Era un amico partito il plumbeo mattino,
fra la polvere accumulata di questi libri.
Dove è finito il petalo di sangue
sotto la mano del vento?
La nebbia del cuore e poi ti rivedo,
fra te e me c’è sempre inverno.
In quale rifugio starai tranquillo
come una noce nel suo guscio?
Vado solitario come un fiore nel bosco
dove l’erba gioca, i tuoi passi
al mio posto. La luce che scende
una dolce promessa più grande del mare
quel cielo che mi appare.
È il peso del tuo manto svegliandosi
la città, una donna piange di felicità
cantando al sole una canzone,
più antica e forte di ogni mia passione.
*
Parlami di te, dea d’oriente, il vento caldo
terra rossa di Costantinopoli, esule del tempo, cercando la
rotta di Istanbul.
Stella che si abbarbica sulle Chiese
d”oro e canti infiniti, scintillando fra i grandi cedri e la sabbia
cocente del perdono.
Racconta le pietre antiche di Megara
quando il Bosforo irrompe come cielo
azzurro fino al Corno d’oro fra lingue
e volti dimenticati.
Terra di mercanzìe e tramonti rosa, del mondo una sola
immensa prosa.
*
Appunti di viaggio
Dimenticare le antiche vie
piovendo dal cielo la meraviglia
di una certezza. Fra rumori e
clacson, il vólto materno roseo
come raggio di sole nella folla
dei colori.
Suonavano le pupille del cielo
e l’ombra si specchiava a trotto
fra sbuffi di nuvole sulla nuda terra.
E indifesa rideva tra la parata
dei superstiti, nel luogo di nessuno
dove ci lasciammo.
*
Appunti di viaggio
Se ieri è questo presente
nel solco delle mani
si consuma l’esistenza.
E corre così
da sponda a sponda
nell’antica luce precipitata,
l’alba sui vetri.
Se breve è la notte
il calore che davi,
somiglia al silenzio
la scia della memoria.
*
Sogno
Se la notte ha un vólto
è il tragitto di uno scandalo
nelle sere d’agosto
il mare dei suoi occhi,
le lunghe serate
in compagnia, coi libri
ricordati delle storie
al tavolo di un bar.
Se la notte ha un vólto
è la promessa del
ricordo, un lungo
dimenticarsi che
sfiorisce al cuore,
la primula sbocciata
forse il primo amore
nascosto il primo bacio
labbra tutto ardore.
*
Il tempo mi educò al dolore
al gesto sacro del silenzio mentre
le insistenti correnti del reale
s’addensavano nella mano
rovesciata.
Né ebbi garanzie d’esistenza
per il mio corpo
se non dove si srotolava
la grazia casuale che ha
scelto la forma delle mani.
E continuo a ripetere
i miei momenti più lontani
l’infanzia, l’incosciente pubertà,
l’incertezza di sempre.
*
Appunti di viaggio
Quel cielo era sopravvivenza
dei caduti quando l’amore esitava
e dietro le nuvole appariva
il suo vólto, il profumo di terra
bagnata distante da me stesso.
Era dicembre coi suoi paradigmi
della solitudine e dell’amore.
Le serrande dei bar appena
alzate e la promessa di
un peccato nascosta dietro
i banconi.
Fu l’aria tagliente, annuncio
della tua voce a battere
il tempo, quello dei sogni,
addormentata la città
al male lasciato risorgere.
*
Terra d’esilio la parola del libro
la trama passata, staccata dal
suo fiore. Ostinato amore tornare
laggiù, i padri dicevano del tempo
inciso sulla pelle.Tu sei nelle pietre
cammino nel deserto dove cresce
la follia, il sangue ribelle avevano
le parole, violenza della luce che
non muore.
*
Io credo nei venti, nelle lunazioni
che orientano il passo, disgiunto
l’essere dalla sua essenza.
Da nord soffia forte sull’oceano
dilagando al cuore quella voce
che a stento ricordo.
Io credo ai vólti, a ciò che sussurra
l’incomunicabile, la stella ininterrotta
che non dà tregua se la luce
accede alla storia degli avi.
Da qui ti vedo ancòra, origine
del moto che spodesta il giorno
correndo alla fine, miraggio d’infinito
sottratto alla parola.
Domenico Setola
