
Promemoria
Prima che il letto, prima che la lama
prima che il taglio, che l’inciso del periodo,
prima che l’anfratto della carne e le parole,
prima che l’accapo sul primo rigo, prima
di trafugare le rovine e il verso spezzi,
cada prima, molto prima.
Incudine e martello
Nessuno ti dirà dell’intenzione
del vincolo assetato ormai reciso,
delle muffe su muffe soggiacendo
al sopire incantato il desiderio.
Nessuno parlerà di alcuna stretta
nelle alcove accorate al sentimento
che dal cappio all’esempio buono taccia
la propria malagrazia estrema e vera.
Incudine e martello non si parlano,
si scontrano soltanto per il ferro
fintanto incandescenza muore quando
il duttile metallo fuma l’acqua.
E tu sai che sei come quell’istante
irrimediabilmente ormai piegato.
Carne abrasa
La carne abrasa
ai labbri detterebbe cose assurde.
Non si ravvede scambio,
la poetica degli ormoni
sgocciola su tela e trama all’istante.
Non c’è altro al divenire, niente forma.
Là fuori solo dentro
le cose sono come sono.
Elusioni di una madre
Volermi nel fondo del ventre
da dire
non sei che una madre nel mentre
che pendono labbra al fiorire
di rose incarnite.
Non dire per ovvie ragioni
del fatto
che tarla la mente in stagioni
e l’apice è un urlo disfatto
di bocche ammansite.
Sei oppio e movenze raccolte
dall’etimo dove rivolgi
al sangue le vene disciolte
in solchi e parole mi avvolgi
per dire del tempo rubato,
rivivere l’attimo adunco
per ledere il senso spietato
del giunco.
Dove abiti
Abiti nell’assenza mal riposta
tra le ombre che leggere
si allungano al fasciame luminoso.
L’altezza solo un punto
una distanza
sulle viscere mute
che affidano al pensiero
un ritorno al calore dell’inverno.
Tu non dimenticare
non ho dimenticato mai un secondo
del nostro margine
che stringevamo in bocca.
Dipartita
Sei un tutt’uno con la carne
intonaco di sangue e affresco d’anima,
un sussurro intimo che danza
anestetizzando il tronco. Un bisturi
separa linfa e corpo in questo lascito
dello spirito che è un non sentire,
una lobotomia d’amore sulla dipartita.
Messa a dimora
Infine si asciuga la terra.
Seccato il nuovo solco dormiranno
nella messa a dimora le radici.
Fittoni o fascicoli, non importa:
altri mali si ricordano
in un lessico da cui liberarsi,
lo stretto necessario da un meno che parla.
Testi tratti da Federico Preziosi, Messa a dimora, Controluna-Lepisma floema, 2023.