
Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)
La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …
FRANCESCO RANDAZZO
Silenzio
Albeggi, tendaggi e sàgole,
pianto di rosmarino in bilico,
mentre sulla torre smemora
ogni sapienza esatta.
Dietro lo specchio opaco
ride la sfinge isterica
e con le mani stringe la cornice.
E poi silenzio, silenzio senza enigmi.
Finché la zagara
Arriverà la primavera
di questo freddo
di queste morti
resteranno fiori
pronti a rinascere
pagine da riscrivere
e bocche respiri
baci e lenzuola
Sulle teglie
di pomodori
stesi al sole
affiorerà
il sale bianco
I bambini
ruberanno le mandorle
correndo e inciampando
felici
Arriverà la primavera
per dimenticare
di questo freddo
di queste morti
Almeno per un poco
ci sembrerà impossibile
che si possa lasciare
di sé soltanto un brivido
un’improvvisa assenza
Finché la zagara c’ingannerà di nuovo
Finché le bucce d’arancia bruceranno l’unghia.
Ben vestito
A volte vado a letto vestito,
di tutto punto, giacca compresa,
ci fosse un terremoto fuggirei dignitosamente,
ci fosse un trapasso sarei già pronto,
ci fosse, come poi è, per lo più,
che semplicemente dormo,
me ne vado in giro ben vestito
nei miei sogni e al mattino
mi alzo ed esco così come sono,
con gli abiti stropicciati dal sonno,
e gli occhi furbi di chi va
continuamente tra due mondi,
senza andate e ritorni,
sempre in giro, altro dove,
altro quando, ben vestito,
spiegazzato di vita e di sogno.
Ai primi di novembre
Non mi piace venirvi a trovare, laggiù,
messi in fila, inscatolati nel cemento,
piantati nell’asfalto, freddati dal marmo,
con le date d’inizio e fine, perentorie.
Preferisco incontrarvi, come siete per me,
straordinariamente vivi e guariti dal male,
dagli errori e i rimpianti, bellissimi per sempre,
come forse non speravate o non avete saputo,
ma adesso e per sempre lo siete, in questo
enorme palazzo della memoria, il mio,
il nostro, che abitate con me, dentro stanze perfette.
Non ci sono rintocchi, né grida, né lacrime,
nessuno può disturbarci, persino ridere possiamo,
dimenticarci di tutto, rivivere solo il bene, sempre.
A qualcuno dovrò lasciare le chiavi,
ma questo palazzo non sparirà.
Acufeni
Acufeni intonati
in coro cinguettante
nel bosco della mente
Gorgheggi
stranamente
meravigliosi armonici
stupiscono e rivelano
quanto perfetto
possa essere
il caos dell’anima
la faglia nel
diapason
dell’equilibrio fisico
Quando torna il
silenzio
sorprendentemente la
calma sussurra
la certezza che la vita
dentro di noi
è un haiku
senza sillabe
Chimere
I sussurri dei fogli sparsi sul
tavolo, la polvere che incipria i libri
seri,
questo canto che viene da
lontano, da memorie di carezze
antiche,
un calpestio di passetti infantili,
una luce spenta all’improvviso,
tra gli scaffali corre una bicicletta,
e dai cassetti chiusi bussano
gnomi dispettosi spacciatori
d’incertezze, il caffè si fredda e sospira aromi,
il timore lontano grida minacce
ancora vive, feroci, umilianti.
Un battito di ciglia e il respiro ansioso,
tutto si esala nell’alambicco fragile,
della mente smarrita in dedalo
infinito.
Una mano sul volto per cancellare. E soltanto
una lacrima per assaggiarne il sale.
Non contare i passi
Non contare i passi che percorri nella notte,
ascolta soltanto il suono delle tue scarpe,
dalle finestre chiuse intrufola il pensiero,
muovi le braccia in una lingua muta,
attraversa il silenzio e le sue colonne
d’Ercole, perditi in un’avventura senza più
tempo, e ricorda di ringraziare ciò che
dimentichi, con un sospiro e un sorriso
disegnerai quella gioia impossibile nei giorni
spietati.
Francesco Randazzo, testi tratti da “Sabbia aspra”, Porto Seguro Editore, 2022
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