
La faglia empirea
C’è uno squarcio nel cielo:
impossibile ricucirlo.
Non basta la strenua volontà del
sognatore e nemmeno l’ago del cinico.
Quella faglia nella volta empirea
riduce lo sguardo a inerme
scrutatore del reale.
La corda è sospesa nel vuoto.
Nessuna possibilità di salvezza.
Il precipizio ha forma d’infinito
La vertigine del vuoto
non ferma il perpetuarsi della tortura
della vita. Non la frena l’implacabile certezza
della morte. Il precipizio ha forma d’infinito.
Il pargolo in fasce è già l’uomo col bastone.
Phainomai. Confessione 02
Sono il mio fantasma.
I contorni, sempre quelli.
Sempre uguali a se stessi.
Gli occhi vacui.
Fauci dilatate inghiottono
la figura nello specchio…
Eccomi
ricomposta
in frantumi
Sottrazione
Distillare le parole.
Frenare l’implacabile fiume
di verbosità della roboante orchestra del mondo.
Cernere ciò che appartiene
ai corridoi sotterranei, bloccarne
l’ingresso e apporre un chiavistello sul pericardio.
Scendere nel sottosuolo e trangugiare
la cinica maschera d’orrore quotidiano.
Arginare per custodirsi.
La testa di Orfeo
Sono parole straniere, quelle che riposano nel mio ossario.
Suoni antichi che riconosco, ma non sono più miei.
Appartengono alla riva del rimpianto senza fine.
Io non ci tornerò più.
Hanno odore di ruggine e decomposizione.
La testa sbrindellata di Orfeo riposa sul letto
dell’Ebro. Galleggerà nel mare senza darsena.
Per me non ci sarà Febo Apollo a proteggerla.
Me l’hanno strappata via i Ciconi. Sparagmòs!
La fedeltà all’apollineo si paga con la vita:
nei campi di Dioniso i poeti soccombono.
Nina all’altalena*
Non fermare l’altalena!
Non voglio scendere da questa giostra,
interrompere la nenia.
Non ostacolare il mio viaggio,
appesa a un vecchio legno e due catene,
i piedi verso il cielo, i capelli nelle nuvole.
Non portarmi sulla terra,
lascia
che metta radici ribelli nell’aria,
che s’irradi nelle vene clorofilla.
Non provare ad afferrarmi.
Che il vento mi trafigga la schiena.
A te lascio la maschera di gelso.
Io voglio essere Icaro: cera al sole.
*Testo ispirato dall’ascolto di Ho visto Nina volare di Fabrizio De André.
Rondini sul cielo di Puglia
C’era uno stuolo di rondini, davanti a noi.
Uno stormo impazzito, perduto come lo sono io.
Un volo presago di notizie mortifere
per l’anima che stenta a tenersi
in equilibrio. Ombre taglienti dal sorriso di lama
sul mio cammino. Solo questo!
Nient’altro di me resta.
Testi di Rosaria Scialpi, tratti da “La faglia empirea”, Brè Edizioni, 2024.
NOTA BIOBIBLIOGRAFICA
Rosaria Scialpi è nata a Taranto nel 1996. Laureata in Lettere moderne con lode, ha scritto articoli per riviste scientifiche, collaborato con testate giornalistiche del territorio pugliese e ha curato la comunicazione di un festival letterario internazionale. Fra i suoi scritti: Lembi di verità (L’Erudita, 2022), la silloge d’esordio vincitrice del Premio Saffo poesia giovane e del Premio Troccoli Magna Graecia. Recentemente è anche stata curatrice del saggio Sulle Sponde della Magna Grecia – Il Novecento di Spagnoletti, Carrieri, Grisi e gli altri (Passerino Editore, 2023), giunto alla sua seconda edizione. Alcuni suoi racconti appaiono in antologie. È autrice di un podcast incentrato sulle versioni meno note dei miti classici dal titolo Mitopedia: il mito come non te l’hanno raccontato, spin-off della pagina Instagram omonima dove fa divulgazione.