
Con il testo di oggi riprende l’ordinaria programmazione di LIMINA MUNDI.
Finita è la notte e la luna
si scioglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali.
È così vivo settembre in questa terra
di pianura, i prati sono verdi
come nelle valli del sud a primavera.
Ho lasciato i compagni,
ho nascosto il cuore dentro le vecchie mura,
per restare solo a ricordarti.
Come sei più lontana della luna,
ora che sale il giorno
e sulle pietre batte il piede dei cavalli!
SALVATORE QUASIMODO, Ed è subito sera, Poesie, 1942
L’incipit di Ora che sale il giorno descrive il tramonto della luna, in particolare l’attimo prima dell’alba quando la notte sembra sciogliersi nella luce che avanza.
Nella seconda strofa il poeta descrive le verdi pianure della Lombardia, vive come le vallate del Sud in primavera. Settembre diventa canto di nostalgia e solitudine. Il poeta manifesta i suoi sentimenti di esule che vive lontano dalla propria terra e dagli affetti più cari. Il paesaggio si fa simbolo del suo stato d’animo; egli ha abbandonato i compagni per rifugiarsi nella propria solitudine in cui poter rievocare, senza alcuna interferenza, l’immagine della donna amata, più lontana e irraggiungibile della luna stessa, descritta all’inizio della lirica, condannata a svanire, come un sogno, quando sorge l’alba sulle pianure erbose. Lo scalpiccio duro degli zoccoli dei cavalli sulle pietre del selciato segna il rumore sgradevole del risveglio che costringe ad abbandonare l’incanto del sogno. Lo scarto tra sogno e realtà emerge in tutta la sua drammaticità: persino la nostalgia sembra appartenere alla dimensione onirica, che si scontra con l’esistenza fatta di impegni, doveri e concretezza.