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Giambattista Tiepolo, Immacolata Concezione, 1768, Madrid, Museo del Prado

L’8 dicembre si celebra il dogma dell’Immacolata Concezione, festa cattolica proclamata da papa Pio IX nel 1854. In quella occasione il pontefice sancì l’assoluta purezza di Maria Vergine, preservata dal peccato originale fin dal suo concepimento. Quella che segue è la lauda a lei dedicata da Jacopone da Todi.

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O Vergine piú che femina — santa Maria beata.
Piú che femina, dico; — onom nasce nemico;
per la Scrittura splico, — nant’èi santa che nata.
Stando en ventre chiusa, — puoi l’alma ce fo enfusa,
potenza virtuusa — sí t’ha santificata.
La divina onzione — sí te santificòne,
d’omne contagione — remaneste illibata.
L’original peccato — ch’Adam ha semenato,
omn’om con quello è nato: — tu se’ da quel mondata.
Nullo peccato mortale — en tuo voler non sale,
e da lo veniale — tu sola emmaculata.
Secondo questa rima — tu se’ la vergen prima,
sopre l’altre soblima; — tu l’hai emprima votata
la tua vergenetate — sopr’omne umanetate
ch’en tanta puritate — mai fosse conservata.
L’umilità profonda — che nel tuo cor abonda,
lo cielo se sprofonda — d’esserne salutata.
Virgineo proposito — en sacramento ascondito,
marito piglia incognito — che non fosse enfamata.
L’alto messo onorato — da ciel te fo mandato;
lo cor fu paventato — de la sua annunziata:
— Conceperai tu figlio, — serà senza simiglio,
se tu assenti al consiglio — de questa mia ambasciata. —
O Vergen, non tardare — al suo detto assentare;
la gente sta chiamare — che per te sia aiutata.
Aiutane, Madonna, — ca ’l mondo se sperfonna
se tarde la responna — che non sia avivacciata.
Puoi che consentisti, — lo figliol concepisti.
Cristo amoroso desti — a la gente dannata.
Lo mondo n’è stupito — conceper per audito,
lo corpo star polito — a non essere toccata.
Sopr’omne uso e ragione — aver concezione,
senza corruzione — femena gravedata.
Sopre ragione ed arte — senza sementa latte,
tu sola n’hai le carte — e sènne fecundata.
O pregna senza semina, — non fu mai fatt’en femina,
tu sola sine crimina, — null’altra n’è trovata.
Lo verbo creans omnia — vestito è ’n te Virginia,
non lassando sua solia, — divinitá encarnata.
Maria porta Dio omo, — ciascun serva ’l suo como;
portando sí gran somo — e non essere gravata.
O parto enaudito, — lo figliol partorito
entro del ventre uscito — de matre segellata!
A non romper sogello — nato lo figliol bello,
lassando lo suo castello — con la porta serrata!
Non siría convegnenza — la divina potenza
facesse violenza — en sua cas’albergata.
O Maria, co facivi — quando tu lo vidivi?
or co non te morivi — de l’amore afocata?
Co non te consumavi — quando tu lo guardavi,
che Dio ce contemplavi — en quella carne velata?
Quand’esso te sugea, — l’amor co te facea,
la smesuranza sea — esser da te lattata?
Quand’esso te chiamava — e mate te vocava,
co non te consumava — mate di Dio vocata?
O Madonna, quigli atti — che tu avev’en quigl fatti,
quigl’enfocati tratti — la lengua m’han mozzata.
Quando ’l pensier me struge, — co fai quando te suge?
lo lacremar non fuge — d’amor che t’ha legata.
O cor salamandrato — de viver sí enfocato,
co non t’ha consumato — la piena enamorata?
Lo don della fortezza — t’ha data stabilezza
portar tanta dolcezza — ne l’anema enfocata!
L’umilitate sua — embastardío la tua,
ch’ogn’altra me par frua — se non la sua sguardata.
Che tu salist’en gloria, — esso sces’en miseria;
or quigna convenería — ha enseme sta vergata?
La sua umilitate — prender umanitate,
par superbietate — on’altra ch’è pensata.
Accurrite, accurrite, — gente; co non venite?
vita eterna vedite — con la fascia legata.
Venitel a pigliare, — che non ne può mucciare,
che deggi arcomperare — la gente desperata.

Jacopone da Todi. Le Laude. A cura di Giovanni Ferri. Bari, Laterza, 1915.