Proseguiamo con la rubrica dedicata alle interviste di autori, poeti e scrittori potenzialmente noti, modestamente noti, mediamente noti, molto noti; le interviste sono pubblicate qui su LIMINA MUNDI in linea di massima il lunedì (non è un’indicazione rigida, ma orientativa).
Il titolo dell’intervista che proponiamo oggi indica che lo scambio di domande e risposte è rapido e conciso. Nelle risposte non è permesso dilungarsi oltre tre righe. Colpo su colpo, come i bottai che ne assestavano ai fasci di legna della botte e ai cerchi che li stringevano. Attività dalla quale deriva il noto detto: “Un colpo al cerchio e uno alla botte”. Qui da intendersi non tanto nel senso di mantenere l’equilibrio in una situazione scomoda, ma, piuttosto in quello del convergere, tra botta e risposta, al risultato comune di raccontare con le parole dei poeti il mondo della poesia.
Questa è un’intervista “tipo” che sarà sottoposta anche ad altri autori oltre a quello intervistato oggi che è FLAVIO ALMERIGHI.

- Che cos’è per te la poesia e che cosa é in grado di esprimere?
- La poesia è arte liquida, l’unica che conosco. che ha peso e non ha forma. Esprime qualcosa che vuole venir fuori e ce la fa solo con chi voglia entrarci senza limitarsi a leggere la poesia che vorrebbe.
- Quando e in che modo ti sei avvicinato alla poesia?
Nell’estate del 1976, di giorno caricavo tir con casse di vino, gli amici erano al mare e non avevo la ragazza, la sera non avendo niente da fare mi lessi l’Odissea.
- Chi sono stati i tuoi maestri o meglio i tuoi punti di riferimento?
Omero, Peter Sinfield, Pasquale Panella, Dario Bellezza, Amelia Rosselli
- Ricordi il tuo primo verso?
E’ arrivata la primavera…
- A chi si rivolge la tua poesia?
Da adolescente alle mie coetanee che volevo intortare, attualmente a chiunque.
- E’ stata dichiarata la morte della poesia e la sua marginalità nell’età della tecnica. In libreria i libri dei poeti contemporanei sono poco presenti e spesso relegati in un angolo, solo i classici godono ancora di un certo prestigio. Di contro c’è un fiorire di readings, di concorsi letterari e di premi. Tu cosa pensi di tutto questo?
E’ desolante, la poesia non ha bisogno di medici legali, necrofori e veglie funebri.
- C’è chi tenta un coinvolgimento nei fatti sociali del suo tempo, chi invece ritrova la verità della poesia e della vita nella sua Arcadia più o meno felice. Tu dove trovi ispirazione? E come nascono le tue poesie?
Trovo ispirazione alle fermate di treni e autobus principalmente. Le mie poesie sono bellissimi momenti di noia.
- Secondo te i giovani di oggi amano ancora la poesia?
Sì, ma spesso non lo sanno.
- Che importanza è attribuita oggi alla poesia dal nostro sistema d’istruzione?
Nessuna
- Ci sono degli orientamenti prevalenti nella poesia italiana ed europea?
Le cosiddette scuole o linee? Sono soltanto gruppuscoli di potere del tutto inutili. Prendiamo per esempio i poeti milanesi, tutti chiusi in Milano a comporre poesie toponomastiche, scusami lo sbadiglio.
- La poesia è in grado di influenzare il linguaggio?
La lingua italiana è stata inventata dai poeti, scusa se è poco.
- Può avere un ruolo politico?
Sì, la politica ha perso la capacità di sognare. I politici, specialmente quelli europei sono commissari liquidatori di diritti e democrazia. Dovrebbero leggersi qualche buon poeta, Pedro Pietri per esempio.
- E’ cambiato il “mestiere” del poeta nel tempo?
E’ cambiata l’importanza della figura del poeta, prima centrale e sciamanica, oggi estremamente marginale in una sorta di continuo auto affondamento.
- Alfonso Berardinelli ha sostenuto che oggi chi scrive versi non dovrebbe considerare valido nessun testo se non regge il confronto con un articolo di giornale o con una canzone. Intendeva probabilmente dire che i poeti contemporanei non sono capaci di comunicare con il lettore. Tu cosa ne pensi?
Come dire che una pera non è una valida pera se non regge il confronto con una buona mela o una bella arancia.
- Attualmente in che stato di salute versa la cultura italiana ed in particolare la poesia?
E’ un sepolcreto.
- Il nome di un autore poco noto che meriterebbe di essere rivalutato.
Marina Pizzi
- C’è ancora bisogno della poesia oggi e perché?
E’ la poesia che ha bisogno dell’oggi che si sta negando. In Italia accade questo. In molti altri paesi i poeti sono figure centrali e rispettate, perché non sono pallide ed esangui come le nostre.
Note biografiche
Flavio Almerighi è nato a Faenza il 21-1-1959. Sue le raccolte di poesie Allegro Improvviso (Ibiskos 1999) Vie di Fuga (Aletti 2002) Amori al tempo del Nasdaq (Aletti 2003) Coscienze di mulini a vento (Gabrieli 2007) durante il dopocristo (Tempo al libro 2008) qui è lontano (Tempo al libro 2010) Voce dei miei occhi (Fermenti 2011) Sono le tre (Lietocolle 2013) Procellaria (Fermenti 2013) Caleranno i Vandali (Samuele Editore 2016), suoi brani sono apparsi su prestigiose riviste quali Tratti, Prospektiva, Il Foglio Clandestino, fa parte di giurie in concorsi letterari e delle redazioni dei fogli lettrari telematici Versante Ripido e L’Ombra delle Parole
Grazie per l’intervista.
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Grazie a te, Flavio della disponibilità e delle risposte date.
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bella pagina complimenti ad entrambi. Ciao
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