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Lettere dal fronte occidentale di questa guerra persa*
carissimo,
ti scrivo qualche ultima lettera
dal fronte di questa guerra persa
ricordi la fanfara che ci accompagnò
al treno destinato al campo di battaglia?
ricordi i fiori sulla strada, le grida e i fazzoletti
come quando è festa e suonano le campane?
noi credevamo di andare a scrivere le storie
che iniziano col dire c’era una volta
e dovevano finire col vissero per sempre
felici e contenti com’era nei racconti della buonanotte,
sì, c’erano anche gli orchi e le cattive streghe,
i re malvagi e i ladroni con le armi in mano
ma era sempre il buono a vincere la sfida,
e a noi arrivati al fronte cos’è accaduto?
abbiamo visto il cielo accendersi d’argento
ma non erano le stelle di natale, erano bombe,
e poi le case a sgretolarsi, la carne fatta a pezzi,
i morti così tanti che non li conto più
e morire sembra più normale che nascere in una culla,
allora non sapevamo leggere e il mondo ci era raccontato
da chi dicevano maestro e ancora da padri e madri
che ci hanno evitato il brivido di chi già conosceva
il fondo degli abissi, il mondo quello vero,
sapevano che ci sarebbe stato il male dell’amore,
la crudeltà del cielo quand’è disabitato
e la fatica aspra di chi cammina a terra,
l’atrocità di gente che non ha in orrore il sangue
e il vivere e morire è un calcolo indecente di ricavi e perdite
noi che ne sapevamo che s’invecchia e muore,
non contavamo il tempo ed ogni compleanno era una festa
e non ci sembrava strano che sulla nostra torta morivano candele,
non ci diceva nulla il crescere del bianco fra i capelli delle madri,
il passo un po’ più stanco del padre che tornava a sera,
il frutto che marciva, il fiore che appassiva,
non so se sarò vivo quando mi leggerai,
non so se ti troverò sveglio o per sempre addormentato,
ma dobbiamo dircelo che siamo stati traditi
da chi ci ha fatto nascere con l’immenso nella testa,
le stelle dentro agli occhi, l’eterno ai giorni dell’inizio
e l’innocenza azzurra di noi tutti bambini a giocare nei cortili
intanto resistiamo senza aggiungere altro male al male
e arriviamo all’ultimo secondo solo con qualche peccato veniale,
cerchiamo di restare umani,
almeno per il tempo della vita che ancora ci rimane.
(ispirato al romanzo di E. M. Remarque “Niente di nuovo sul fronte occidentale”)
FRANCESCO PALMIERI
dicembre 2023
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