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Hanno già cantato tutto

i fiori non colti

i motel dai materassi pruriginosi

i capoversi sghembi

le rime slabbrate

i laghi negli occhi

i mari svuotati

le amarene sul gelato

ma noi rimaniamo ancorati

nei batuffoli ineffabili della parola

 

*

C’è un processo di indagine del reale

non indifferente

nei tuoi passi a tentoni

nel soffiare le bolle di sapone

nel separare la buccia dalla polpa

nella teoria dei tuoi respiri

in cui l’apnea e il rilascio

sono i capoversi

di un soppesare il mondo

ogni giorno

con rinnovata meraviglia

farsi misura di tutte le cose

anche quelle più misteriose

del fuorigioco non fischiato

dello spandimento sul soffitto

dell’equilibrio di un soffritto

della serie di Fibonacci

nei broccoli in frigo

 

*

Combattiamo guerre di posizione

su letti a una piazza

su piastrelle

scelte da madri

in case non nostre

su fazzoletti di cielo

che vediamo oltre il vetro

in tramonti albicocca

in base agli straordinari

 

*

Mia nonna è un soggetto rivoluzionario

le seppie al sugo

il rosso della casa

le lettere di protesta

all’amministratore condominiale

la marcia che non entra

le ferite di una guerra

combattuta nel silenzio

nel residuo di un tempo

che si affolla

sul ricamo

di giorni

che dell’eterno

hanno solo il peso

sollevato nei ritagli

di un pomeriggio

osservato

da un terrazzino

di begonie in fiore

 

*

Non sono troppo convinto

dei baci non dati

dei parcheggi in salita

delle diete a zona

dei paradisi fiscali

delle chiamate senza risposta

trovo un senso soltanto

nelle briciole di parole

nei bachi da seta

che intessono indefessi

trame di possibile

 

*

Ciò che mi manca

è una nuvola di ciambelle

un invito a cena

una scatola in cui dormire

una barba di zucchero filato

una sciarpa di glicini

un gatto che dispensa consigli

un leone che divora gli sbagli

 

*

La mia colf ha un viso costellato di rughe

una cartografia di pianti e notti insonni

per 8 euro all’ora senza contratto

sa stirare ed ascoltare

l’esile incanto di coincidenze aggiustate

come lavatrice che singhiozza il bucato

il più ostinato rimpianto è come lo sporco

si scioglie a fatica col tempo

 

Poesie tratte da: Giulio Giadrossi – Dati sensibili Terra d’ulivi editore, 2024

 

NOTA BIOBIBLIOGRAFICA

Giulio Giadrossi (1988) ha pubblicato la silloge poetica Di stanza a Trieste (Ensemble editore, 2020). Alcuni suoi scritti sono apparsi su Charta Sporca, sul Multiperso di Carlo Sperduti e la rubrica Passaggi di Argo.