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Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

LUIGI FINUCCI

 

Atomi, si muovono

nello spazio imitando

un perpetuo sodalizio.

 

Il caso vorrà, nell’istante

imprecisato, che si formi

un assioma complesso.

Vita. Senza bisogno alcuno

di definizione.

 

*

Europa, nei pressi di Giove

 

 C’è un’ Europa lontana

dai nostri fardelli, distante.

L’ acqua è protetta

la vita tenta di proteggersi.

È una mano.

 

Tende all’universo

invecchia senza farlo.

Grida la sua presenza.

Una solitudine rappresa

da forma liquida, un giorno

senza chiedere il permesso

alle leggi primordiali

diverrà solida.

*

Arba Minch, Etiopia

  

La vocazione ha il volto scuro,

l’ho vista all’età di dodici anni

scorrere sul vetro, due goccioline

divenire una. Arrivare fino in fondo

veloce, un po’ più grande.

L’ho ritrovata in una scuola etiope

asciugarsi sul mio dito medio.

Stessa molecola, due atomi di idrogeno

e uno di ossigeno.

Acqua, leggermente salata.

Le scapole erano evidenti, contorni

precisi e al tocco, quasi come solchi.

Le mosche non erano fastidiose

come le ricordavo.

 

Ho moltiplicato le emozioni

le ho divise per il numero di costole

ho sommato il numero di battiti

infine, sottratto i giorni perduti.

Il risultato è stato uno zero.

*

Della gentilezza ho scorto

quattro gradini sotto l’uscio

di una via nascosta. Si è chinata

così in basso da fondersi

con una ciotola colma d’acqua.

Solo un cane si è presentato

ad accogliere il gesto: la vita

è sembrata così lenta

da non ricordare

l’incessante noia

della notte e del giorno.

*

Nel caos della mia mente,

ho assistito a scene da manicomio.

 

Un giorno ho sputato la medicina

ed è stato lì che ho visto una porta piccola.

Aveva i capelli neri, sembrava ferita dalla vita:

cinque punti di sutura nei pressi del cuore.

Abbiamo provato a fuggire tutte le sere

con le mani, ci siamo illusi. Con la dolcezza

dei primi occhi.

 

Ora, c’è molta stanchezza. Le venature sono più evidenti

sembriamo vecchi. Una cosa è certa, abbiamo provato

a salire sui rami dell’amore.

Caduti, le ossa si sono frantumate con la realtà.

Eppure le mani hanno trovato il modo di sfiorarsi, le mani.

*

Quando muore un figlio,

non si è più soli. Un coltello

piantato nel fianco. Nessuno

che sappia il nome. Un giorno

il dolore diventerà troppo grande,

la caduta inevitabile.

 

Lì,

si cambia e si smette

di dare risposte.

Le lacrime vengono inghiottite,

entrano nel corpo:

il cammino è un uccello

a cui non è stato insegnato

a muovere le ali.

*

Non sono mai stato in grado

di essere padre. Ho fallito

ogni sera, lontano dai sogni

dalle increspature violate.

La colpa più grave è

che nessuno se ne accorge.

Solo mio figlio porta il peso

delle mancanze, e vive

un incubo che si ripete.

 

Un giorno sopraggiungerà la morte

il cuore scoppierà, perdendo

il dono più sacro.

Forse, uno specchio

a maledire un’abitudine

che ha relegato a prigione

le possibilità di tenerezza.

 

Luigi Finucci, testi tratti da La prima notte al mondo, Seri Editore, 2024.