sur terre.

 

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Emilio Capaccio traduce Yves Bonnefoy – Fotografie di Lorenzo Noto

23 sabato Mag 2020

Posted by Loredana Semantica in Fotografia, Idiomatiche, Il colore e le forme, LETTERATURA E POESIA

≈ 1 Commento

Tag

Emilio Capaccio, Lorenzo Noto, Yves Bonnefoy

Questo post avrebbe potuto essere un Prisma lirico, cioè un articolo che sposa parola poetica e suggestione di immagini in un unicum, e, in effetti lo è, ma questa volta è esaltata, a maggior valore, quella particolare attenzione alla parola che riversa il testo da un idioma ad un altro, con l’operazione di traduzione d’autore. Potrei dilungarmi ad approfondire cosa significa tradurre, se occorre essere fedeli al testo, se personalizzare la traduzione secondo il proprio sentire, ma questa è un’introduzione non un approfondimento, tanto più che io stessa quando traduco la mia amata Emily Dickinson non sono molto rispettosa delle sue caratteristiche di scrittura, le maiuscole ad esempio, i trattini sparsi. Tolgo virgole, articoli determinativi e indeterminativi. A volte non è che proprio traduco, piuttosto “converto” o reinterpreto. Da ciò, cioè da questo comportamento concludente se ne deduce anche il mio pensiero. Io sono convinta che tradurre sia un’operazione che sta al traduttore, e spazia dal letterale al libero, secondo il suo sentire. Certamente però tradurre sempre e sempre sarà un voler comprendere profondamente il testo sposandolo alla propria lingua e, dunque, contemporaneamente un omaggio al poeta o scrittore scelto e  diffondere la traduzione è volerlo più conosciuto e conoscibile nel proprio mondo. Tradurre è quindi contemporaneamente una testimonianza di passione per la parola e per quello specifico autore.

Quando ho letto le traduzioni delle poesie di Yves Bonnefoy di Emilio Capaccio,  espressione della sua passione nel senso che ho esposto sopra, ho pensato che fosse il caso di avviare questa nuova rubrica dedicata alla traduzione dei testi di letteratura, poetici e no. Si chiamerà “Idiomatiche”. Per l’occasione ho chiesto a Lorenzo Noto di poter scegliere alcune sue foto da affiancare ai testi in lingua originale e tradotti. Ecco il frutto del connubio in questa suggestiva inaugurazione. Il prossimo sabato la seconda parte di questo articolo.

Yves Bonnefoy, traduzioni di Emilio Capaccio, fotografie di Lorenzo Noto

L’uccello valica il canto dell’uccello

e si allontana. (Y.B.)

IL FULMINE

Ha piovuto, questa notte.
La strada ha l’odore dell’erba ammollita,
Poi, nuovamente, la mano della calura
Sulla nostra spalla, come
A dire che il tempo non torna indietro a riprenderci.
Ma là, dove il campo viene a incespicare contro il mandorlo,
Vedi, un rossiccio è balzato
Da ieri a oggi attraverso le foglie.
E noi ci siamo fermati, è fuori dal mondo,
E io vengo vicino a te,
Finisco di strapparti dal tronco annerito,
Ramo, fulminato,
Da cui la linfa di ieri, ancora divina, scorre.

LA FOUDRE

Il a plu, cette nuit.
Le chemin a l’odeur de l’herbe mouillée,
Puis, à nouveau, la main de la chaleur
Sur notre épaule, comme
Pour dire que le temps ne va rien nous prendre.
Mais là où le champ vient buter contre l’amandier,
Vois, un fauve a bondi
D’hier à aujourd’hui à travers les feuilles.
Et nous nous arrêtons, c’est hors du monde,
Et je viens près de toi,
J’achève de t’arracher du tronc noirci,
Branche, été foudroyé
De quoi la sève d’hier, divine encore, coule.

 

LA CAMERA

Lo specchio e il fiume in piena, stamattina,
Si chiamavano attraverso la camera, due luci
Si trovano e si uniscono nell’oscuro
Dei mobili della stanza dissigillata.

E noi eravamo due paesi di sonno
Comunicanti dai loro scalini di pietra
Dove si perdeva l’acqua non agitata di un sogno
Sempre riformatosi, sempre infranto.

La mano pura dormiva accanto alla mano inquieta.
Un corpo poco alla volta nel suo sogno si muoveva.
E lontano, sull’acqua più nera di un tavolo
L’abito rosso illuminante dormiva.

LA CHAMBRE

Le miroir et le fleuve en crue, ce matin,
S’appelaient à travers la chambre, deux lumières
Se trouvent et s’unissent dans l’obscur
Des meubles de la chambre descellée.

Et nous étions deux pays de sommeil
Communiquant par leurs marches de pierre
Où se perdait l’eau non trouble d’un rêve
Toujours se reformant, toujours brisé.

La main pure dormait près de la main soucieuse.
Un corps un peu parfois dans son rêve bougeait.
Et loin, sur l’eau plus noire d’une table
la robe rouge éclairante dormait.

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ARTISTI PRESENTI (arte e fotografia)

26 martedì Dic 2017

Posted by LiminaMundi in ARTI VISIVE, Fotografia

≈ Commenti disabilitati su ARTISTI PRESENTI (arte e fotografia)

Un blog si differenzia da una pagina internet perché gli articoli che vengono man mano pubblicati sono ordinati sempre cronologicamente e, qualora la si selezioni, anche per categoria. Ciò non rende molto agevole la consultazione degli articoli pubblicati per autore. Per esaltare l’aspetto corale di Limina mundi abbiamo pensato di introdurre un’indicizzazione che evidenzi la ricca partecipazione autoriale.

Abbiamo quindi creato la pagina degli

ARTISTI PRESENTI (arte e fotografia)

raggiungibile dal link appena sopra riportato, link peraltro ben evidente costantemente nella home del blog Limina mundi, appena sopra il nome del blog, subito dopo le pagine “about”, “chi siamo”, “autori che hanno collaborato con noi”.

La pagina è strutturata come segue: è riportato il nome di ogni artista presente sul blog e sotto il suo nome il link agli articoli dove sono presenti sue opere.  L’ordine nominativo è alfabetico per nome. Qui sotto sono riportati i nominativi degli artisti finora presenti.

Va da sé che qualche refuso è sempre possibile, nel caso vi accorgeste di qualche svista o dimenticanza saremo lieti di ricevere il vostro aiuto per perfezionare il lavoro di indicizzazione.

La pubblicizzazione di questa pagina a ridosso della festività natalizia rappresenta un  piccolissimo regalo e grande ringraziamento per la presenza e i contributi da ciascuno prodotti nel tempo.

INDICIZZAZIONE DEGLI AUTORI PRESENTI IN LIMINA MUNDI PER ARTE E FOTOGRAFIA:

ALESSANDRO BAVARI

ALESSANDRO TOCCO

ANGELO MERANTE

ANNA NAVARRA

ARTUR POLITOV

CARLO PISCOPO

DANIELA ALESSI

DANIELE GOZZI

ELIO SCARCIGLIA

EMANUELE DELLO STROLOGO

FRANCESCO SEVERINI

GIANLUCA DI PASQUALE

LEX LUTTHER

LOREDANA SEMANTICA

MAREK WALIGORA

SALVATORE FRATANTONIO

SAMUELE ROMANO

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Prisma lirico 8: Loredana Semantica & Loredana Semantica

26 mercoledì Lug 2017

Posted by Loredana Semantica in ARTI VISIVE, Fotografia, LETTERATURA E POESIA, Prisma lirico

≈ Commenti disabilitati su Prisma lirico 8: Loredana Semantica & Loredana Semantica

Tag

Loredana Semantica, POESIA

Nell’ ambito della rubrica  Prisma lirico, oggi presento me stessa: Loredana Semantica & Loredana Semantica. Una mia poesia e due fotografie. Più un’offerta che un’autocelebrazione. In vista delle ferie estive, per suggerimento di pensiero, invito di piacevolezza  e compagnia. Per il resto e sollievo dell’estate che arroventa, un saluto fresco di Sicilia e di cose buone.

IMG_8159 bis
Prima che s’indurisca
prima che si raffreddi
prima che tutto il corpo
marcisca ignaro e indifferente
per ogni volta che a capo chino
il lavacro e i tentacoli
per ogni lavacro tentacolare
per i segnacoli incolti
ignoti segnacoli inconsapevoli
per la scimitarra e la ciminiera
per il drago che urge sulla schiena
per le scuse travolte e tradotte
in ogni messaggio ai quattro venti
come un’eco
per lo svenimento che si alimenta
d’ansia traumatica riversa
in ciò che conviene
per consolazione di tutta la banalità
dell’irrisolto mondo
la rossa granita sanguigna
di fantastici gelsi.
Ve la offro se volete.

IMG_8221 2

testo di Loredana Semantica

fotografie di Loredana Semantica

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Prisma lirico 6: Francesco Tontoli – Emanuele Dello Strologo

14 mercoledì Giu 2017

Posted by Loredana Semantica in ARTI VISIVE, Fotografia, Il colore e le forme, MUSICA, Prisma lirico, Proposte musicali

≈ Commenti disabilitati su Prisma lirico 6: Francesco Tontoli – Emanuele Dello Strologo

Tag

Emanuele Dello Strologo, Fotografia, Francesco Tontoli, poesia contemporanea

Nell’ambito della rubrica  Prisma lirico, oggi presentiamo “Neo nati” una poesia di Francesco Tontoli, la fotografia di Emanuele Dello Strologo. In calce link e/o una breve biografia degli autori.

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Ai Neo nati

Eoni fa non eravate che idee
e or ora creati ancora impastati
di fango e di sangue
il vostro legame col sole
si spezza coi denti
e vi soffia quel fiato

sappiate che siete stati invissuti
che foste bevuti in un sorso di luna
che eravate la piuma che non si riposa
che assomigliavate a quei punti di stelle
che si congiungono a formare creature
più come cose sognate simili a dubbi
che vengono a chi si rivolta nel sonno

eravate i mille pensieri senza essere nati
col senno di poi i punti del corpo toccati
e benedetti da un rapido segno di croce
eravate nelle gambe di chi corre incontro all’amore
sulle dita di chi chiude gli occhi ad un morto
sostavate dentro una barca prima di prendere il mare
nelle mani del vento che gonfia lenzuoli e paure

e qualcuno di voi è rimasto un’idea
e qualcuno di voi senza verbo che incarna
ha salutato da un posto imperfetto i due sposi
come in un tempo infinito non coniugato
quel gemello che guarda e che cuce
la candida tela, il pezzo di stoffa del mondo
camicia che protegge da futura paura di vita.

testo di Francesco Tontoli

fotografia di Emanuele Dello Strologo 

Emanuele Dello Strologo, nato a Genova il 30 novembre 1969, si occupa da anni di fotografia, che, scoperta quasi per caso, è diventata la passione/professione che assorbe tutto il suo tempo.  Attraverso le immagini manifesta attenzione per le persone e la loro vita, raccontando di storie umane, quotidianità e vissuto, fissando nei propri scatti volti, momenti,  scenari, situazioni che resterebbero altrimenti sconosciuti, trascorrendo nell’indifferenza del mondo.  Specializzato in reportage e ritrattistica, collabora con Agenzie fotografiche di livello nazionale e internazionale quali Corbis e Getty Images, proponendo lavori fotografici sui temi di maggior interesse sociale.

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Prisma lirico 4: Francesco Tontoli – René Magritte – Loredana Semantica

31 mercoledì Mag 2017

Posted by frantoli in ARTI VISIVE, Fotografia, Il colore e le forme, LETTERATURA E POESIA, Poesie, Prisma lirico

≈ Commenti disabilitati su Prisma lirico 4: Francesco Tontoli – René Magritte – Loredana Semantica

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Francesco Tontoli, Loredana Semantica, René Magritte

Nell’ambito della rubrica Prisma lirico, oggi presentiamo una poesia di Francesco Tontoli, con fotografia di Loredana Semantica e opera di Renè Magritte

ph. Loredana Semantica

VERBO

Credo sia arrivato il momento di dirlo
il sole non è rotondo come non lo è l’arancia
e nemmeno la Terra è blu
azzurro il cielo e i monti e i laghi
non sono morti i morti e i vivi
E’ tutta una fantasia
tenuta gelosamente nascosta
a cui abbiamo creduto perché faceva comodo crederci
Tu per esempio , non sei quella che sembri
così per dire, e io non sono quello che sono.
Ed è davvero strano che nonostante
questo non essere questo o quello
non essere interamente bianco su bianco
non essere il corpo che getta ombra
non essere completamente in accordo
e combaciare perfettamente l’uno dentro l’altro
noi, e dico noi per dire chiunque altro
noi cerchiamo ancora la curva che abbellisce la forma
la ruga del viso dove va a sostare una lacrima
trovando l’uno dentro l’altro uno spazio, un luogo
aprendo porte, attraversando corridoi
rimanendo per anni sospesi dentro a una promessa
accontentandoci di essere curvi minatori
crescendo figli come fossero verbi incarnati.
Poi, dopo le traversate nel deserto
quando la vista del sole ci appare schiacciata ai poli
e il colore sbiadito ci fa immaginare
la stupida perfezione della verità delle cose
il pensarlo ci mette davanti allo specchio dell’altro
e magari ci tocca morire proprio sul più bello
lasciando l’altro nel corridoio delle promesse non mantenute
di un verbo non pronunciato nella sua pienezza
come ad esempio il verbo amare.

Francesco Tontoli

René Magritte

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Prisma lirico 3: Luca Di Stefano – Anna Navarra

17 mercoledì Mag 2017

Posted by Loredana Semantica in ARTI VISIVE, Fotografia, LETTERATURA E POESIA, Poesie, Prisma lirico

≈ Commenti disabilitati su Prisma lirico 3: Luca Di Stefano – Anna Navarra

Tag

Anna Navarra, Fotografia, Luca Di Stefano, POESIA

Nell’ambito della rubrica Prisma lirico, oggi presentiamo una poesia di Luca Di Stefano, la fotografia di Anna Navarra. In calce link  e/o una breve biografia degli autori.

12465775_10207383139515431_2094925846579249958_oTetragramma di pallido satellite

E l’adiaforo atropo specchia l’ali a marchiar la fronte della luna

di vetro pennellata la storpia imago assillante nettasi con la salata parte degl’angeli inciampati sugl’alambicchi degl’affossati altari oculari

sgozzanti smagrate pulsioni sui rispettivi usci le vene a cielo aperto sui palmi dei gomiti imprecano fisarmonica di fede ubriache ognuna dell’atea solitudine dell’altra

in scomposte fratture di genuflessioni l’ovale spoglio da cerone da passeggio ulula la nauseante piega di certe linee schizzate a margine della pallida maniacale ovvietà d’omissioni ser(i)ali partorite in regime di sempiterna attesa di parole capaci di spiegare

lo spleen e i suoi derivati non riescono a numerarsi orbite di (ri/in)voluzione con le sole dita disossate a falangi nel tentativo di risalire il pozzo affogato nel torace

– ogni medaglia al (va/do)lore appesa a foglia di spine sull’albero nervale scricchiola gemito tre volte più assordante della precedente –

Sintetico candelabro gioca l’azzardo d’un destino ridicolo con l’argento

spalmato fra ciglia e ciglia il fiuto fiuta fiele di menzogne annidate nel condizionale di ciascun mulinello di pensiero (pre)occupante impazzito ipotalamo scavatosi giaciglio nei pressi del singhiozzante cardio

salmodiante la metà perversa della speranza la schiena s’inarca a fiacco scudo di improperi alitati al soffitto e sul soffitto condensati in roulette russe di lividi nembi

ingrassati nell’angustia di quattro mura erette a cella d’isolamento i terremoti dell’ossa ghigliottinano il respiro delle tempie frullate in vorticosa nomenclatura di folli dialoghi col Tetragramma Io

– l’ermeneutica del perpetuo algoritmo degl’ami intrrogativi maschera carie a iosa proprio nel sottile limite tra verbo e la sua guisa –

Lo scheletro infranto raccoglie i propri cocci

per saldarsi nuovamente quando la rugiada tornerà a stuprar fiori il viso cerca nei pressi della celeste mappatura epidermica le maschere stracciate nella sana demenza del cereo bagno di luce

E l’adiaforo atropo specchiasi nella luna eclissando un’uscita al di là di essa

12487042_10207383197116871_1636053493991626434_o

testo di Luca Di Stefano

fotografie di Anna Navarra

Luca Di Stefano

Annus Domini MCMLXXXII, un ameno paesino dell’entroterra ascolano, sputo primo vagito nella secca ombra obliqua d’un Dicembre “più innocuo d’una decina di precedenti Suoi”. Da allora, maledizione nella maledizione, incarno intestinale ossimoro “immobile fuga dall’utero materno”. Tale condizione/contraddizione primordiale ha figliato nel tempo alberi su alberi di connesse e intricate antinomie: me. Nell’intento di superare intrinseca di difficoltà nel comunicare mondo interno a mondo esterno tramite semplici catene di fonemi, spesso male interpretate, ho cominciato, fin da tenera età, a veicolarmi attraverso forme d’interazione non convenzionali, riconducibili alla discutibile definizione di Arte. Da compositore musicale a fotografo occasionale, da imbrattatore di linde tele a sperimentale fabbricatore di corti cinematograci, sono approdato, circa tre anni fa, sulle vergini coste della scrittura, più precisamente della poesia. RETRO L’UNA è la mia prima pubblicazione letteraria.

Anna Navarra

Vive e lavora a Torino, dov’è nata. Sposata, ha un figlio che ha voluto crescesse in campagna a contatto con la natura: la migliore scelta della sua vita. Ama viaggiare, i gatti, il cinema, la ceramica, la scultura. Ammira il movimento delle mani che creano e per esprimersi artisticamente ha scelto la fotografia.  Con reportage di vita e colore racconta i suoi viaggi per mezzo mondo (l’altra metà deve ancora visitarla) ed in scatti nei quali allinea occhio-mente- cuore ferma in immagini scorci, architetture e vita della sua città.

 

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DINO CAMPANA, VISIONARIO ALLA RIMBAUD

03 venerdì Feb 2017

Posted by maria allo in Appunti letterari, Consigli e percorsi di lettura, Fotografia, I meandri della psiche, LETTERATURA E POESIA, Recensioni

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Dino Campana

La poesia di Dino Campana costituisce un unicum nel panorama letterario del primo Novecento. Anche se al fondo della psicologia e dell’arte c’è un sentimento lacerante di esclusione e di disarmonia vicino a molti altri poeti della sua generazione, nel disadattamento e nello sradicamento di Campana viene perseguito con insistenza un ideale di reintegrazione dell’io nell’armonia profonda delle cose.

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Il tema del silenzio: Francesco Palmieri 8 – fotografia di Marek Waligora

14 mercoledì Dic 2016

Posted by Loredana Semantica in ARTI VISIVE, Fotografia, Il tema del silenzio, LETTERATURA E POESIA, Poesie

≈ Commenti disabilitati su Il tema del silenzio: Francesco Palmieri 8 – fotografia di Marek Waligora

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Fotografia, Francesco Palmieri, Marek Waligora, POESIA, silenzio

-17-

è un pomeriggio di niente
un pomeriggio da niente
con le nuvole basse a gravare sui tetti
coi tronchi in giardino come pali di pietra
neanche un vento, l’animarsi dell’aria,
i rami a tremare, un alzo di carta,
tutto fermo, un silenzio,
un tacere le foglie
e la voce che manca

non so se tu dormi
o se stai alla finestra

come me

che non aspetto nessuno
che disegno sul vetro
mille fiocchi di neve
che sono state farfalle.

Francesco Palmieri

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ph. Marek Waligora

Chiudo questo lungo excursus nel tema del silenzio con un’ultima poesia di Francesco Palmieri. Il numero otto nel titolo indica che nell’ambito della rubrica ho commentato otto poesie di Palmieri. Francesco, come autore del blog Limina mundi, è stato generoso nel rendere disponibili i propri testi alla mia “vivisezione”.
Con l’occasione compio una piccola digressione riepilogativa e ricordo anche gli altri autori del blog che hanno accettato di rendere disponibili le proprie poesie sul tema: Maria Allo, Deborah Mega, Francesco Tontoli, Raffaella Terribile, Alessandra Fanti. In tutto ventitré poesie, oltre ad un mio testo che è stato commentato da Deborah Mega, per complessivi 24 incontri col silenzio.
Le poesie commentate sono state accompagnate dalle foto d’autore di Emanuele Dello Strologo, Daniele Gozzi, Alessandro Tocco, Massimo Grassi, Carlo Piscopo, Massimo Lichtman, Samuele Romano, Daniela Alessi, Angelo Merante, Art Khai, Lex Lutther ai quali si aggiunge oggi Marek Waligora.

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ph. Marek Waligora

Una bella esperienza che mi ha permesso una sorta di verifica di quanto esposto nei due post introduttivi sulla rubrica “Il tema del silenzio” qui e qui, oltre ad una maggiore conoscenza della scrittura degli amici poeti che ho citato e ad un’indagine ulteriore di cosa sia il silenzio, se un male o una risorsa, concludendone che dipende dalla prospettiva e dall’atteggiamento individuale che modula la prima, permettendo agli estremi la visione del silenzio come tacere che permette la riflessione e percezione di ciò che il rumore copre o nasconde, oppure all’opposto lo stato di silenzio come diverso modo di chiamare la sofferenza muta.
Torno quindi al commento del testo di Francesco Palmieri, la prima cosa che di esso ho notato è l’andamento piano, rassegnato e la poesia infatti appare malinconica, ma non cupa o drammatica, c’è l’immobilità e il silenzio tipici forse del momento dopo la tempesta, o di quello prima che si scateni la bufera, in ogni caso un’immobilità e un silenzio che sono pace, da godere finché durano.

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ph. Marek Waligora

Nella strofa finale il gesto di disegnare fiocchi di neve richiama il gioco dei bambini che sfruttando la condensa sui vetri delle finestre per contrasto di calore interno esterno, si divertono a scrivere e disegnare sull’opaco del vapore condensato, scoprendo il vetro trasparente e tracciando così dei segni: lettere o case o farfalle, i disegni sopravvivono il tempo che si forma sul vetro nuovo vapore. Questo gioco ha lo stesso fascino dello scrivere sulla sabbia, il fascino del transitorio, del voler comunicare, dell’artistico e del divertimento tutti insieme. E’ dunque una chiusa che alleggerisce ancora di più l’intero testo. Direi che stare così, in questo limbo di silenzio potrebbe anche essere gradevole, rispecchiare l’anima e il desiderio di quiete, immensa, pacificante, solidissima quiete.

Per il commento visivo ho interpellato Marek Waligora, creatore di immagini di fascino, nelle quali da trame antichizzate, sfumate o ricamate emergono figure misteriose o infinitesimali, animali, scenari onirici e surreali, quasi fossero forme e paesaggi osservati a distanza con un cannocchiale puntato sulla luna. Sognanti eppure magici come un fantastico mondo da Alice nel paese delle meraviglie dominato da filtri di colore, dalla maestria e sensibilità dell’autore.

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ph. Marek Waligora

Loredana Semantica

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Il tema del silenzio: Francesco Tontoli 5 – fotografia di Lex Lutther

23 mercoledì Nov 2016

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Fotografia, Francesco Tontoli, Lex Lutther, Loredana Semantica, POESIA, silenzio

Sole di maggio

Quanto sole ha questo sole stamattina
si è posata sulla terra la parola
luminosa si è schiantata provocando
putiferio sulle foglie e sopra i rami.

Ha scalzato quel silenzio che cammina
come un cieco nella notte, ha toccato
sulle corde dei suoi raggi quelle rose.

Ha baciato le sue donne, s’è infilato
proprio sotto alle lenzuola dove tutto
è addormentato, e ha sparato su un discorso
quasi quasi ci credevo alle sue scuse.

Ha gettato lo scompiglio tra le gambe
ha riaperto i pugni chiusi per trovarvi
molti sogni, ha cambiato alcune trame
di filmini poco onesti, desideri poco chiari.

Poi mi ha detto nell’orecchio illuminato
delle cose che terrò per tutto il giorno
riservate, non volendolo tradire.

(29/5/2015)

Francesco Tontoli

Una poesia luminosa questa di Francesco Tontoli, che spande parola per parola freschezza ben oltre quella singola parola che essa cita al suo secondo verso in enjambement con l’aggettivo luminosa al principio del verso seguente.

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Le immagini nel loro contenuto intrinseco di sostanza e forma. Recensione di Elio Ria a “Tre valli, uno sguardo” di Elio Scarciglia

21 venerdì Ott 2016

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Elio Ria, Elio Scarciglia, Terra d'ulivi, Tre valli, uno sguardo

Di solito siamo abituati a guardare in modo causale e non organizzato, sebbene ben volentieri ci soffermiamo a guardare le immagini che comportano violenza e brutalità. La frenesia della modernità elabora nell’uomo una molteplicità di sensazioni difficilmente gestibili. Non vi è l’abitudine ad osservare. Il tempo è considerato opprimente ed è vissuto come incessante ripetizione. La bellezza delle cose non intriga, non serve, fa perdere tempo all’occhio e alla mente. Immaginiamo di vedere un albero: in un secondo, l’occhio liquida l’immagine, archiviandola nell’oblio. Immaginiamo, invece, di osservare un albero: scorgiamo le foglie, i rami, il fusto, i frutti, i colori, il movimento del vento, le ombre. Ma al di là delle cose esteriori possiamo anche avere la consapevolezza di tutto ciò che non è visibile: le radici, ad esempio che si ramificano profonde ed entrano in contatto con altre realtà. Continua a leggere →

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Il tema del silenzio: Francesco Palmieri 5 – fotografia di Angelo Merante

19 mercoledì Ott 2016

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Angelo Merante, Fotografia, Francesco Palmieri, POESIA, silenzio

-5-

se ne stanno le parole
abbandonate
senza ramo
senza tronco
gusci d’ostrica
copie di niente
pareti bianche

se ne stanno
parole fossili
mostri ciechi d’abisso
ombre vaghe d’esilio
suoni senza fiato
farfalle morte in vetro

se in principio era il verbo
alla fine resta il silenzio.

Francesco Palmieri Continua a leggere →

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Il tema del silenzio: Deborah Mega 4 – fotografia di Daniela Alessi

12 mercoledì Ott 2016

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Daniela Alessi, Deborah Mega, Fotografia, POESIA, silenzio

#1

Da un pezzo ho superato
l’egocentrismo per occuparmi
di te. Potresti dimenticare
di vivere perfino di sognare
se solo non ci fossi.

Ti ho preso a cuore
senza interesse alcuno
che non sia il tuo bene
ma non viviamo insieme
sarebbe inconcludente.

E così in silenzio
senza ostentazione
quasi timidamente
chè questa è vera generosità
a distanza mi occupo di te.

L’oggetto d’affetto
più è irraggiungibile più è presente
ed è per questo
che sono in pensiero
se non sorridi.

Deborah Mega
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Il tema del silenzio: Francesco Tontoli 3 – fotografia di Samuele Romano

05 mercoledì Ott 2016

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Fotografia, Francesco Tontoli, POESIA, Samuele Romano, silenzio

Dammi il tuo silenzio
con due silenzi noi ci parleremo
tu nella tua stanza io nella mia
tu mentre rifai il letto
e aggiusti quelle pieghe che non ti tornano
io mentre mi fermo a pensare
che dovrei mettere ordine alle carte
proseguire le terapie
e tirare giù gli accordi di quel pezzo così bello.
Tu con quel silenzio spesso
io col mio silenzio stupido e rarefatto
in questa casa impastata di silenzio
con alle pareti quadri silenziosi e libri muti
con ritratti e foto dei nostri figli
che non parlano più con noi da anni
cresciuti e silenziosamente andati via.
E anche se parlano le cose intorno
Noi il nostro silenzio lo coltiviamo dentro
nella serra umida con quei fiori finti
così colorati e violenti che una vita non basta
a considerarli fiori come di sogni persi
ideali rimpianti diventati anch’essi taciturni.

 Francesco Tontoli  Continua a leggere →

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Il tema del silenzio: Deborah Mega 3 – fotografie di Carlo Piscopo

14 mercoledì Set 2016

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≈ 1 Commento

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Carlo Piscopo, Deborah Mega, Fotografia, Loredana Semantica, POESIA, silenzio

Il silenzio è il tempio d’oro
l’occhio che osserva
l’orecchio che ascolta
le parole muri di pietra
trafori di significati
trasmessi dalla quiete del tempo.
Sono scrigni le parole
rotolano saltellando
prive di confini
aprono infinità di sensi
al silenzio che le crea.

Deborah Mega

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Il tema del silenzio: Francesco Palmieri 2 – fotografie di Alessandro Tocco

27 mercoledì Lug 2016

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Alessandro Tocco, Fotografia, Francesco Palmieri, Loredana Semantica, POESIA, silenzio

-17-

ho perso le parole

ma più che le parole
il trillo
il sibilo
la scossa di cristalli appesi
e il canto, quando passava il vento

si è fatto un silenzio lungo
(la voce eco di stanze
come in una casa
alla fine del trasloco)

resta l’acqua a scorrere sui vetri
il rumorio del cielo
le ruote nelle pozze
il tonfo di metallo sul bordo di ringhiera

e neanche una parola
una
che sappia raccontare
le nuvole e la pioggia
la nostalgia dell’aria
lo strappo e la caduta
di chi viene a morire a terra.
Francesco Palmieri

tocco

foto di Alessandro Tocco

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Il tema del silenzio: Deborah Mega 2 – fotografie di Daniele Gozzi

20 mercoledì Lug 2016

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≈ 4 commenti

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Daniele Gozzi, Deborah Mega, Loredana Semantica, POESIA, silenzio

Ombre

Cambia la sostanza
conserva la forma
non resta forse uguale
la sua ombra?
 
Benedetta l’ombra
fiorita di presenze
ora madre che mi supera nei passi
ora figlia giunta in dote dal silenzio.
 
Ci spiano guardinghe
sorridono delle nostre espressioni dormienti
innocenti si tirano indietro
e perdono spessore pronte a contornar le cose.
 
E noi che siamo ombre colpevoli di istinti
il doppio dei filosofi per interposizione
non amiamo forse ombre schermate dalla luce
staccate dagli oggetti ma pronte a consolarli?
 
Deborah Mega
 

SILENZIO

foto di Daniele Gozzi

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Il tema del silenzio: Raffaella Terribile 2 – foto di Emanuele Dello Strologo

13 mercoledì Lug 2016

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Emanuele Dello Strologo, Fotografia, Loredana Semantica, POESIA, Raffaella Terribile, silenzio

La poesia che propongo oggi per il tema del silenzio è di Raffaella Terribile. Ho chiesto ad Emanuele Dello Strologo di poterla accompagnare con tre sue foto, e, col suo consenso, accosto tre scatti d’autore.

untitled Continua a leggere →

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Ludi Florales di Alessandro Bavari

08 venerdì Lug 2016

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Alessandro Bavari, arte, Deborah Mega, Fotografia, Loredana Semantica, ludi florales, Video

1058

Fiorire – è il fine –  chi passa un fiore
con uno sguardo distratto
stenterà a sospettare
le minime circostanze

coinvolte in quel luminoso fenomeno
costruito in modo così intricato
poi offerto come una farfalla
al mezzogiorno –

Colmare il bocciolo – combattere il verme –
ottenere quanta rugiada gli spetta –
regolare il calore – eludere il vento-
sfuggire all’ape ladruncola-

non deludere la natura grande
che l’attende proprio quel giorno –
essere un fiore, è profonda
responsabilità –

Emily Dickinson

Da girovaghi del web accade che si facciano incontri d’arte sorprendenti, dove talento e lavoro si fondono armonicamente restituendo grazia, stupore e spettacolo, in una sola parola: arte. Continua a leggere →

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Il tema del silenzio: Alessandra Fanti 2

06 mercoledì Lug 2016

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Alessandra Fanti, Loredana Semantica, POESIA, silenzio

Fatico l’andar via, così il silenzio

spazia un’eco solida e raschia dentro

d’attesa e mai, spavento e fuga.

Alessandra Fanti

astrazioni (2).jpg

Per questa settimana il tema del silenzio è affrontato con la poesia di Alessandra Fanti in premessa, accompagnata da una mia foto di astrazione metafisica e dal seguente commento. Continua a leggere →

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