“Sai che significa essere bruciati” di Angelo Maria Ripellino, video e voce di Loredana Semantica
“Le trombe hanno bisogno di mani” di Angelo Maria Ripellino, video e voce di Loredana Semantica
“Un lupo nero addenta la luce” di Angelo Maria Ripellino, video e voce di Loredana Semantica
Angelo Maria Ripellino, nato a Palermo il 4/12/1923, è stato slavista, poeta, giornalista, docente universitario, traduttore, critico, saggista. Già a soli diciannove anni conosceva russo, polacco, olandese e rumeno, manifestando giovanissimo quell’interesse per l’ambiente e la cultura mitteleuropea che diverrà il filo conduttore della sua vita. Studiò all’Università di Roma e frequentò le esclusive lezione di Ettore Lo Gatto, slavista, scegliendo a sua volta questa professione. Già in quel periodo si manifestarono i primi segni della tubercolosi che condussero il poeta dapprima al sanatorio di Dobřiš, vicino Praga e, successivamente a subire un intervento di pneumectomia. Visse a Praga negli anni tra il 1946 e 1947 per specializzarsi in lingua e letteratura ceca. A Praga conobbe e frequentò artisti, poeti, intellettuali tra i quali Vladimir Holan, diventandone amico. Sempre in quegli anni a Praga conobbe la studentessa Ela Hlochová con la quale torna in Italia e che diverrà sua moglie. Angelo Maria Ripellino ha insegnato come docente all’Università di Bologna e a quella di Roma, dove nel 1961 rileva la cattedra di Ettore Lo Gatto. Ha collaborato con numerose riviste specialistiche e con la casa editrice Einaudi, sia come consulente editoriale che, successivamente, curando con passione una rubrica di critica teatrale fino alla sua morte avvenuta a Roma il 21/4/1978. Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesie, diversi libri sono postumi “curati da una cerchia ristretta di studiosi che per anni si sono prodigati nel cercare di diffondere l’ opera di Ripellino” https://blog.maremagnum.com/la-magia-dellanima-angelo-maria-ripellino/
Non un giorno ma adesso, 1960
La fortezza d’Alvernia e altre poesie,1967
Notizie dal diluvio Torino, 1969
Sinfonietta, 1972
Lo splendido violino verde, 1976
Autunnale barocco, 1977
Scontraffatte chimere, 1987
Poesie. Dalle raccolte e dagli inediti, 1990
Poesie prime e ultime, 2006
Notizie dal diluvio. Sinfonietta. Lo splendido violino verde, 2007
Video virale è l’espressione con la quale si definisce un video che, immesso nel web, in poco tempo viene visualizzato da un numero elevato di persone.
Di recente questa sorte è toccata a un video “motivazionale” girato da dipendenti della Banca Intesa San Paolo, capitanati dalla direttrice di una filiale in provincia di Mantova: Katia Ghirardi. A comprova qualche altro video che gira in rete che interpreta diversamente la “motivazionalità”
Il video si avvia con una breve presentazione della protagonista del video, della “squadra” di lavoro e del lavoro svolto nella filiale, prevede anche un breve intervento di ogni impiegato che pronuncia una o due parole e si chiude con una canzoncina cantata dalla stessa Ghirardi a mo’ di slogan “ io ci metto la faccia, ci metto la testa, ci metto il cuore” e l’inquadratura di una torta a forma di cuore, preparata per l’occasione.
Come ho detto sopra, pare si tratti di un video di partecipazione a un contest interno della banca tra video promozionali girati dagli stessi dipendenti, insomma una “festa in famiglia” che avrebbe dovuto restare privata, oppure, se anche resa pubblica, sostanzialmente ignorata, e, invece ha avuto uno sviluppo sorprendente. Si potrebbe persino ipotizzare una strategia pubblicitaria geniale, studiata a tavolino, se non fosse che il video ha troppo il sapore di spontaneità, per quanto non di improvvisazione, anzi, si comprende che c’è una sorta di “sceneggiatura” ed anche di “regia”, da video delle feste di compleanno tuttavia, nulla di professionale. E’ piuttosto simpatica la Ghilardi, sicuramente motivata e decisa, un po’ meno i collaboratori che sembrano vagamente imbarazzati.
Questo video mi ha fatto tornare in mente la vicenda di quello girato a Siracusa nel 2014, in occasione della visita dell’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi, dove alunni delle scuole cantavano una canzoncina di benvenuto e omaggio al Presidente, diretti dagli insegnanti. Anche lì tante critiche a livello provinciale e oltre, passate, giustamente, nel dimenticatoio.
Cosa c’è di “sbagliato” in questi video? Perché diventano virali? Oggetto di battute ironiche, critiche anche feroci da parte del cyberbulli. La risposta è che sono ingenui. Questo è il loro grande difetto: l’eccesso di ingenuità. L’ingenuità non è un sentimento ammissibile in questi tempi smagati. Affidarsi, credere profondamente in qualcosa, entusiasmarsi con dedizione può anche accadere, ma ciò che non bisogna mai fare è dichiararlo pubblicamente con sentimento. Occorre calarsi piuttosto nei clichè per i quali: il datore di lavoro si deve odiare, il Presidente del Consiglio denigrare, la prof. è stronza, i genitori rompono e via discorrendo e soprattutto non manifestare pubblicamente fiducia grata nel “superiore” , come se fosse un eroe, un salvatore, il proprio benefattore. Al più ciò si può fare per l’attore o il cantante famoso. Per loro anche gridolini acuti di emozione ed urla di entusiasmo, svenevolezze varie. Questo non è tempo di canzoncine da “viva viva il direttore” che marcatamente inscenano un atto di omaggio all’autorità, al potere. Questi sono tempi in cui il potere si lusinga diversamente in modo sotteraneo non appariscente, strisciando singolarmente, per ottenerne la benevolenza; ancora meglio, se si ha “merce” di contraccambio, scambiandosi favori. Oserei dire che non è cosa solo di questi tempi. E’ veramente ingenuo credere di potere conquistare qualcosa del potere mettendo in scena senza veli la propria dedizione. Fiducia, dedizione, autenticità sono da mostrare con moderazione, niente picchi di asservimento a rischio di scadere nel patetico. La grande colpa di questo video è mostrare un entusiasmo eccessivo, senza misura, tanto da giungere a far pensare che contenga un fondo di ironia e autoironia. Che poi converrete, già metterci la faccia è tanto, ma anche la testa (soprattutto la testa è molto grave) è esagerare. Nel video si esagera ancora di più, giungendo al sentimentale e mettendoci pure il cuore. Amare il proprio lavoro. Davvero un’enorme colpa. Una colpa grave.
I video che commentano, fanno la parodia o analizzano la vicenda fanno pena ben più del video che vorrebbero commentare. Ne ho visti solo un paio, non ne riporto nessuno e non perdete tempo a guardarli, cercano soltanto di sfruttare la vicenda per ottenere visualizzazioni, inscenando cose di nessun interesse, stile imitazione de “le iene” che già “ienizzano” abbastanza il mondo, senza che occorrano ulteriori scadenti amplificazioni.
L’intervento dei bulli del web è l’aspetto meno gradevole della vicenda. I commenti che accompagnano il video vanno da quelli bonari, spiritosi, ironici dietro ai quali ci sono semplici spettatori curiosi o persone che cavalcano l’onda per un briciolo di visibilità, ai commenti peggiori, aggressivi, offensivi. Analizzare il fenomeno, anche per questi aspetti richiede di far ricorso a sentimenti umani negativi, come invidia, emulazione, odio. Un video che diventa virale si potrebbe definire un video di successo, quanti preparano video per conquistare visualizzazioni, alle quali in certi ambiti sono anche legate forme di compenso che gratificano i migliori. Il video virale balza all’attenzione di moltissimi, riscuotendo proprio quel “successo” che alcuni agognano,. Questo già è sufficiente a scatenare invidia. C’è inoltre che nel web la faccia è nascosta e ciò favorisce l’emersione delle deviazioni: si pensa di poter aggredire verbalmente una persona restando sostanzialmente impuniti. C’è che esiste come piaga il frustrato vendicativo, il portatore di odio. Esistono gruppi di portatori di odio che operano con meccanismi da “branco”, portando in giro per la rete il loro carico di bassezza. Avere un obiettivo su cui scaricarla è una ghiotta occasione, a cui si correla un fenomeno di imitazione e contagio, virale anche quello, nel senso più proprio del termine perché maggiormente si avvicina alla malattia, all’infezione: menti infette che brulicano cattiveria. Questo possibile aspetto negativo della vicenda è stato recentemente messo in luce da Selvaggia Lucarelli. Una donna che balza improvvisamente all’attenzione di tanti, in un successo sgradevole, fastidioso, a volte insostenibile per le persone non avvezze e che diventano inoltre oggetto di aggressione mediatica.
Per concludere, io, al posto di Intesa San Paolo, un pensierino a cavalcare l’onda lo farei, tipo girare uno spot da diffondere sulle reti nazionali, magari proprio lo stesso, proprio con la Ghirardi e gli altri, ma coi controfiocchi, cioè massimamente professionalizzato e galvanizzante. A lei una remunerazione che compensa (in fondo il contest l’ha vinto lei), ai cyberbulli lo scorno, alla Banca l’anima della pubblicità.
Non so se abbiate avuto modo di vedere gli spot del buondì motta che da qualche settimana sono trasmessi in televisione. Confezionati all’insegna del politically incorrect gli spot sono diventati virali anche nel web. Creati dalla Saatchi & Saatchi Italia, il cui direttore artistico è Alessandro Orlandi, si muovono sul terreno del colpire oltre che fulminare. Fulminare la protagonista e colpire lo spettatore.
Il primo effetto è in sé nella storiella ironico-noir narrata nello spot. Il secondo effetto lo riporto pari pari a come si è svolto nella cucina di casa mia, qualche settimana fa, alla prima visione dello spot.
Lei “Caro, hai visto il nuovo spot del buondì motta?”
lui “No, perché?”
lei “Eh tu guardalo …”
Trenta minuti dopo la pubblicità si ripresenta a interrompere puntuale una qualche forse interessante trasmissione.
Lei “Caro, vieni vieni che la ritrasmettono, guardala!”
Dalla televisione esce la vocina petulante di bambina pretenziosa, capricciosa e saccente nel suo linguaggio finto-ricercato da pubblicità televisiva tradizionale: “Mamma, mamma, vorrei una colazione leggera ma decisamente invitante, che possa coniugare la mia voglia di leggerezza e golosità”
Risponde serafica la mamma, sistemando fiori nei vasi: “Non esiste una colazione così, cara. Possa un asteroide colpirmi, se esiste”
Non ha nemmeno finito di pronunciare la frase che un asteroide sbadabam fshiufff tum la colpisce, facendola svanire presumibilmente schiacciata al suolo
Immagine del buondì motta in sovrapposizione. Sullo sfondo scie di asteroidi in rotta di collisione con altre mamme.
Lei “L’hai vista?”
lui “Cose da pazzi”
lei “Ma l’hai vista la bambina? Che insopportabile! Almeno l’asteroide l”avesse colpita”
lui “Invece uccide la mamma, sicuramente ci sarà un vespaio di proteste”
lei “Vedrai che la ritireranno dalla programmazione”.
Questo l’antefatto domestico.
Dopo di ciò l’ondata di post in facebook e discussioni, critiche e polemiche.
Vi propongo la serie dei tre video virali degli spot dei buondì, perché la creatività pubblicitaria mi ha sempre affascinato, almeno al pari del fastidio che è sapere la pubblicità un elemento di condizionamento che sfrutta le debolezze umane
Al primo spot ne sono seguiti altri due che sono prosecuzioni narrative con varianti di protagonista: papà e postino. A commento degli spot due brevi considerazioni da due diverse angolazioni.
da spettatori adulti: oltre al sorriso che poi, riflettendo appena un attimo, ingenera la pubblicità stessa per l’inventiva, non si puo` disconoscere che essa ha fatto centro, inducendo a parlare del prodotto e imprimendolo nella memoria dei potenziali acquirenti.
da spettatori bambini: il compatimento per lo sconvolgimento di immaginare la mamma spiaccicata al suolo. È sicuro tuttavia il balzo in avanti sulla strada della consapevolezza. La visione del filmato è l’occasione – spero – di impartire subito la spiegazione della differenza tra il falso della televisione e il vero della vita. So già che qualche bambino non si farà convinto.
Qui l’intervista ai creatori dello spot.
Al momento non si conoscono gli effetti sull’incremento vendite.
Venerdì scorso abbiamo proposto il video LUDI FLORALES di Alessandro Bavari con un nostro commento. Nel prendere contatti con l’autore per il consenso alla pubblicazione gli abbiamo proposto di rispondere ad alcune domande per capire come nasce l’idea, come si realizza un video di questo tipo, l’impulso che lo spinge al suo lavoro, per conoscerlo meglio e magari per tentare inutilmente di carpire i segreti del suo talento. Qui di seguito l’intervista ad Alessandro Bavari al quale con l’occasione esprimiamo i complimenti per la recente selezione del suo video LUDI FLORALES all’Odense international film festival.
Alessandro Bavari
Come è nata l’idea di realizzare questo video? E perché questo titolo omaggio alla cultura latina?Continua a leggere →
Fiorire – è il fine – chi passa un fiore con uno sguardo distratto stenterà a sospettare le minime circostanze
coinvolte in quel luminoso fenomeno costruito in modo così intricato poi offerto come una farfalla al mezzogiorno –
Colmare il bocciolo – combattere il verme – ottenere quanta rugiada gli spetta – regolare il calore – eludere il vento- sfuggire all’ape ladruncola-
non deludere la natura grande che l’attende proprio quel giorno – essere un fiore, è profonda responsabilità –
Emily Dickinson
Da girovaghi del web accade che si facciano incontri d’arte sorprendenti, dove talento e lavoro si fondono armonicamente restituendo grazia, stupore e spettacolo, in una sola parola: arte. Continua a leggere →
,Avevo scritto il testo in corsivo più sotto per i bambini siriani coinvolti in una guerra che segnerà inevitabilmente l’intera loro esistenza o ha già causato la loro morte.
L’avevo scritto qualche giorno fa prima dei recenti attentati in Iran a sud di Bagdad e in Pakistan a Lahore. In entrambi un kamikaze si è fatto esplodere seminando il suo carico di terrore, distruzione, dolore. Gli attentati hanno avuto come obiettivo momenti di vita di serenità e festa: a Bagdad la premiazione di un torneo di calcio, a Lahore un parco dove molte famiglie si erano riunite a festeggiare la Pasqua. Continua a leggere →
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