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Gennaio ancestrale

È tornato Gennaio ancestrale che conosco
ha smesso di recitare fingendo per caso
di esser un qualsiasi Marzo o Aprile
ci ha tenuto a cantare il suo inno d’inverno
la musica lenta che copre i monti di nebbia.

È tornato e ha parlato la lingua dei lupi
ha promesso di rendere il sonno un letargo mancato
ha cambiato la notte in una lunga veglia
e il giorno ha stabilito sia un grumo di luce.

Aspettiamoci altro che gelo alla porta
definiamo turni di guardia alle finestre del cielo
rinforziamo gli argini con sacchi e vedette
lui vuole convincerci che aspettare sia un inganno
vuol mettere in giro le voci più oscure.

Ha corrotto le menti e drogato i pochi pozzi
ai bambini racconta di futuri spariti nel nulla
e stare di guardia ai fienili non basta.

Le speranze dei sogni vuol far credere
siano sepolte come gelidi semi
nella terra glaciale indurita dal vento.

Francesco Tontoli