Davide Cortese (ph. Rino Bianchi) Rome February 16, 2020. Davide Cortese, native of Lipari, poet, photographed in Rome in the church of Sant’Agata de ‘Goti/Davide Cortese, nativo di Lipari, poeta, fotografato a Roma nella chiesa di Sant’Agata de’ Goti.
La partecipazione alla rubrica “La poesia prende voce” è aperta. Occorre inviare all’indirizzo liminamundi@gmail.com una foto, una lettura audio in formato mp3 o wav e i riferimenti editoriali del libro edito da cui è tratta la poesia.
POETI DI OGGI
Lucianna Argentino (ph. Mel Carrara)
Poesia di Lucianna Argentino da “In canto a te” (Samuele editore, 2019), legge la stessa autrice
poesia di Isabella Bignozzi, Supernova, è tratta da Le stelle sopra Rabbah, per Transeuropa nel 2021, ed è accompagnata dal sottofondo Musicale Gnossienne No.1 di Erik Satie, legge la stessa autrice
Maria Grazia Galatà con Mario Luzi
poesia di Maria Grazia Galatà Da” Quintessenza “, Marco Saya Edizioni 2018, legge la stessa autrice
Elia Belcufinè
poesia di Elia Belcufinè da “La rosa rosa”, RPlibri 2020, legge lo stesso autore
Annalisa Rodeghiero
poesia di Annalisa Rodeghiero, da “A oriente di qualsiasi origine”, Arcipelago Itaca edizioni 2021, legge la stessa autrice
di Daniela Pericone, “Hanno detto” dalla raccolta “La dimora insonne”, Moretti&Vitali, 2020, legge la stessa autrice
Emilia Barbato
di Emilia Barbato da “Primo piano increspato”, Ed. Stampa, 2009, legge la stessa autrice
Annamaria Ferramosca
di Annamaria Ferramosca “Parla un continente intorno a noi” dalla raccolta “Per segni accesi”, Giuliano Ladolfi Editore, 2021, legge la stessa autrice,
“Ho sognato un naufragio” da “La ballata di Rudi” di Elio Pagliarani
Legge Francesco Palmieri
Fra Avanguardia e Sperimentalismo.
Poesia didascalica e narrativa La Ballata di Rudi di Elio Pagliarani e la Terra desolata di Eliot hanno dato l’occasione ai critici per interrogarsi sul ruolo dell’epica nella poesia contemporanea (1).
La Ballata di Rudi, è un testo complesso che attesta, come l’autore stesso asserisce in un’intervista a Romano Luperini, tutti gli aspetti della sua ricerca, delineata nel saggio del 1957. Mira a rappresentare, coi suoi peculiari strumenti linguistici (struttura che alterna e sovrappone i ritmi della poesia e quelli della narrazione), la complessità della vita stessa e la disillusione per un’Italia in rovina, una vera e propria storia dell’Italia dal Secondo Dopoguerra in poi. Ma il messaggio finale della ventisettesima sezione contiene un refrain, elemento unificante di tutta l’opera, evidenziata da una sorta di ottimismo che implica la resistenza di una volontà comunicativa: “Ma dobbiamo continuare come se non avesse senso pensare che s’appassisca il mare”.
Ricorre quest’anno il centenario del poema La terra desolata (The Waste Land) di Thomas Stearns Eliot (1888-1965), composto nel 1921. Poema complesso, rivisto da Pound su esplicita richiesta dell’autore, con un linguaggio ispirato esplicitamente a Dante (famosa è la descrizione di Londra che echeggia il clima dei gironi e delle bolge) scritto dopo i disastri della Prima guerra mondiale, una delle opere più alte della letteratura del Novecento. Descrive la desolazione dell’uomo, della natura, del mondo abbandonati da Dio “Riuscirò alla fine a mettere in sesto le mie terre? …Con questi frammenti io ho puntellato le mie rovine” e con questi versi sospesi tra pessimismo e speranza si chiude definitivamente il poema. Lo sperimentalismo di Pagliarani ha avuto come punti di riferimento la linea lombarda e le tradizioni europee, soprattutto quella anglosassone ma tutta la sua opera (3), come sostiene il comparatista Dionýz Ďurišin andrebbe inserita nella letteratura mondiale. Infatti si evidenziano affinità e legami stilistici e ideologici con artisti appartenenti a un’aerea geopoetica storicamente e letterariamente affine come Thomas Stearns Eliot.
L’accostamento fra la Ballata di Rudi di Elio Pagliarani e la Terra desolata di Eliot offre a Giuseppe Carrara l’occasione per interrogarsi sul ruolo dell’epica nella poesia contemporanea (2). Uno dei leitmotiv della Waste Land di T.S. Eliot è quello dell’acqua, connesso a una galassia semantica e tematica di degradazione, aridità e morte, atmosfera crepuscolare, a tratti funebre, caratterizzata dalla capacità di contaminare la tradizione letteraria con l’uso della lingua parlata e dei dialetti, in un gioco combinatorio di eccezionale livello. Anche Pagliarani contamina termini tecnici stranieri, espressioni del parlato con prestiti letterari e soluzioni auliche con una singolare capacità di riproduzione e di imitazione o mimesi di alcuni livelli della comunicazione linguistica odierna e riporta a nuova vita il concetto di letteratura, che diventa così arma di opposizione al sistema e strumento di coscienza critica. “Ho già detto altre volte di credere ad una funzione sociale della letteratura, funzione che non esaurisce, beninteso la letteratura, ma che è verificabile oggettivamente a prescindere da ogni intenzionalità. (Da un intervento di Pagliarani al convegno di Palermo del 1965 organizzato dal Gruppo 63).
Ho sognato un naufragio c’era un uomo con me che mi chiamava nel mare senza barca. Senza barca? In motoscafo? No, con i piedi nell’acqua come dice il Vangelo, chiamava per salvarmi, io naufragavo naufragavo nell’erba, erano alghe flora marina che non riconosco? Nella faccia sembrava mio marito ma le spalle aveva delle spalle che, Luigi, io naufragavo non ricordo perché ma naufragavo in mare calmo in burrasca sì in tempesta e calmo e cambiava onda ogni volta che sentivo battermi i polsi e mi sentivo il ventre pesantissimo di pietra e andavo sotto e non avevo voce, solo dentro di me sentivo l’urlo che facevo e l’uomo che chiamava. Io non credo nei sogni, tu ci credi?
DA LA TERRA DESOLATA DI T.S. ELIOT
Se vi fosse acqua E niente roccia
Se vi fosse roccia E anche acqua E acqua Una sorgente Una pozza fra la roccia Se soltanto vi fosse suono d’acqua Non la cicala E l’erba secca che canta Ma suono d’acqua sopra una roccia Dove il tordo eremita canta in mezzo ai pini Drip drop drip drop drop drop drop Ma non c’è acqua
Chi è il terzo che sempre ti cammina accanto? Se conto, siamo soltanto tu ed io insieme Ma quando guardo innanzi a me lungo la strada bianca C’è sempre un altro che ti cammina accanto Che scivola ravvolto in un ammanto bruno, incappucciato Io non so se sia un uomo o una donna
Leggono le poesie di Bartolo Cattafi nell’ordine: Maria Grazia Galatà, Deborah Mega, Maria Allo, Loredana Semantica.
IL POETA
Bartolo Cattafi, nato a Barcellona Pozzo di Gotto (Me) il 6 luglio del 1922, morto a Milano il 13 marzo 1979, è poeta italiano. Ricorre quest’anno il centenario dalla sua nascita. Il poeta, stimato da Giovanni Raboni, del quale era amico, era in contatto con la cerchia dei poeti milanesi: Giovanni Giudici, Luciano Erba, Vittorio Sereni. Bartolo Cattafi, laureato in giurisprudenza, ha lavorato come pubblicista, è autore di svariate raccolte di poesia – i titoli nell’elenco sottostante – pubblicate principalmente da Mondadori e Scheiwiller, Il poeta “ha patito l’esclusione dalle più autorevoli antologie della poesia italiana del Novecento (Sanguineti e Mengaldo); è finito in una dimenticanza pressoché generale. Sino a che, da qualche anno l’attenzione che merita sembra finalmente rinascere, il suo nome spuntare più di frequente nelle pagine di pubblicazioni di vario genere o sulla bocca dei lettori.” Dal sito “Le parole e le cose”
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