Tutto questo azzurro raro cielo d’inverno
mi ha costretto a vegliare sulla luce
e l’orizzonte
sopra le case della città
e godermi la vista
delle antenne e dei panni stesi.
È come raccogliere e conservare i raggi
piantare un albero su quella montagna lontana
avvicinare agli occhi i frammenti
delle grandi gru del porto
e dire ai gabbiani
di allungare lo sguardo
sul mare così distante.
Non mi resta che fremere
di quella piccola gioia che ci prende
quando si è sazi senza aver mangiato
canticchiando un grazie
una preghiera arcaica e passeggera
comunicare al citofono
attraverso lo strato denso
delle trasmittenti che affollano i tetti
il proprio incontenibile esserci.
Francesco Tontoli