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LIMINA MUNDI

Archivi tag: Demian

Incipit 20: Demian

12 lunedì Mar 2018

Posted by Deborah Mega in Appunti letterari, Incipit, LETTERATURA

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Deborah Mega, Demian, Hermann Hesse

Demian_Erstausgabe

Eppure, non volevo tentar di vivere

se non ciò che spontaneamente

voleva erompere da me.

Perché? Era tanto mai difficile?

 

Per raccontare la mia storia devo incominciare dal lontano inizio. Se mi fosse possibile, dovrei risalire molto più addietro, fino ai primissimi anni della mia infanzia, e più oltre ancora nelle lontananze della mia origine. Quando scrivono romanzi, gli scrittori fanno come fossero Dio e potessero abbracciare con lo sguardo e comprendere la storia di un uomo e riprodurla quasi Dio la narrasse a se stesso, sempre essenziale e senza veli. Io non ne sono capace, come non ne sono capaci gli scrittori. La mia storia però ha per me più importanza di quanto non ne abbia per altri scrittori la loro; è infatti la mia vita, è la storia di un uomo non inventato e possibile, non ideale o in qualche modo non esistente, ma di un uomo vero, unico, vivente. Certo che cosa sia un uomo realmente vivo si sa oggi meno che mai, e perciò si ammazzano gli uomini in grandi quantità, mentre ognuno di essi è un tentativo prezioso e unico della natura. Se non fossimo qualcosa in più di uomini unici, se si potesse veramente togliere di mezzo ognuno di noi con una pallottola, non ci sarebbe ragione di raccontare storie. Ogni uomo però non è soltanto lui stesso; è anche il punto unico, particolarissimo, in ogni caso importante, curioso, dove i fenomeni del mondo s’incrociano una volta sola, senza ripetizione. Perciò la storia di ogni uomo è importante, eterna, divina, perciò ogni uomo fintanto che vive in qualche modo e adempie il volere della natura è meraviglioso e degno di attenzione. In ognuno lo spirito ha preso forma, in ognuno soffre il creato, in ognuno si crocifigge un Redentore. Oggi pochi sanno che cosa sia l’uomo. Molti lo sentono e perciò muoiono con maggior facilità, come io morirò più facilmente quando avrò finito di scrivere questa storia. Non posso dire di essere un sapiente. Fui un cercatore e ancora lo sono, ma non cerco più negli astri e nei libri: incomincio a udire gli insegnamenti che fervono nel mio sangue. La mia storia non è amena, non è dolce e armoniosa come le storie inventate, sa di stoltezza e confusione, di follia e sogno, come la vita di tutti gli uomini che non intendono più mentire a se stessi. La vita di ogni uomo è una via verso se stesso, il tentativo di una via, l’accenno di un sentiero. Nessun uomo è mai stato interamente lui stesso, eppure ognuno cerca di diventarlo, chi sordamente, chi luminosamente, secondo le possibilità. Ognuno reca con sè, sino alla fine, residui della propria nascita, umori e gusci d’uovo d’un mondo primordiale. Certuni non diventano mai uomini, rimangono rane, lucertole, formiche. Taluno è uomo sopra e pesce sotto, ma ognuno è una rincorsa della natura verso l’uomo. Tutti noi abbiamo in comune le origini, le madri, tutti veniamo dallo stesso abisso; ma ognuno, tentativo e rincorsa dalle profondità, tende alla propria meta. Possiamo comprenderci l’un l’altro, ma ognuno può interpretare soltanto se stesso.

[…]

Hermann Hesse, Demian, Fisher, 1919

Demian – Storia della giovinezza di Emil Sinclair, è un romanzo di formazione scritto in pochi mesi da Hermann Hesse durante la prima guerra mondiale e pubblicato per la prima volta nel 1919 presso l’editore Fischer, sotto lo pseudonimo di “Emil Sinclair”. È la storia di un uomo combattuto tra due mondi, quello retto, “chiaro e giusto” e quello proibito e cattivo, problematica che esercitava grande impressione sui giovani reduci della guerra. Probabilmente il nome di Sinclair è stato suggerito allo scrittore da un Eduard von Sinclair, amico e benefattore di Friedrich  Hölderlin. Il romanzo dovette piacere molto anche a Thomas Mann che lo definì un piccolo capolavoro e che per qualche tempo credette all’esistenza di un Sinclair, uno scrittore giovane e malato che risiedeva in Svizzera. L’opera di Hesse fu il risultato di una profonda crisi interiore vissuta dall’autore, sono presenti infatti echi autobiografici della propria adolescenza tormentata, che affermò di aver compreso razionalmente solo vent’anni dopo, grazie a quest’opera. Appaiono anche frequenti citazioni e richiami biblici, riflesso dell’educazione cristiana ricevuta durante l’infanzia. Sono presenti anche gli influssi culturali del tempo, come la filosofia di Friedrich Nietzsche e la psicologia analitica di Carl Gustav Jung nonché il tema tipicamente hessiano della polarità, che si ritroverà in molti lavori successivi. Durante gli anni vissuti a Berna, Hesse potè approfondire anche lo studio delle opere di Freud e la conoscenza della teoria degli istinti, dell’inconscio, dell’interpretazione dei sogni. Nel romanzo i fatti sono descritti in prima persona: Emil Sinclair narra la propria  evoluzione spirituale attraverso gli anni della crescita. Sin dall’inizio Emil  è diviso tra due opposte visioni della vita: la luce e il bene da un lato, l’oscurità e il male dall’altro. Il primo gli proviene dalla famiglia; il secondo è invece quello “proibito”, che Emil, suo malgrado, trova emozionante e attraente. Egli vorrebbe condurre una vita esemplare sul modello dei genitori, ma la sua inclinazione lo conduce sempre più verso la perdizione. Diviene così  succube di Franz Kromer, un ragazzo malvagio e prepotente, dal quale subisce ripetuti episodi di bullismo, violenza ed estorsione. Il giovane Emil arriva a rubare soldi a casa non osando confessare la verità ai propri familiari. Diventa sempre più introverso e scontroso e pare quasi attendere la distruzione del mondo, unica possibilità di salvezza. Si rivela provvidenziale però l’arrivo di un nuovo compagno di scuola, Max Demian, che lo libera dalla dipendenza negativa di Kromer. All’inizio, il nuovo ragazzo suscita l’interesse di molti tra i coetanei, dando l’impressione di essere molto intelligente e maturo per la sua età. Durante una passeggiata Max racconta a Emil la propria interpretazione della leggenda biblica di Caino e Abele: il marchio impresso sulla fronte del fratricida, non era il segno della sua colpevolezza ma simbolo di superiorità e di forza. Quando Max scopre che Emil soffre a causa di Franz, contribuisce a risolvergli il problema ma Emil si ritira nella ritrovata serenità della sua fanciullezza, perdendolo di vista. Qualche anno dopo, tra i partecipanti alle lezioni del catechismo, ritrova Demian, a cui si avvicina nuovamente, perché a lui affine. Egli influenza sempre più Emil con le sue opinioni filosofiche e le sue critiche ad alcuni concetti religiosi e simbologie bibliche, tanto che Emil comincia a rendersi conto che  Dio è rappresentato come “buono” solo a metà, mentre l’altra metà viene attribuita al demonio. Il giovane ripensa così al conflitto insanabile tra due mondi paralleli presenti in ciascun essere umano, si tratta dunque di un problema riguardante l’intera umanità. Max gli spiega che anche i pensieri della metà oscura devono essere realizzati: ogni individuo deve decidere da solo  ciò che è giusto e ciò che è proibito per lui in ogni momento, perchè le stesse convenzioni sociali cambiano e si modificano nel corso del tempo. Dopo l’estate Emil si separa dal suo ambiente e da Demian, per proseguire gli studi in collegio. Dopo più di un anno vissuto in maniera solitaria e ritirata, compiuti i sedici anni, diventa un assiduo frequentatore di taverne e, mentre si vede scivolare sempre più verso il mondo oscuro, avverte l’urgenza di un amore. I genitori, che si son recati da lui a fargli visita, quasi non lo riconoscono tanto appare scontroso e indisciplinato. Il suo conflitto interiore comincia a risolversi quando incontra una donna e se ne innamora. La chiama Beatrice, come la Portinari amata da Dante Alighieri.  Prova perfino a dipingere dei ritratti della sua amata in cui però riconosce la fisionomia di Demian. In un momento d’ispirazione disegna un uccello che sembra uscire da un gigantesco uovo e lo spedisce al vecchio amico. Poco dopo, durante una lezione, Emil trova all’interno d’un libro un piccolo pezzo di carta con incise alcune parole vergate da Max che fanno riferimento all’uccello che lotta per uscire dal suo guscio cioè dal suo mondo in direzione della divinità Abraxas, che appunto unisce in sé sia il divino che il diabolico. A questo punto Emil conosce un organista di nome Pistorius, cultore di mitologie e religioni antiche in cui trova un confidente e una guida, nel quale si può ravvisare lo psicanalista del sanatorio dove Hesse fu ricoverato per un esaurimento nervoso e successivamente conosce un giovane di nome Knauer.  Una sera, Emil, trascinato da una profonda forza interiore, si reca alla periferia della città immersa nella neve, e dopo aver riconosciuto il nuovo amico Knauer, riesce a farlo desistere dal suicidio. Capisce così che la cosa più importante è che le persone individuino il  cammino da percorrere, assegnatogli dal destino  e lo perseguano senza fermarsi. In procinto di intraprendere l’università, e superati ormai i diciotto anni, Emil incontra Max Demian; dopo una visita alla madre di Demian, la signora Eva, con stupore riconosce in lei l’oggetto d’amore delle sue fantasie. La donna diventa per il giovane il suo punto di riferimento ed egli comincia a frequentare assiduamente la sua casa e suo figlio Max. I tre formano sempre più una specie di ristretta comunità in cui vige una costante armonia. Allo scoppio della guerra tra la Germania e la Russia, i due amici però si vedono costretti a partire. L’ultima volta che Emil incontra Max è in un ospedale militare, dove si trova ricoverato in quanto gravemente ferito dallo scoppio di una granata. Si salutano e Max gli dice che, se non dovesse mai più rivederlo, lo ritroverà dentro se stesso. Durante la stesura dell’opera Hesse si trovava in conflitto con la prima moglie, aveva da poco perso il padre e si era dovuto rifugiare in Svizzera dalla Germania a causa della guerra. Per tutto il 1917 svolse presso il dottor Lang, allievo di Carl Gustav Jung, una novantina di sedute per potersi riprendere dal brutto stato in cui versava. Tutto il romanzo invita i giovani a ripercorrere il cammino dell’interiorità alla ricerca della verità nascosta tra le pieghe dell’inconscio. È  imperniato sul raggiungimento del sé attraverso cinque tappe fondamentali: conoscenza dell’ombra, parte nascosta dell’Io che lotta per emergere (Franz Kromer), conoscenza della guida che può essere considerato il deimon del ragazzo(Max Demian), conoscenza dell’anima, proiezione dell’amore interno (Beatrice), conoscenza dell’inconscio collettivo ricorrente nei popoli antichi e nelle religioni (Pistorius), conoscenza della grande madre (Eva). Il Demian è anche un inno all’amicizia, come appare chiaro dai rapporti tra Sinclair e Demian o tra Sinclair e Pistorius. Quando uscì nel 1919 Demian coinvolse profondamente il pubblico giovanile, fortemente scosso e disorientato dall’esperienza della prima guerra mondiale. Il successo del libro fu enorme, Hesse utilizzò uno pseudonimo forse per il desiderio di rivelare un mondo nuovo, diverso da quello delle poesie e dei racconti precedenti. L’entusiasmo dei giovani era dovuto alla convinzione che lo scrittore fosse uno di loro, tanto era spontanea la narrazione, fresco e vivace lo stile. Allo scrittore fu perfino commissionato un premio letterario, dedicato all’opera prima di un autore emergente, il premio Fontane, che Hesse, ormai quarantenne, volle restituire. Soltanto la nona edizione uscì con il nome di Hermann Hesse.

Deborah Mega

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