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ALCYONE 2000.Quaderni di poesia e di studi letterari, vol. 15, 2022. Recensione di Raffaele Piazza

23 venerdì Dic 2022

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Recensioni, Segnalazioni ed eventi

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Alcyone 2000, Raffaele Piazza

 

ALCYONE 2000

Quaderni di poesia e di studi letterari, vol. 15, 2022

 Recensione di Raffaele Piazza

 

La composita pubblicazione che prendiamo in considerazione in questa sede, costituisce un volume che per sua natura (anche per la presenza di contributi pittorici e scultorei riprodotti a colori) potrebbe essere considerato un ipertesto, per la commistione e l’interazione che si vengono a realizzare tra i suddetti contributi e i saggi di critica letteraria, le recensioni e le sillogi poetiche che racchiude. La collana di quaderni di poesia e studi letterari “Alcyone 2000”, pubblicata da Guido Miano Editore, i cui volumi sono impaginati come una rivista, emerge nel panorama letterario italiano odierno per l’aspetto culturale come una delle più prestigiose pubblicazioni per l’importanza dei nomi dei critici letterari, dei poeti, nonché dei pittori e degli scultori che hanno firmato le parti letterarie e figurative, tutte connotate dal comune denominatore dell’incontrovertibile alta qualità, della bellezza e dell’intelligenza. Nel tempo della pandemia che tutti stiamo vivendo, fenomeno tragico che ha provocato tra l’altro un aumento numerico dei poeti a causa delle chiusure e del dolore, una simile opera nel mare magnum di una società postmoderna, globalizzata e consumistica che vede la caduta dei valori e il prevalere della mentalità dell’avere su quella dell’essere, come già stigmatizzato dal filosofo e psicologo Erich Fromm negli anni ottanta del secolo scorso, ben vengano questi quaderni quasi come espressione del pensiero divergente anche perché cartacei non destinati solo a un limitato numero di cultori.

* * *

A livello esemplificativo, analizzando il volume 15 di “Alcyone 2000”, ci si sofferma su tre dei saggi che ritroviamo nella sezione dei “Contributi letterari”: quello di Ivo Lovetti intitolato Jean Guitton l’ “eternità” in un istante, quello di Marco Zelioli, La “incontemporaneità” di Eugenio Corti scrittore cattolico più noto all’estero e quello di Ferdinando Banchini, Lugi Fallacara e il Francescanesimo.

Come scrive Lovetti, riguardo a Jean Guitton, il primo dei suddetti scritti L’infinito in fondo al cuore. Dialoghi su Dio e sulla fede, 1999, costruito come un libro intervista da Francesca Pini, giornalista del “Corriere della sera”, si può considerare il sorprendente, esauriente, per certi versi inatteso testamento spirituale del grande pensatore cristiano che ha attraversato quasi nella sua interezza il nostro secolo fino a diventarne un autorevole testimone e interprete. L’immagine che ne scaturisce è quella di un nomo eternamente giovane, sognatore che affermava che la vita gli sembrava fatta di sogni, alcuni dei quali sono notturni altri diurni, dotato di una grande libertà e originalità di pensiero, ma nello stesso tempo rispettoso dell’ortodossia cattolica, innamorato della vita nel dichiarare che va bene aspettare la felicità dopo la morte ma è ancora meglio godere adesso della felicità senza preoccuparsi di tutto quello che accadrà dopo la morte. Quando afferma il concetto di “eternità” in un istante Guitton pare rievocare l’assunto di Heidegger sull’attimo come feritoia atemporale dove il tempo si ferma e non è né passato né futuro ed è forse per sempre. In ogni caso attimo, istante e momento come categorie temporali non sono strettamente sinonimi e tra i tre termini esistono sottili differenze la cui spiegazione esauriente dal punto di vista filosofico sarebbe stato felice di darcela lo stesso Guitton se la sua interlocutrice nell’intervista gliela avesse chiesta. Guitton ha scritto anche il saggio Dio e la scienza nel quale come prova dell’esistenza di Dio il Nostro sostiene che la materia che costituisce le galassie, i pianeti e ogni cosa presente nell’universo è aggregata in maniera così precisa e perfetta e che solo una mente ordinatrice teleologicamente poteva costituirla in questo modo con quella che viene chiamata Creazione.

Nel saggio La “incontemporaneità” di Eugenio Corti scrittore cattolico più noto all’estero che in patria di Marco Zelioli il critico scrive che tra i “casi letterari” del XX secolo senza dubbio uno dei più eclatanti è quello dello scrittore e saggista Eugenio Corti, di cui il 2021 è stato il centenario della nascita. Per quanto incredibile possa risultare a chiunque ne scorra il curriculum culturale, Eugenio Corti più che in Italia è noto all’estero, soprattutto in Francia (le sue opere sono state tradotte in Francese, Inglese, Lituano, Polacco, Portoghese, Romeno, Russo, Spagnolo ed anche Giapponese). Esordì con I più non ritornano, 1947 insieme romanzo e cronaca della rovinosa ritirata dei soldati italiani dalla Russia nel 1942-1943. Il capolavoro di Eugenio Corti è senza dubbio Il cavallo rosso, 1983. Prodotto in oltre trenta edizioni e venduto in quasi quattrocentomila copie, è un romanzo di così ampio respiro da ricordare quelli dei Grandi della letteratura russa tra Ottocento e Novecento da Tolstoj a Dostoevskij a Solzeniciyn. Non per nulla, e soprattutto grazie a quest’opera, dopo aver ricevuto nel 2000 il “Premio internazionale al merito della cultura cattolica”, lo scrittore fu preposto per il Premio Nobel 2011 da un comitato spontaneo, sostenuto dalla Provincia di Monza e Brianza e dalla Regione Lombardia; una figura che il critico ha fatto bene a riattualizzare dopo la sua parziale rimozione dopo la sua morte e anche prima.

Nel saggio dedicato a Luigi Fallacara Ferdinando Banchini riporta le parole dello stesso Fallacara che affermava che il suo incontro con S. Francesco fu anche la scoperta del senso metafisico di ogni vera poesia, nella apertura dell’amore per tutte le creature. L’incontro tra il Nostro e il santo avvenne ad Assisi dove visse tra il 1920 e il 1925. Ivi nel 1921 entrò nel terz’ordine e tradusse le confessioni di Angela da Foligno, mistica francescana del Duecento e soprattutto portò a compimento quella “storia di una crisi religiosa” che è il suo primo importante, duraturo libro di poesia Illuminazioni drammaticamente esemplato sul graduale iter mistico della grande seguace di San Francesco. Il libro successivo I firmamenti terrestri del 1929 presenta, in cinque lunghe poesie in ottave, episodi della vita di Francesco, commossa esaltazione di chi sentì contro il suo cuore, il cuore di Cristo che ricolma il mondo, di chi si fece «carne d’amore, carne di dolore / flutto approdato ai piedi del Signore». Nel ‘55 curò un’edizione delle Laude di Jacopone da Todi, altro grande francescano, diversissimo da Angela ma di lei non meno ardente.

* * *

Passiamo ora ad un’altra sezione del vol.15 di “Alcyone 2000”; il brano intitolato Itinerari di letteratura comparata: cieli ed epoche diversi uniti dalla poesia fa da introduzione ad una serie di saggi appunto di Letteratura Comparata, campo poco praticato nel panorama letterario nazionale contemporaneo. I raffronti, i confronti, i paragoni, le comparazioni tra autori di epoche e lingue diverse, non sono solo utili per allargare il nostro sguardo oltre quel provincialismo che spesso limita in modo angusto il nostro orizzonte culturale, ma addirittura bisogna che siano inevitabili e necessari se si vogliono comprendere gli influssi reciproci tra le varie correnti letterarie e capire a fondo quel sentire comune, quella comune sensibilità poetica e ideale che attraversa in modo osmotico gli autori europei, nell’esprimere un patrimonio di valori sul quale si fonda la vera civiltà umana: legandoli insieme sentiremo una voce unica a difesa e per i principi fondamentali sul quale si basano il nostro sistema di vita e la nostra cultura occidentale. Le comparazioni come linee di codice in un sistema di insiemi sottesi a un principio comune che vede nella parola scritta il suo fondamento comune a prescindere dai luoghi, dalle civiltà, dai costumi e dalle religioni di ogni singolo poeta, romanziere o saggista.

* * *

“Alcyone 2000” comprende anche una sezione dedicata a sillogi di poeti contemporanei; si analizzano a titolo esemplificativo due raccolte: quella di Guido Miano e quella di Renata Cagliari. In I colori dell’isola di Guido Miano predomina la linearità dell’incanto, lo stupore e la capacità della meraviglia per la bellezza inserita nel cronotopo sotto i cerchi limpidi del cielo. Come scrive Enzo Concardi queste liriche sono una dichiarazione d’amore per la natia terra siciliana: le radici, l’identità, la cultura, l’infanzia, il sogno e il successivo abbandono, il dolore, la lontananza, la memoria, la disillusione. Poetica tout-court neolirica e del sogno ad occhi aperti dalla quale trasuda uno sconfinato amore per la natura incarnato negli idilliaci paesaggi della natale isola percepita in una policromia di sensazioni che dai sensi raggiungono l’anima e il cuore del poeta. Una notevole ricerca e raffinatezza del lessico connota il poiein di Miano. La magia della parola diviene il precipitato di una cosciente sospensione che si lega a visionarietà e la natura stessa si fa a tratti numinosa e neoromantica più che neoclassica. In alcuni componimenti il poeta si fa interprete della metafora vegetale e l’infanzia pare collimare con il verde tenero delle piante stesso. Da notare che il poeta nomina con il nome preciso le specie vegetali (l’ulivo saraceno e il gelsomino bianco d’Arabia) come Seamus Heaney, premio Nobel irlandese. L’esattezza di una parola sapientemente dosata è esaltata nei componimenti sempre ben controllati e magistralmente risolti. È affrontato il tema del dolore in un componimento struggente in cui una cerva ferità è alla ricerca del suo piccolo e stabilmente si raggiunge una musicalità nei versi nei quali è presente un ritmo sincopato. Anche un’aurea di favola è presente quando il poeta mette in scena la sirenetta con la coda di delfino, creatura mitica e forse simbolo di bellezza, sirenetta che nuota nel mare che circonda la sua amatissima Sicilia. Si emerge con piacere dalla lettura di questi testi originali e carichi spesso di un arcano fascino.

Nella silloge Attimi di luce di Renata Cagliari nei versi colloquiali e affabulanti ritroviamo il senso e il tema dell’epica del quotidiano e della fiducia nell’amicizia nei passaggi in una poesia in cui l’io-poetante oppresso dal peso della vita va a casa dell’amica Flavia dove la vita stessa ritrova colore, forza e sorriso. Addirittura la casa diviene Paradiso come un rifugio incantato e in essa anche gli oggetti sembrano stagliarsi benevoli e quasi apotropaici, e si fanno correlativi della gioia e della sicurezza. La poetica espressa è neolirica e come scrive Michele Miano si tratta di una poesia intimista, dove la parola si carica d’immagini salvifiche. La luce entra nelle cose e nell’anima come dal titolo della silloge nel permearla e negli attimi il tempo pare fermarsi in un sicuro ottimismo che si manifesta in una vena ludica e giocosa così rara perché si percepisce che la felicità può esistere sia nel giorno che nella notte e che anche se è un fiore raro esiste anche l’amicizia della quale anche il Cristo ha parlato nei vangeli. Una vena sorgiva quella della poetessa di matrice neolirica che provoca emozione e stupore nel lettore e pare anche di intravedere in essa una connotazione vagamente minimalistica. Il senso del bene che viene detto con urgenza è presente, il bene che sconfigge il male e non è buonismo.         C’è anche un aspetto religioso in questa poetica e una poesia è dedicata al Natale e alle sue magiche atmosfere e un’altra a Marco del quale è detto che nella sua vita si è risollevato tante volte dalle tribolazioni e che ora con il suo serafico sorriso aiuta il prossimo a trovare pace e armonia ed è detto qui Dio che pare emanarsi dal sorriso dello stesso protagonista.

* * *

Ci sarebbe da dire molto sulla collana di quaderni “Alcyone 2000” di Guido Miano Editore che richiederebbe un saggio per un’analisi di tutte le sue parti e non lo spazio di una recensione; la presente collana di studi letterari si configura come espressione di una raffinata cultura all’insegna della bellezza come esercizio di conoscenza.

Raffaele Piazza

Alcyone 2000 – Quaderni di Poesia e di Studi Letterari, n°15; Guido Miano Editore, Milano 2022, pp. 108, isbn 978-88-31497-83-1, mianoposta@gmail.com.

 

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“Se dentro ti guardi” di Ottorino Pendenza, Miano Editore, 2019. Recensione di Raffaele Piazza.

16 venerdì Dic 2022

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Recensioni

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Ottorino Pendenza, Raffaele Piazza, Se dentro ti guardi

 

Recensione di Raffaele Piazza

 

Se dentro ti guardi, la raccolta di poesie di Ottorino Pendenza che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una premessa di Guido Miano esauriente e ricca di acribia, uno scritto di Nazario Pardini intitolato Si naviga con la fede verso il porto del ristoro nella poetica di Ottorino Pendenza e una prefazione di Enzo Concardi dal nome Il tema della solitudine umana nelle poesie di Ottorino Pendenza e Ivan Krasko. Alle poesie seguono le note biobibliografiche dei prefatori e un’Antologia essenziale della critica. La poetica espressa dall’autore si può definire “tout-court” religiosa e mistica e i versi stessi in questo senso si fanno preghiera nel rivolgersi l’io-poetante di volta in volta alla Madonna, a Dio, a Gesù e anche a Papa Francesco. In un panorama come quello della poesia italiana contemporanea nel quale dominano gli sperimentalismi e i neo orfismi, coglie nel segno della differenza la scrittura di Pendenza limpida e sorgiva nella sua semplicità che non è elementarità ma precipitato di una vena consapevole dei suoi intenti nell’esaltazione di Dio stesso e del creato. D’altra parte l’opera può essere letta come un poemetto per la sua compattezza plasmato da spirito cristiano in una dimensione di creaturalità quando l’essere poi diviene persona. Anche la natura viene ad essere detta con urgenza dal poeta spesso nella sua bellezza e non si deve dimenticare che l’uomo stesso è natura. Centrale per comprendere le intenzioni del poeta la poesia eponima: «Se dentro ti guardi / e il cuore ascolti silente, / la remora tu troverai, che argina e frena / pur le tue scelte assennate. / Percepire anche potrai / la desolante apatia, / che mentre ti offusca la mente, / anche il sorriso ti spegne / e non ti consente / di vivere ore serene / e giorni fecondi di bene. / Se dentro ti guardi / e rimuovi in te la paura / e quel velo opaco / che anche la strada ti oscura / in te scoprirai l’ardore / che renderà la tua vita / felice, serena e sicura…». Programmatici i suddetti versi nel loro ottimismo e da essi s’intende l’assunto del poeta consistente nel credere che proprio da un ripiegarsi su se stessi può scaturire la forza di varcare la soglia della speranza per divenire sereni se non felici nonostante le infinite contraddizioni della vita ed è implicito che la redenzione possa arrivare solo tramite la preghiera e la poesia stessa si fa preghiera, atto catartico per raggiungere la gioia presumibilmente gettando su Dio stesso le angosce e la paura. La felicità stessa può fare paura ma il poeta saggiamente sa dominarla superando lo “streben”, il senso dell’infinito e anche la malinconia dello spleen. E la stessa sicurezza il poeta la ritrova nel confidare direttamente nel Signore al quale il poeta rivolgendoglisi dice che sa che l’ascolta e che Lui accoglie amoroso ogni suo singulto. Nella poesia nella quale Pendenza si rivolge alla Vergine il poeta afferma che senza il suo materno aiuto egli è perduto nel mare magnum della vita e che con lei come alleata supererà le difficoltà non solo proiettandosi in un incerto futuro ma nella vita di ogni giorno. La silloge può essere letta come un inno di lode a Dio nel quale ogni cristiano lettore può identificarsi.

 

Raffaele Piazza

Ottorino Pendenza, Se dentro ti guardi, Prefazioni di Enzo Concardi e Nazario Pardini, Guido Miano Editore, Milano 2019, mianoposta@gmail.com.

   

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Floriano Romboli, “Il fascino e la forza della letteratura”, Guido Miano Editore, 2021. Recensione di Raffaele Piazza.

05 lunedì Dic 2022

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Recensioni

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Floriano Romboli, Il fascino e la forza della letteratura, Raffaele Piazza

Floriano Romboli

 

IL FASCINO E LA FORZA DELLA LETTERATURA

VOL.1

Saggi su Dante, Tasso, Graf, Zola, Fogazzaro, Pardini

Recensione di Raffaele Piazza

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Marco Terenzio Varrone, “De lingua Latina”. Traduzione e note di Maria Rosaria De Lucia. Recensione di Raffaele Piazza.

04 venerdì Nov 2022

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Recensioni

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De lingua Latina, Maria Rosaria De Lucia, Raffaele Piazza

Marco Terenzio Varrone

DE LINGUA LATINA

Traduzione e note di Maria Rosaria De Lucia

 

Recensione di Raffaele Piazza

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Adriana Deminicis, “Da un poemetto alla luna I fiori di Gelsomino”, Guido Miano Editore, 2022. Recensione di Raffaele Piazza

07 venerdì Ott 2022

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Recensioni

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Adriana Deminicis, Da un Poemetto alla Luna I fiori di Gelsomino, Raffaele Piazza

 Recensione di Raffaele Piazza

La raccolta di poesie di Adriana Deminicis, insegnante di Monte Vidon Corrado, in provincia di Fermo, che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Maria Rizzi esauriente e ricca di acribia. Come scrive la prefatrice l’Autrice crea una sorta di romanzo in versi che tocca vette altissime di lirismo e trascina nel suo universo, in apparenza surreale, in realtà quanto mai vicino alla concretezza. Il riferimento Alla luna, l’idillio leopardiano dell’opera I Canti, è inevitabile, tanto più che il poeta di Recanati aveva come tema di fondo il ricordare, ovvero il rimettere nel cuore, per riferirci al significato etimologico del termine.

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Raffaele Piazza, “Nel delta della vita”, Guido Miano Editore, 2022. Recensione di Marco Zelioli

26 lunedì Set 2022

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Recensioni

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Marco Zelioli, Nel delta della vita, Raffaele Piazza

Recensione di Marco Zelioli 

 

Lo scrittore e critico letterario napoletano Raffaele Piazza ci offre, per i tipi di Guido Miano Editore, queste cinquanta liriche intitolate Nel delta della vita: una sola ha un titolo, la prima, ed è Prologo; le altre sono semplicemente numerate da 1 a 49; ma l’Editore (che come sempre propone, in appendice, un’utilissima bio-bibliografia dell’autore) ha pensato bene di mettere nell’indice non il solo numero, ma il verso iniziale di ogni lirica, a mo’ di titolo, per non spaesare il lettore.

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Marisa Cossu, “SINTOMI POETICI”, Guido Miano Editore, 2022. Recensione di Raffaele Piazza.

24 venerdì Giu 2022

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Recensioni

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Marisa Cossu, Raffaele Piazza, Sintomi poetici

Marisa Cossu

SINTOMI POETICI

Recensione di Raffaele Piazza

In un panorama come quello della poesia italiana contemporanea che comprende in massima parte autori e autrici che esprimono poetiche di segno pessimistico che si aprono tuttavia alla speranza di varcare le porte della salvezza nell’autocoscienza del valore salvifico della poesia stessa, riprendendo, anche se va detto con cautela, il modello leopardiano, sorprende e fa piacere imbattersi nei Sintomi poetici di Marisa Cossu, che, andando controtendenza nel produrre testi poetici all’insegna dell’ottimismo, ci dà la testimonianza di una Weltanschauung che si traduce in un poiein e una poetica ottimistica, quando la felicità nella vita in versi e non in versi non è più una chimera. La raccolta che prendiamo in considerazione in questa sede presenta una prefazione di Nazario Pardini esauriente e ricca di acribia e di citazioni, prefazione intitolata Una navigazione in un mare di sinestesiche onde peregrine verso l’isola della pace, titolo molto evocativo. Viene in mente l’approdo di Ulisse a Itaca dopo il suo viaggio, approdo rassicurante perché conosciamo il lieto fine della vicenda epica dell’eroe omerico. Del resto come scrive Roberto Mussapi siamo tutti eroi, noi persone gettate nella ressa cristiana del postmoderno occidentale, proprio perché ci troviamo in quella che va definita come epica del quotidiano, una dimensione che nel mondo ipertecnologico di inizio del Terzo Millennio diviene velocissima e nel bene e nel male anche affascinante. La raccolta è scandita nelle sezioni Sentire il tempo, Stanze segrete, e Amo divinamente e per l’unitarietà stilistica, formale e contenutistica potrebbe essere considerata un poemetto. Nella lirica Memoria persa leggiamo «Pane dorato, franto da una lama / di sole, ultimo raggio, è il volto tuo / dai solchi della trebbia / segnato ed appassito / mentre crescevo, esile spiga d’oro, / sotto il tuo sguardo mite; / ma il grano muta in pane, / in te si chiude di parola il suono /…». Magia, sospensione e linearità dell’incanto sembrano essere la cifra distintiva della Maniera della Nostra che si esprime in un modo che può essere considerato neolirico ed elegiaco. «… / Il tuo viso di terra nutre ancora / la mia anima e il corpo: / impallidiscono i confini noti / il vento soffia le morti stagioni, / scaglie impalpabili nel tuo perderti /…» scrive Marisa riferendosi ad un tu del quale ogni riferimento resta taciuto. Anche la religiosità cristiana emerge in questo intrigante libro e a questo proposito sono da citare due passaggi: il primo del quale è detto con urgenza il Figlio del Creatore che dorme in una mangiatoia e il secondo è quello nel quale viene detta con urgenza la madre della poetessa che è morta: «…/ Mi sfiori e non so più da dove viene / il ritorno dell’ombra / se dal mio desiderio è forse nata, / se voce di preghiera ora ascoltata, / dal cielo ti conduce nel mistero. / Madre sei qui, / ma non ti fermi mai / di nuovo in sogno forse mi verrai» (A mia madre). Un esercizio di conoscenza intelligente, armonico ed equilibrato nel confine tra forme e contenuti quando all’insegna del suddetto ottimismo, come scrive Pardini la vita si fa opera d’arte.

Raffaele Piazza

Marisa Cossu, Sintomi poetici, prefazione di Nazario Pardini, Guido Miano Editore, Milano 2022, pp. 92, isbn 978-88-31497-84-8, mianoposta@gmail.com.

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