
Eduardo, Titina e Peppino De Filippo, in uno scatto del 1925.
Nel Novecento il napoletano Eduardo De Filippo compie un’azione di riforma della tradizione teatrale simile a quella realizzata due secoli prima da Carlo Goldoni. Come nel Settecento l’autore veneziano aveva rinnovato la Commedia dell’Arte ormai ripetitiva trasformando le maschere e approfondendo la psicologia dei personaggi, allo stesso modo De Filippo rivoluziona il repertorio della commedia napoletana di fine Ottocento. Mentre Goldoni si dedicava esclusivamente alla scrittura dei copioni, Eduardo è autore e interprete, dotato di ottime capacità di scrittura, talento nell’interpretazione, conoscenza della regia e dell’organizzazione delle scene.
Autore prolifico, compone ben cinquantacinque commedie, divenute nel corso degli anni e delle rappresentazioni, classici del teatro novecentesco italiano e internazionale, grazie anche all’utilizzo della televisione che ne ha permesso la diffusione presso un pubblico di massa, anche quello non abituato alle sale teatrali. Eduardo lavora anche nel cinema con gli stessi ruoli ricoperti nell’attività teatrale. Per i suoi meriti artistici e culturali, nel 1981, è nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini e gli vengono conferite due lauree honoris causa in Lettere dall’Università di Birmingham nel 1977 e dall’Università degli Studi di Roma La “Sapienza” nel 1980. Eduardo De Filippo nasce a Napoli nel 1900, figlio, come i suoi fratelli Titina e Peppino, della sarta teatrale Luisa De Filippo e dell’attore e commediografo Eduardo Scarpetta, già coniugato con una zia di Luisa, da cui aveva avuto altri figli. Cresce nell’ambiente teatrale napoletano insieme ai fratelli: a soli quattro anni è condotto per la prima volta su un palcoscenico, portato in braccio da un attore della compagnia di Scarpetta in occasione di una rappresentazione dell’operetta La Geisha. Nel 1912 Eduardo e Peppino vengono mandati a studiare al Collegio Chierchia; rientrato a casa, Eduardo parte per Roma dove è ospite di una zia mentre è alla ricerca dell’indipendenza economica e di qualche lavoretto nell’ambiente cinematografico. Tornato a Napoli si cimenta nelle sue prime prove d’attore e in una di queste occasioni conosce Totò, che sarebbe diventato suo grande amico. Nel 1914 Eduardo entra stabilmente nella compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta, raggiungendo così la sorella Titina; tre anni dopo, con l’ingresso nella compagnia di Peppino, i tre fratelli si ritrovano a recitare insieme. Nel 1918, Eduardo viene chiamato alle armi e poi richiamato nel 1920 per completare il servizio militare nei Bersaglieri dove è incaricato di organizzare piccole rappresentazioni per i soldati. La sua prima commedia è Farmacia di turno, atto unico dal finale tragico rappresentato dalla compagnia di Vincenzo Scarpetta, che in quegli anni metteva in scena le commedie del padre e spettacoli di rivista riscuotendo un buon successo di critica e di pubblico. Dal fratello Vincenzo, Eduardo eredita quel rigore che lo caratterizzerà per tutta la vita sul lavoro e nei rapporti con gli altri. Nel 1922 scrive Ho fatto il guaio? Riparerò! che prenderà il titolo di Uomo e galantuomo, una delle rappresentazioni più comiche del repertorio eduardiano in cui l’autore introduce il tema della pazzia e del tradimento, così come in Ditegli sempre di sì, rappresentata dalla compagnia di Scarpetta nel 1927. Eduardo tenta un esperimento “in proprio”, mettendo su una cooperativa d’attori senza produttore né finanziatore diretti, per la quale chiama i fratelli Peppino e Titina a recitare con l’amico Galdieri: nasce così la Compagnia Galdieri-De Filippo, di cui Eduardo è il direttore e che debutta con successo al Fiorentini di Napoli con lo spettacolo La rivista… che non piacerà. In quel periodo Eduardo conosce Dorothy Pennington, un’americana di cui si innamora e che, nonostante l’avversione della famiglia di lei, sposa a Roma nel 1928. Eduardo e Peppino mettono in scena lo spettacolo comico Prova generale. Tre modi di far ridere, lavoro in tre atti, rappresentato al Fiorentini. Numerose saranno negli anni a venire, le volte in cui Eduardo si firmerà, come autore teatrale con vari pseudonimi. I tre fratelli vengono chiamati dall’impresario della Compagnia Molinari, appena privatasi dell’apporto di Totò, a costituire una ditta autonoma nella compagnia stessa, la Ribalta Gaia. Finalmente, nel 1931, il sogno dei tre fratelli di recitare insieme in una compagnia tutta loro diventa realtà. Eduardo fonda la compagnia del Teatro Umoristico “I De Filippo”, che debutta con successo a Roma e prosegue con recite a Milano e Napoli. Il successo della commedia forse più nota di Eduardo, Natale in casa Cupiello, portata in scena per la prima volta al Teatro Kursaal di Napoli, il 25 dicembre 1931, è tale che la durata del contratto viene prolungata sino al 21 maggio 1932. Eduardo inizia a sentire il bisogno di operare il decisivo salto di qualità per iniziare a recitare nei più prestigiosi teatri italiani. Fu decisivo l’incontro casuale con Luigi Pirandello, del quale porta in scena alcune opere tradotte in dialetto napoletano, ricordiamo la grande interpretazione dell’opera Il berretto a sonagli nei panni di Ciampa, la messa in scena di Liolà e la scrittura della commedia L’abito nuovo. Questa esperienza mette in crisi il sodalizio con Peppino, che è dotato di una più accentuata vocazione comica e accresce il desiderio di Eduardo di trovare nuovi strumenti espressivi. Le opere scritte nell’immediato dopoguerra concretizzano questa ricerca: si tratta di capolavori come Napoli milionaria! (1945). Questi fantasmi (1946) e Filumena Marturano (1946), nei quali l’autore affronta temi diversi quali le condizioni della plebe napoletana, l’adulterio e i rapporti familiari, tra inganni e ipocrisie. Nel 1944 Eduardo recita per l’ultima volta, al teatro Diana di Napoli, accanto a Peppino, con il quale ha un importante diverbio, quindi fonda la nuova compagnia teatrale “Il Teatro di Eduardo”. Nel 1948 egli acquista il semidistrutto Teatro San Ferdinando di Napoli, investendo tutti i suoi guadagni nella ricostruzione di un antico teatro ricco di storia, che fu inaugurato nel 1954 con l’opera Palummella zompa e vola. Adotta il parlato popolare, conferendo al napoletano la dignità di lingua ufficiale. L’azione e l’opera di Eduardo De Filippo sono state decisive affinché il “teatro dialettale”, precedentemente giudicato di second’ordine dai critici, fosse considerato un “teatro d’arte”. Tra le opere più significative di questo periodo ricordiamo Sabato, domenica e lunedì (1959) scritto per l’attrice Pupella Maggio nei panni della protagonista. Del 1973 è Gli esami non finiscono mai, commedia allestita con successo per la prima volta a Roma grazie a cui Eduardo vinse il “premio Pirandello” per il teatro. A partire dal 1932 Eduardo aveva lavorato anche per il cinema sia come attore che come regista (Tre uomini in frack di Mario Bonnard (1932), In campagna è caduta una stella (1940), Napoli milionaria! Dopo la regia di Spara forte, più forte… non capisco! del 1966, Eduardo abbandona il cinema per dedicarsi alla TV, per la quale ripropone le sue commedie e, nel 1984, l’anno della sua morte, interpreta il vecchio maestro nello sceneggiato Cuore, diretto da Luigi Comencini e tratto dal libro di Edmondo De Amicis. La vita privata di Eduardo, frenetica nel periodo pre-bellico, trova invece serenità negli anni della vecchiaia, nonostante i gravi lutti familiari, della figlia Luisella, di Thea Prandi (da cui si era separato) e della sorella Titina. Il teatro non è solo occasione di intrattenimento o di evasione ma, come già in Goldoni, diventa lo strumento più idoneo a osservare i comportamenti umani. Dietro l’umorismo delle commedie di De Filippo esiste sempre la denuncia di una classe sociale, di una condizione esistenziale, di un’umanità sofferente o malata. La lingua è sempre diretta e viva, sia che si tratti del veneziano o del napoletano, sia che si tratti di dialetto o di lingua italiana diviene linguaggio universale attraverso il quale trasmettere valori condivisi e sempre attuali.
Deborah Mega