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LIMINA MUNDI

~ Per l'alto mare aperto

LIMINA MUNDI

Archivi della categoria: Parole di donna

NERO DI PECE

03 domenica Giu 2018

Posted by alefanti in Parole di donna, Poesie, SINE LIMINE

≈ Commenti disabilitati su NERO DI PECE

La pece che sale
che incolla i piedi alla terra
percorre le gambe
circonda ginocchia
abbraccia le cosce
si abbiglia sui fianchi
si stringe alla vita
si inerpica al torace
cattura le braccia
raggiunge le spalle
si arrotola al collo come fosse una sciarpa
carezza vischiosa il mento e le guance
ti bacia le labbra
la pece dell’odio

che spezza il respiro
chiude gli occhi, li nega
assorbe la vita
la ruba, la toglie

meglio che boia
dentro la propria casa
sarò sconfitta vittima inerme
ma bianca, sia pure di ossa spolpate
dall’urgenza di strapparmi dal nero dell’odio

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Parole di donna 12: ANNE SEXTON

17 lunedì Lug 2017

Posted by Deborah Mega in Appunti letterari, LETTERATURA E POESIA, Parole di donna

≈ 1 Commento

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Anne Sexton, Deborah Mega, Words

Projection Lauren, by Cbanck

Be careful of words,
even the miraculous ones.
For the miraculous we do our best,
sometimes they swarm like insects
and leave not a sting but a kiss.
They can be as good as fingers.
They can be as trusty as the rock
you stick your bottom on.
But they can be both daisies and bruises.
Yet I am in love with words.
They are doves falling out of the ceiling.
They are six holy oranges sitting in my lap.
They are the trees, the legs of summer,
and the sun, its passionate face.
Yet often they fail me.
I have so much I want to say,
so many stories, images, proverbs, etc.
But the words aren’t good enough,
the wrong ones kiss me.
Sometimes I fly like an eagle
but with the wings of a wren.
But I try to take care
and be gentle to them.
Words and eggs must be handled with care.
Once broken they are impossible
things to repair.
Anne Sexton, Words, The Complete Poems

 

*

Siate attenti alle parole,
anche a quelle miracolose.
Per le miracolose facciamo del nostro meglio,
a volte sciamano come insetti
e non lasciano una puntura ma un bacio.
Possono essere buone come dita.
Possono essere affidabili come la roccia
su cui ci si siede.
Possono essere sia margherite che lividi.
Eppure sono innamorata delle parole.
Sono colombe che cadono dal tetto.
Sono sei arance sacre poggiate sul mio grembo.
Sono gli alberi, le gambe dell’estate,
e il sole, il suo volto appassionato.
Ma spesso mi deludono.
Troppe cose vorrei dire,
tante storie, immagini, proverbi, ecc.
Ma le parole non sono abbastanza buone,
mi baciano quelle sbagliate.
A volte volo come un’aquila
ma con le ali di un passero.
Provo ad averne cura
e ad essere gentile con loro.
Parole e uova devono essere maneggiate con cura.
Una volta rotte sono impossibili
da riparare.
Anne Sexton, Le parole, The Complete Poems, trad. di Deborah Mega

 

Verba volant scripta manent recita un’antica locuzione latina, come se le parole oltre a circolare e volare di bocca in bocca, possano perdersi una volta pronunciate. Esiste anche un’altra locuzione sullo stesso concetto derivata da una formula omerica ricorrente ben 124 volte tra Iliade e Odissea, ἔπεα πτερόεντα προσηύδα, diceva parole alate. In Words Anne Sexton ci invita a utilizzare le parole con cautela, con grande attenzione perché oltre al dono della leggerezza nel senso di trasmettere concetti liberamente e ovunque, esse rivestono una grande importanza.  Continua a leggere →

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Parole di donna 11: ANTONELLA ANEDDA

03 lunedì Lug 2017

Posted by Deborah Mega in Appunti letterari, LETTERATURA E POESIA, Parole di donna

≈ 1 Commento

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Antonella Anedda, Deborah Mega, In una stessa terra

by Abbas Kiarostami

 

Se ho scritto è per pensiero

perché ero in pensiero per la vita

per gli esseri felici

stretti nell’ombra della sera

per la sera che di colpo crollava sulle nuche.

Scrivevo per la pietà del buio

per ogni creatura che indietreggia

con la schiena premuta a una ringhiera

per l’attesa marina – senza grido – infinita.

 

Scrivi, dico a me stessa

e scrivo io per avanzare più sola nell’enigma

perché gli occhi mi allarmano

e mio è il silenzio dei passi, mia la luce deserta

– da brughiera –

sulla terra del viale.

 

Scrivi perché nulla è difeso e la parola bosco

trema più fragile del bosco, senza rami né uccelli

perché solo il coraggio può scavare

in alto la pazienza

fino a togliere peso

al peso nero del prato.

 

Antonella Anedda, In una stessa terra, da  Notti di pace occidentale, Donzelli, Roma 1999

 

Nonostante la consapevolezza dei limiti del linguaggio, Antonella Anedda scrive perché è in pensiero per la vita, per coloro che sono felici ma su cui incombono la caducità e la precarietà mentre già arriva la sera di ciascuno. Semplicemente, quasi umilmente, la poetessa innalza la sua preghiera laica spiegando che scrive perché ha pietà del buio e di tutti coloro che indietreggiano di fronte ad una difficoltà, che sono con le spalle al muro, appoggiati ad una ringhiera. Si scrive per avanzare nell’enigma, per tentare di comprendere il perché delle cose e degli eventi, perché niente e nessuno è difeso e protetto e anche le parole sono più fragili delle cose stesse, come la parola bosco quando è priva di uccelli e di rami. Solo il coraggio e la pazienza possono sostenerci. Continua a leggere →

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Parole di donna 10 : ADRIENNE RICH

19 lunedì Giu 2017

Posted by Deborah Mega in Appunti letterari, LETTERATURA E POESIA, Parole di donna

≈ Commenti disabilitati su Parole di donna 10 : ADRIENNE RICH

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Adrienne Rich, Deborah Mega, Notte bianca

Ragazza alla finestra, Salvador Dalì, 1925

 

Luce a una finestra. Una donna è sveglia
in quest’ora immobile.
Noi che lavoriamo così abbiamo lavorato spesso
in solitudine. Ho dovuto immaginarla
intenta a ricucirsi la pelle come io ricucio la mia
anche se
con un punto
diverso.

Alba dopo alba, questa mia vicina
si consuma come una candela
trascina il copriletto per la casa buia
fino al suo letto buio
la sua testa
piena di rune, sillabe, ritornelli
questa sognatrice precisa

sonnambula in cucina
come una falena bianca,
un elefante, una colpa.
Qualcuno ha tentato di tenerla
tranquilla sotto una coperta afgana
intessuta di lane color erba e sangue

ma si è levata. La sua lampada
lambisce i vetri gelati
e si scioglie nell’alba.
Non la fermeranno mai
quelli che dormono il sonno di pietra del passato,
il sonno dei drogati.
In un attimo di cristallo, io lampeggio
un occhio attraverso il freddo
un aprirsi di luce fra noi
nel suo occhio che incide il buio
– questo è tutto. L’alba è la prova, l’agonia
ma dovevamo contemplarla:
Dopo di che potremo forse dormire, sorella mia,
mentre le fiamme si alzano sempre più alte, possiamo
dormire.

Adrienne Rich, Notte bianca

Il testo di oggi è stato scritto nel 1974 da Adrienne Rich, poetessa, saggista, insegnante americana contemporanea, scomparsa  nel 2012. Nota per le sue posizioni femministe e radicali, ha al suo attivo una quindicina di volumi di poesie pubblicati in cinquant’anni di lavoro e di studio. Laureatasi al Radcliffe College, vinse il premio Yale Series of Younger Poets per i poeti emergenti, grazie al quale potè pubblicare il suo primo libro, la cui introduzione fu scritta dalla Auden. Solo con il terzo libro la Rich è stata riconosciuta come una delle scrittrici americane più importanti, sia per la sua voce poetica che per i temi femministi spesso trattati. Continua a leggere →

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Parole di donna 8 : MARAM AL MASRI

22 lunedì Mag 2017

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA E POESIA, Parole di donna

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Deborah Mega, Lui ha due donne, Maram Al Masri

 

Lui ha due donne:
una che dorme nel suo letto
e una che dorme nel letto dei suoi sogni.
Lui ha due donne che lo amano:
una che invecchia al suo fianco
e una che gli offrì la giovinezza
per poi occultarsi.

Lui ha due donne:
una nel cuore della sua casa
e una nella casa del suo cuore.

MARAM AL MASRI

Maram Al Masri è una poetessa siriana vivente. Nata a Lattakia, è vissuta lì fino a vent’anni, ha studiato a Damasco e a Londra, si è sposata giovanissima e, con il coniuge, è stata costretta a fuggire a Parigi perché oppositrice del regime di Assad. Dopo la fine del suo matrimonio il marito è ritornato in Siria portando con sé il figlio che lei non ha rivisto per i successivi tredici anni. Maram ha esordito a Damasco negli anni Ottanta con Ti minaccio con una colomba bianca; poi, dopo un lungo periodo di silenzio, ha pubblicato le sillogi Ciliegia rossa su piastrelle bianche e Ti guardo, mentre al 2011 risale la sua raccolta Anime scalze. “Le ho viste tutte passare in strada / anime scalze, / che si guardano dietro, / temendo di essere seguite / dai piedi della tempesta, / ladre di luna / attraversano, / camuffate da donne normali. / Nessuno le può riconoscere / tranne quelle / che somigliano a loro”, scrive Maram. Continua a leggere →

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Parole di donna 7 : ANTONIA POZZI

08 lunedì Mag 2017

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA E POESIA, Parole di donna

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Antonia Pozzi, Canto della mia nudità, Deborah Mega

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L’amore rubato…muore… di Rosa Colacoci

 

Guardami: sono nuda. Dall’inquieto

languore della mia capigliatura

alla tensione snella del mio piede,

io sono tutta una magrezza acerba

inguainata in un color avorio.

Guarda: pallida è la carne mia.

Si direbbe che il sangue non vi scorra.

Rosso non ne traspare. Solo un languido

palpito azzurrino sfuma in mezzo al petto.

Vedi come incavato ho il ventre. Incerta

è la curva dei fianchi, ma i ginocchi

e le caviglie e tutte le giunture,

ho scarne e salde come un puro sangue.

Oggi, m’inarco nuda, nel nitore

del bagno bianco e m’inarcherò nuda

domani sopra un letto, se qualcuno

mi prenderà. E un giorno nuda, sola,

stesa supina sotto troppa terra,

starò, quando la morte avrà chiamato.

 

Antonia Pozzi, Canto della mia nudità, 1929

 

In questa carrellata di rose di poesia non poteva mancare l’intensa lirica di oggi, scritta da Antonia Pozzi nel 1929, per accompagnare la quale ho scelto uno scatto artistico molto adeguato e gentilmente concesso, L’amore rubato…muore… della talentuosa fotografa tarantina Rosa Colacoci. Continua a leggere →

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Parole di donna 6 : VIVIAN LAMARQUE

10 lunedì Apr 2017

Posted by Deborah Mega in Appunti letterari, LETTERATURA E POESIA, Parole di donna

≈ Commenti disabilitati su Parole di donna 6 : VIVIAN LAMARQUE

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Deborah Mega, Poesia illegittima, Teresino, Vivian Lamarque

 

Quella sera che ho fatto l’amore
mentale con te
non sono stata prudente
dopo un po’ mi si è gonfiata la mente
sappi che due notti fa
con dolorose doglie
mi è nata una poesia illegittimamente
porterà solo il mio nome
ma ha la tua aria straniera ti somiglia
mentre non sospetti niente di niente
sappi che ti è nata una figlia.

Vivian Lamarque

da Teresino, Società di Poesia & Guanda, Milano, 1981

La scelta di oggi è caduta su un testo breve e ironico di Vivian Lamarque, ad una prima lettura divertente e piacevolissimo, tratto da Teresino, la raccolta del 1981 con cui vinse il Premio Viareggio Opera Prima. Il componimento sembra apparentemente semplice, lineare, di immediata comprensione, tanto che Giovanni Raboni, vero scopritore della Lamarque, disse che “C’è da restare a bocca aperta davanti alla misteriosa semplicità, all’eleganza impalpabile e tuttavia quasi feroce ” delle sue poesie. In effetti la poesia nasce dal cuore e dalla mente, un po’ come avviene per l’embrione, viene poi elaborata e messa per iscritto dunque se vogliamo “partorita”. Continua a leggere →

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Parole di donna 5 : ALDA MERINI

27 lunedì Mar 2017

Posted by Deborah Mega in Appunti letterari, LETTERATURA E POESIA, Parole di donna

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Alda Merini, Deborah Mega, I poeti lavorano di notte, Testamento

 

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

Alda Merini

La poesia che ho scelto, a mio avviso, è una delle più belle e significative della poetessa dei Navigli. E’ tratta da Testamento, raccolta edita da Crocetti nel 1988, nella cui prefazione Giovanni Raboni parlò dei versi della Merini come di “crepe istantanee e terrificanti, bagliori di un altro mondo”. Rappresenta quasi un manifesto poetico, in essa infatti si mette in evidenza il ruolo del poeta : egli lavora di notte perché l’atmosfera notturna è misteriosa, silenziosa, affascinante, foriera di ispirazione. Si tratta in effetti di un momento proficuo e favorevole alla scrittura perché tace il rumore della folla, il tempo sembra sospeso, tutto tace, la razionalità dello scrittore viene per un attimo messa da parte ed emerge l’interiorità del poeta. Continua a leggere →

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Parole di donna 4 : CHANDRA LIVIA CANDIANI

13 lunedì Mar 2017

Posted by Deborah Mega in Appunti letterari, LETTERATURA E POESIA, Parole di donna

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Chandra Livia Candiani, Deborah Mega, La bambina pugile ovvero La precisione dell’amore

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(foto dal web)

Certe mattine
al risveglio
c’è una bambina pugile
nello specchio,
i segni della lotta
sotto gli occhi
e agli angoli della bocca,
la ferocia della ferita
nello sguardo.
Ha lottato tutta la notte
con la notte,
un peso piuma
e un trasparente gigante
un macigno scagliato
verso l’alto
e un filo d’erba impassibile
che lo aspetta
a pugni alzati:
come sono soli gli adulti.

Chandra Livia Candiani, in “La bambina pugile ovvero La precisione dell’amore”, Ed. Einaudi

Per questo nuovo appuntamento con Parole di donna ho scelto un testo di un’autrice contemporanea vivente, Chandra Livia Candiani. Da quando l’ho letta per la prima volta mi ci sono ritrovata molto perché particolarmente ricca di suggestioni condivisibili. A chi non capita di ritrovarsi al risveglio di fronte allo specchio e di dare un’occhiata sfuggente al proprio volto? Potremmo avere delle sorprese non da poco. Il riflesso rivela i segni della lotta, quella che conduciamo ogni giorno e che non ci abbandona neanche durante il sonno. Ci ritroviamo così ad alzarci poco riposati, a riprendere la routine quotidiana con lo sguardo feroce pronto ad una nuova battaglia. Occhi e bocca più di tutto rivelano il nostro stato d’animo, la fatica, la durezza di certe mattine.

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Parole di donna 3 : AMELIA ROSSELLI

27 lunedì Feb 2017

Posted by Deborah Mega in Appunti letterari, LETTERATURA E POESIA, Parole di donna

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Amelia Rosselli, Deborah Mega, Fluisce tra me e te nel subacqueo un chiarore

 

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Fluisce tra me e te nel subacqueo un chiarore
che deforma, un chiarore che deforma ogni passata
esperienza e la distorce in un fraseggiare mobile,
distorto, inesperto, espertissimo linguaggio
dell’adolescenza! Difficilissima lingua del povero!
rovente muro del solitario! strappanti intenti
cannibaleschi, oh la serie delle divisioni fuori
del tempo. Dissipa tu se tu vuoi questa debole
vita che non si lagna. Che ci resta. Dissipa
tu il pudore della mia verginità; dissipa tu
la resa del corpo al nemico. Dissipa tu la mia effige,
dissipa il remo che batte sul ramo in disparte.
Dissipa tu se tu vuoi questa dissipata vita dissipa
tu le mie cangianti ragioni, dissipa il numero
troppo elevato di richieste che m’agonizzano:
dissipa l’orrore, sposta l’orrore al bene. Dissipa
tu se tu vuoi questa debole vita che si lagna,
ma io non ti trovo e non so dissiparmi. Dissipa
tu, se tu puoi, se tu sai, se ne hai il tempo
e la voglia, se è il caso, se è possibile, se
non debolmente ti lagni, questa mia vita che
non si lagna. Dissipa tu la montagna che m’impedisce
di vederti o di avanzare; nulla si può dissipare
che già non sia sfiaccato. Dissipa tu se tu
vuoi questa mia debole vita che s’incanta ad
ogni passaggio di debole bellezza; dissipa tu
se tu vuoi questo mio incantarsi, – dissipa tu
se tu vuoi la mia eterna ricerca del bello e
del buono e dei parassiti. Dissipa tu se tu puoi
la mia fanciullaggine; dissipa tu se tu vuoi,
o puoi, il mio incanto di te, che non è finito:
il mio sogno di te che tu devi per forza assecondare,
per diminuire. Dissipa se tu puoi la forza che
mi congiunge a te: dissipa l’orrore che mi ritorna
a te. Lascia che l’ardore si faccia misericordia,
lascia che il coraggio si smonti in minuscole
parti, lascia l’inverno stirarsi importante nelle
sue celle, lascia la primavera portare via il
seme dell’indolenza, lascia l’estate bruciare
violenta e incauta; lascia l’inverno tornare
disfatto e squillante, lascia tutto – ritorna
a me; lascia l’inverno riposare sul suo letto
di fiume secco; lascia tutto, e ritorna alla
notte delicata delle mie mani. Lascia il sapore
della gloria ad altri, lascia l’uragano sfogarsi.
Lascia l’innocenza e ritorna al buio, lascia
l’incontro e ritorna alla luce. Lascia le maniglie
che coprono il sacramento, lascia il ritardo
che rovina il pomeriggio. Lascia, ritorna, paga,
disfa la luce, disfa la notte e l’incontro, lascia
nidi di speranze, e ritorna al buio, lascia credere
che la luce sia un eterno paragone.

Amelia Rosselli

(da La libellula. Panegirico della libertà)

Un testo importante e corposo quello che ho scelto di commentare per il terzo appuntamento con Parole di donna. Amelia Rosselli, una delle personalità più significative della poesia del Novecento, racconta l’indicibile che fluisce come un chiarore tra i membri di una ipotetica coppia. All’uomo che si ama viene detto in modo incalzante di disperdere la propria vita, definita debole, priva perfino della facoltà di lamentarsi. L’invito è rivolto anche, sempre se l’uomo lo voglia e ne abbia il tempo, a disperdere il pudore, l’effige, le ragioni cangianti, le richieste eccessive, l’orrore, tutto quanto c’è di buono e di negativo nella propria condizione e a dissipare gli ostacoli che le impediscono di vederlo. La poetessa rivela la sua caratteristica di incantarsi ad ogni passaggio di debole bellezza, di ricercare eternamente il bello e il buono ma anche i parassiti, evidente in questo passaggio l’ironia sottesa. La Rosselli invita a disperdere la propria fanciullaggine, il legame che li congiunge, l’incanto, il proprio innamoramento che dev’essere assecondato per diminuire. Lascia, gli dice, che l’ardore si faccia misericordia, forse nel senso di pietà umana, di generosità. L’invito è anche a dimenticare e lasciar perdere le stagioni con i loro effetti sugli animi umani, il sapore della gloria e a tornare alla  notte delicata delle sue mani e alla luce. Continua a leggere →

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Parole di donna 2 : MARIANGELA GUALTIERI

13 lunedì Feb 2017

Posted by Deborah Mega in Appunti letterari, LETTERATURA E POESIA, Parole di donna

≈ Commenti disabilitati su Parole di donna 2 : MARIANGELA GUALTIERI

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Deborah Mega, Mariangela Gualtieri, Sii dolce con me. Sii gentile.

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Sii dolce con me. Sii gentile.
E’ breve il tempo che resta. Poi
saremo scie luminosissime.
E quanta nostalgia avremo
dell’umano. Come ora ne
abbiamo dell’infinità.
Ma non avremo le mani. Non potremo
fare carezze con le mani.
E nemmeno guance da sfiorare
leggere.
Una nostalgia d’imperfetto
ci gonfierà i fotoni lucenti.
Sii dolce con me.
Maneggiami con cura.
Abbi la cautela dei cristalli
con me e anche con te.
Quello che siamo
è prezioso più dell’opera blindata nei sotterranei
e affettivo e fragile. La vita ha bisogno
di un corpo per essere e tu sii dolce
con ogni corpo. Tocca leggermente
leggermente poggia il tuo piede
e abbi cura
di ogni meccanismo di volo
di ogni guizzo e volteggio
e maturazione e radice
e scorrere d’acqua e scatto
e becchettio e schiudersi o
svanire di foglie
fino al fenomeno
della fioritura,
fino al pezzo di carne sulla tavola
che è corpo mangiabile
per il mio ardore d’essere qui.
Ringraziamo. Ogni tanto.
Sia placido questo nostro esserci –
questo essere corpi scelti
per l’incastro dei compagni
d’amore.

MARIANGELA GUALTIERI, da Bestia di gioia, “Mio vero”

Il tempo dei compagni d’amore è un tempo finito, che dura poco. E’ breve il tempo che resta, scrive Gualtieri, dunque va vissuto appieno, con serenità, dolcezza e gentilezza. Non dobbiamo aver fretta né strafare per ansia di vivere o di concludere il nostro percorso. Dopo saremo scie luminose, fotoni lucenti e avremo una grande nostalgia di tornare umani nonostante da umani, si sia imperfetti, eppure dopo, in un’altra dimensione, avremo “nostalgia d’imperfetto”. Non potremo infatti sfiorarci, accarezzarci, perché non avremo l’organo deputato a farlo, le nostre mani.

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Parole di donna 1 : SYLVIA PLATH

30 lunedì Gen 2017

Posted by Deborah Mega in Appunti letterari, LETTERATURA E POESIA, Parole di donna

≈ 2 commenti

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Deborah Mega, I am vertical, Sylvia Plath

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I am vertical

But I would rather be horizontal.

I am not a tree with my root in the soil

sucking up minerals and motherly love

so that each March I may gleam into leaf,

nor am I the beauty of a garden bed

attracting my share of Ahs and spectacularly painted,

unknowing I must soon unpetal.

Compared with me, a tree is immortal

and a flower-head not tall, but more startling,

and I want the one’s longevity and the other’s daring.

 

Tonight, in the infinitesimal light of the stars,

the trees and flowers have been strewing their cool odors.

i walk among them, but none of them are noticing.

sometimes I think that when I am sleeping

I must most perfectly resemble them–

thoughts gone dim.

It is more natural to me, lying down.

then the sky and I are in open conversation,

and I shall be useful when I lie down finally:

then the trees may touch me for once,

and the flowers have time for me.

 

Sylvia Plath

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Parole di donna_Intro

23 lunedì Gen 2017

Posted by Deborah Mega in Appunti letterari, LETTERATURA E POESIA, Parole di donna

≈ Commenti disabilitati su Parole di donna_Intro

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Rita Levi Montalcini, scrittura femminile, Sylvia Plath

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Projection Lauren, by cbanck

Parole di donna é l’altra rubrica che vorrei curare per LIMINA MUNDI. Negli ultimi tempi é aumentata incredibilmente l’attenzione nei confronti della scrittura femminile, simbolo di un’identità sessuale differente e di un differente immaginario. La scrittura femminile, forse più di quella maschile, appare costruita sulla ricerca della verità, é frutto di una riflessione, di un ripiegamento su se stesse. Rappresenta inoltre per la donna l’identificazione e la conferma di sé come individuo e come genere. In secoli di storia della letteratura infatti, la donna è sempre stata raccontata dall’uomo come se la sua voce potesse farsi intendere solo attraverso la parola maschile: da sempre oggetto dell’ispirazione raramente è stata soggetto del processo creativo. Continua a leggere →

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Il blog LIMINA MUNDI è stato fondato da Loredana Semantica e Deborah Mega il 21 marzo 2016. Limina mundi svolge un’opera di promozione e diffusione culturale, letteraria e artistica con spirito di liberalità. Con spirito altrettanto liberale è possibile contribuire alle spese di gestione con donazioni:
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