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LIMINA MUNDI

~ Per l'alto mare aperto

LIMINA MUNDI

Archivi tag: Giuseppe Di Matteo

Nota critica per “Meridionale / Frammenti di un mondo alla rovescia” di Giuseppe Di Matteo, 4 Punte Edizioni, 2022

28 lunedì Mar 2022

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Recensioni

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Giuseppe Di Matteo, Meridionale / Frammenti di un mondo alla rovescia

 

Come riporta il sottotitolo della raccolta, è una poesia per frammenti quella che Di Matteo ci offre in questa silloge dedicata al Meridione, arricchita dai disegni di Mario Pugliese e pubblicata da 4 Punte Edizioni. Difficile dire dove finisca il Settentrione e cominci il Meridione; difficile in primo luogo perché non esistono, a mio avviso, due blocchi nettamente distinti e, in secondo luogo, perchè ogni area ha un proprio Nord e un proprio Sud che, generalmente, rappresentano realtà contrapposte. Stile di vita e mentalità sono completamente differenti; a questa percezione si aggiunge il peso degli stereotipi, uno è sinonimo di progresso ed efficienza, l’altro di arretratezza e inefficienza; al dinamismo e all’intraprendenza settentrionale spesso si contrappone la lentezza meridionale. Il nostro modo di pensare è condizionato anche dalle rappresentazioni della letteratura e, talvolta, della cronaca giornalistica. L’autore attua un’analisi impietosa della vita, del tempo storico, della società. Descrive le difficoltà di integrazione per chiunque si sia allontanato dalla sua terra e che fanno sentire tutti migranti in esilio, “Cadono le foglie / e le parole prima ancora. / Si sta come soldati in terra straniera”, il mare, che si può ritrovare perfino negli occhi dei meridionali, Dei tuoi occhi marini / la mia carne s’imbeve / prima della fuga dal mondo”. Di Matteo ritrae il Sud nella sua oggettività, gli uomini sono quelli di ieri e di oggi, dolenti, rassegnati, quasi immobili, vestiti di terra rossa, lavoratori instancabili e operosi come formiche dignitose, “Nel sonno della calce /  grida in silenzio la dignità delle formiche /  che un tempo eravamo”, il paesaggio, in cui l’ulivo si mostra inchinato “alla gravità dei suoi anni”. Il nuovo meridionale ha la pelle nera e così Di Matteo introduce un tema tristemente attuale nel Meridione degli ultimi anni, quello del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori irregolari. L’autore intende tradurre percezioni e mutazioni di un animo sensibile con invidiabile essenzialità lirica, attraverso frammenti di primitiva purezza, intrisi di grande forza di suggestione, ecco che il Meridione diventa porto sepolto, sole di pietra, casa d’ argilla e di cicale, infinita memoria, mare senza occhi, estate perenne come la rassegnazione. Resta prevalente il motivo autobiografico in cui la parola nasce impregnata di lirismo, frutto di un processo di sofferta meditazione espressiva; Di Matteo, però, non resta chiuso nella sua solitudine ma prova ad uscirne per porsi in contatto con il mondo. Certamente i frammenti, scanditi da un ritmo scarno ed essenziale, recano il dono dell’immediatezza, attenuano la drammaticità, le oppressioni, le ingiustizie secolari e diventano lamento elegiaco. È possibile identificare subito i temi di questa poesia: amore autentico per il Meridione, per i suoi colori luminosi, per i suoi elementi simbolo come ulivi e muretti a secco, la partenza resa necessaria e dolorosa, l’assenza, la lontananza dalla propria casa e dai propri affetti, l’amore e poi il mare, elemento primordiale sempre presente e ricorrente (40 occorrenze).  Quando si è lontani perfino il pane sa di sale, Di Matteo riprende la citazione dantesca “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e com’è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”, predizione che l’avo Cacciaguida fece a Dante annunciandogli l’esilio futuro e scrive “Andiamo via / col segno nel cuore / di un pane che sa di sale / e lacrime di mare”. Quando si ritorna, per poco, si colgono con amarezza, i cambiamenti irreversibili di persone e cose, “Ogni ritorno,  mamma, / dei tuoi capelli / è più grigio”. Attraverso un processo di interiorizzazione, la realtà subisce un processo di destoricizzazione, che annulla le dimensioni temporali (passato, presente, futuro), per far posto al sentimento del tempo. La realtà viene ridotta a simbolo attraverso la frequente comparazione, che permette il confronto tra due termini allineati. Il mitico Meridione dell’infanzia, recuperato dalla memoria, è descritto con pochi tratti epigrammatici; è un Sud sospeso in un’atmosfera di meditazione che oscilla tra realtà e sogno, tra speranza e disinganno. Non ha più colore né spessore, le cose care di un tempo sono diventate scarnite, ridotte all’osso, quasi incolori. La delusione per le speranze irrealizzate e perdute, il rimpianto per il tempo perduto e trascorso lontano dalla propria terra, la consapevolezza dello scorrere del tempo, la fugacità di tutte le cose umane spinge il poeta a una meditazione sconsolata, espressa con la brevità di una sentenza. La poesia di Di Matteo non conosce l’ansia del riscatto nè presenta fremiti di ribellione, esprime però un senso di solidarietà, per il destino di dolore e fatica a cui ogni uomo è condannato.

© Deborah Mega

 

 

Cadono le foglie

e le parole prima ancora.

Si sta come soldati in terra straniera.

 

 

Dei tuoi occhi marini

la mia carne s’imbeve

prima della fuga dal mondo.

 

 

Nel sonno della calce

grida in silenzio

la dignità delle formiche

che un tempo eravamo.

 

 

Abbiate pazienza

e il tempo vi ripagherà

con il sorriso delle pietre.

 

 

Ha la pelle nera

il Meridionale di quest’era.

Un alito di sale

le mani orfane di mezzo pane.

 

Dopo l’ultimo orizzonte

scruta senza fine

la riva più lontana del nostro cuore.

 

 

L’uomo del Sud

è condannato ad amare nell’assenza

il sentimento eterno di ciò che gli appartiene.

 

 

Migrante solitario

in quest’Italia

che spegne le luci dell’amore cristiano.

 

 

Solitudine di moltitudini.

E poi l’amore

dei tuoi occhi marini.

 

 

Un sussurro di tramontana

nel brusio delle nonne argentate.

Piantate come sassi continuano la Tradizione.

 

 

Cos’è il Nord?

Forse un’impronta di mare

su queste cime ineguali.

 

 

Resta al Sud, a contemplare

nel lutto di una fuga mai nata

la grazia più cara dell’imperfezione.

 

 

Zona rossa, casa mia

ma per tanti di noi è un esilio già nato

da un futuro negato.

 

 

Partire, tornare, restare.

Ma il vero amore

è appartenere.

 

 

Testi tratti da Meridionale / Frammenti di un mondo alla rovescia di Giuseppe Di Matteo, 4 Punte Edizioni, 2022. Disegni di Mario Pugliese.

 

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