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LIMINA MUNDI

~ Per l'alto mare aperto

LIMINA MUNDI

Archivi tag: Giancarlo Baroni

Giancarlo Baroni, “Il mio piccolo bestiario in versi”, puntoacapo Editrice, 2025.

20 lunedì Ott 2025

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Segnalazioni ed eventi

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Giancarlo Baroni, Il mio piccolo bestiario in versi

 

Prefazione di Mino Petazzini, postfazione di Alfredo Rienzi.

Illustrazione in copertina di Vania Bellosi

 

PRIMA PARTE: ANIMALI IN VERSI

Da bambino preferivo le figurine degli animali a quelle dei calciatori; la passione continua. Qualche anno fa ho immaginato che la mia pagina facebook fosse una piccola Arca di Noè dove, ogni settimana, entrava un animale descritto nei versi di poeti italiani contemporanei; da lì ha origine questo mio piccolo bestiario in versi.

La poesia di Saba A mia moglie inizia così: «Tu sei come una giovane, / una bianca  pollastra»; i primi due versi de La capra recitano: «Ho parlato a una capra. / Era sola sul prato, era legata»; la poesia La gatta dice: «La tua gattina è diventata magra. / Altro male non è il suo che d’amore». Testi che mantengono una freschezza che il tempo non altera. Alla fine degli anni Quaranta, Saba scrive una raccolta intitolata Uccelli, titolo anche della seguente lirica dove manifesta tutto il suo amore per le creature alate: «L’alata / genia che adoro – ce n’è nel mondo tanta! – / varia d’usi e costumi, ebbra di vita, / si sveglia e canta». Segue nel 1951 Quasi un racconto, che contiene Dieci poesie per un canarino; scelgo la prima dalla giocosa ironia.

A un giovane comunista

Ho in casa – come vedi – un canarino.
Giallo screziato di verde. Sua madre
certo, o suo padre, nacque lucherino.

È un ibrido. E mi piace meglio in quanto
nostrano. Mi diverte la sua grazia,
mi diletta il suo canto.
Torno, in sua cara compagnia, bambino.
[…]

(Antologia del Canzoniere, Einaudi, 1966)

Gli animali da sempre appassionano i poeti e ispirano i loro versi. Penso a due indimenticabili e celebri poesie di Montale: Upupa, ilare uccello calunniato e L’anguilla. L’upupa venne pubblicata nel 1925 in Ossi di seppia. Il fotografo Ugo Mulas scattò nel 1970 un famoso ritratto, in bianco e nero, di Montale: inquadrati di profilo, il poeta e l’uccello (imbalsamato) “calunniato dai poeti” si guardano intensamente, come se
l’uno si specchiasse in qualche modo nell’altro, come se dividessero con amichevole complicità la scena. L’anguilla fu pubblicata su rivista nel 1948 e ne La Bufera e altro nel 1956; scrive Francesco Zambon nella Premessa del volume L’iride nel
fango (Pratiche editrice,1994): «La critica è pressoché unanime nel giudicare L’anguilla uno dei vertici assoluti della poesia di Montale e di tutta la poesia italiana del Novecento»:

L’anguilla

L’anguilla, la sirena
dei mari freddi che lascia il Baltico
per giungere ai nostri mari,
ai nostri estuari, ai fiumi
che risale in profondo, sotto la piena avversa,
[…]

Il cane, il gatto, il pesce rosso, il riccio, lo struzzo, la lince, la pecora, il maiale, la volpe, la mucca, il pollo, il leone, l’oca, il passero, la gallina, la capra, la medusa, la tigre, l’elefante, la tartaruga, il cammello, il bradipo, la chiocciola, il pellicano, il
serpente, il piccione, la locusta, il pappagallo, la scimmia, il camaleonte, il panda, l’orso, la foca, lo scarabeo, il delfino, il lemure, la giraffa, il gufo, il rospo, la balena, sono gli attori e i titoli delle quaranta poesie com rese nella raccolta di Gabriele Galloni Bestiario dei giorni di festa. La maggior parte dei testi è composta di tre versi endecasillabi, il primo fa rima con il terzo. Uscito postumo nel 2020, il libro è stato stampato dalle Edizioni Ensemble con una nota critica di Ilaria Palomba.

Il camaleonte

Somiglia sempre a quello che non è.
A volte è un albero, a volte un’altra bestia –
di notte capita che sembri me.

[…]

Per quanto mi riguarda, ho composto parecchi versi sugli animali, preferibilmente sui volatili. A questi ultimi ho dedicato un libro intitolato I merli del Giardino di san Paolo e altri uccelli. Questa poesia racconta invece di bestioni estinti:

Dinosauri

Il meteorite si presentò
senza concedere alla terra
il tempo per riflettere. La voragine
si spinse così lontana
da impedire alla vista di abbracciarla.
Si alzava un muro polveroso
che faceva supporre cominciasse

da capo la creazione.
Nei dintorni i rettili
morivano soffocati, dinosauri erbivori
scambiarono l’apocalisse
per l’incedere di una specie
colossale di Tirannosauro.

(Cambiamenti, Mobydick, 2001)

[…]

Fra le varie poesie ispirate a Erba dagli amati gatti, quella che prediligo è la seguente:

Il gatto archeologo

a Francesca
[…]

Forse anche il gatto dei Fori
ode con sue lunghe vibrisse
quel che raccontano le pietre
sotto i cieli di tante stelle fisse.

È notte: il gatto archeologo
parte per ricerche di storia romana
ormai nutrito dalle pie donne
nelle aiuole tra archi e colonne.

(Tutte le poesie, Oscar Moderni Mondadori, 2022)

Il critico e poeta Paolo Polvani ha dedicato ai gatti poesie disseminate in diverse raccolte. Questa, dove una gatta innamorata canta alla luna, credo sia inedita:

La gatta per tutta la notte ha cantato

Affacciata sul tetto come a un davanzale
la luna ascoltava. La gatta per tutta la notte
ha cantato. Un richiamo ardente, una lama
di fuoco. Nel vicolo scuro implorava.
Il pozzo del silenzio ne vibrava.
Gli alberi smuovevano le chiome in un sussulto lieve.
La gatta era una piccola dea del buio,
delle finestre chiuse, gorgheggiatrice dolorosa,
assoluta sposa, perfetta dispensatrice
di promesse, voce di tutti i gatti antenati in lei,
geometrie di occhi, vibrisse, la coda voluttuosa,
un calcio negli stinchi del pudore,
una messa cantata dell’amore.

 

SECONDA PARTE: ANIMALI FANTASTICI

Il Basilisco re dei serpenti

Nel libro ottavo della Storia naturale, dedicato agli animali terrestri, Gaio Plinio Secondo scrive (traduzione e note di Elena Giannarelli, Einaudi, 1983) a proposito del serpente basilisco: «non è più lungo di dodici dita e lo si riconosce per una macchia bianca sulla testa, a mo’ di diadema. Col suo sibilo mette in fuga tutti i serpenti, e non muove il suo corpo, come gli altri, attraverso una serie di volute, ma avanza stando alto e dritto sulla metà del corpo. Secca gli arbusti non solo toccandoli, ma col suo
soffio, brucia le erbe, spezza le pietre: tale potenza ha questo pericoloso animale. Una volta, così si credette, un esemplare fu ucciso da un uomo a cavallo con un’asta e dal veleno salito attraverso di essa non soltanto il cavaliere, ma anche il cavallo furono annientati». Se anziché con un drago San Giorgio, in groppa al suo destriero, si fosse scontrato con un basilisco trafiggendolo, non sarebbe uscito trionfante e vivo dallo scontro. Oltre al nefasto potere di inaridire e intossicare tutto quanto lo circonda, gli viene attribuito anche quello di uccidere con lo sguardo. Vengono immediatamente alla memoria le tre Gorgoni della mitologia greca che pietrificano chi le guarda. Una di loro è Medusa; Caravaggio nel 1598 (opera custodita alla Galleria degli Uffizi) la raffigura così: sguardo sconvolto e allucinato, bocca spalancata in un urlo di disperazione e di dolore, un groviglio impazzito di serpi attorcigliato attor-
no a testa e faccia, un fiotto di sangue che sgorga copioso dal collo dopo che Perseo glielo ha mozzato. Animale ibrido (testa, zampe e ali da gallo; coda di serpente), il basilisco nasce da un uovo di gallo covato da un serpente, da un drago o da un rospo. Vittore Carpaccio, nel dipinto San Trifone ammansisce il basilisco (Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, a Venezia), lo dipinge però, nel 1507, come una be-
stia a quattro zampe di taglia media con la testa e le orecchie da asino, corpo leonino, ali di uccello e coda serpentesca. D’altra parte gli animali fantastici subiscono nell’immaginario individuale e collettivo cambiamenti evidenti, ad esempio le Sirene, come ho già detto, vengono pensate inizialmente come donne uccello e successivamente come donne pesce. San Trifone non è il solo capace di placare il basilisco, anche il vescovo San Siro, a Genova, lo rende innocuo. Affronta, armato del solo pastorale, un basilisco che si nasconde dentro un pozzo da dove ammorba l’aria e lo allontana verso il mare. Poco distante dalla chiesa dedicata al Santo, su una
lapide marmorea in latino è scritto: «Qui è il pozzo dal quale il Beatissimo Siro Arcivescovo di Genova fece uscire il terribile serpente di nome Basilisco». Anche se non possiede stazza e mole del drago, il basilisco, grazie al suo straordinario veleno nocivo e letale, è considerato il “basileus” (il re) dei serpenti. Scrivono Jorge Luis Borges e Margarita Guerrero nel Manuale di zoologia fantastica (Einaudi, 1962, traduzione di Franco Lucentini): «Ai suoi piedi cadono morti gli uccelli e imputridiscono i frutti; l’acqua dei ruscelli a cui s’abbevera rimane avvelenata per secoli. […] L’odore della donnola lo uccide. Nel Medioevo, si diceva che l’uccidesse il canto del gallo; e i
viaggiatori esperti si provvedevano di galli per attraversare contrade sconosciute. Altra arma era uno specchio: il basilisco è fulminato dalla sua propria immagine».

Giancarlo Baroni, “Il mio piccolo bestiario in versi”, puntoacapo Editrice, 2025.

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Giancarlo Baroni, “I nostri gatti esenti da difetti”, Grafiche Step editrice, 2024.

07 lunedì Ott 2024

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Segnalazioni ed eventi

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Giancarlo Baroni, I nostri gatti esenti da difetti

 

Illustrazioni di Vania Bellosi ed Elena Bertoncini
Copertina di Alberto Zannoni
Prefazione di Fabrizio Azzali

 

Prefazione

Chi non ha mai guardato in quegli occhi,
non ha mai visto nulla di divino
(Anna Maria Ortese)

 

I Gatti che stanno in questo libretto sono davvero speciali. Ma tutti i Gatti lo sono. Chi ha convissuto con uno di loro e ne è stato adottato per segreta affinità elettiva lo sa. Gli altri animali sono animali e basta, il Gatto no, lui è un’altra cosa, è un po’ parente della Sfinge e ci propone da sempre gli stessi enigmi. È però più antico della Sfinge e forse rammenta cose che essa ha dimenticato. Perché, già gli Egizi lo sapevano, è della stirpe degli dèi e forse per questo sa vedere nel buio, là dove gli occhi umani sono inutili. Il Gatto è imprevedibile e misterioso, affine alle cose inconoscibili, e ci insegna così la variegata imprevedibilità della vita e il mistero che ci avvolge. Cosa osserva quando si siede così, immobile, all’apparenza perso nei suoi “pensieri”, o forse “a sognare ad occhi aperti”? Credo stia guardando dentro, guarda la trama dell’esistenza che fluisce attraverso di lui; sta osservando segrete relazioni, lo svolgersi di vite dentro alle vite, di mondi dentro ai mondi; ascolta la dolce canzone della trama dell’essere, che lo rassicura del ruolo che svolge ogni forma animata e della bellezza senza fine. Ma il Gatto sa pure essere ironico e sottile, quasi alla stregua di Groucho Marx, come dimostra la gatta un po’ sovrappeso che abita da me e che, al posto dei topi forse ormai irraggiungibili, continua a posare sullo zerbino di casa le pigne: tanto la differenza è trascurabile e io fingo di non notarla… Superfluo tentare di fare del Gatto un nostro possesso, imporgli un nome e illudersi che risponda al richiamo: lui non conosce la servitù e risponde solo al nome che si è scelto e che nessuno conosce. Solo quelli che, leggeri e indecifrabili, si muovono a passi felpati tra le pagine della letteratura (e di questo gioioso volumetto) tollerano un nome e diventano, sontuosamente, Murr, Behemot, Pluto, Zorba…Max. Davvero, senza alcun dubbio i Gatti sono creature eccezionali, sono proprio esenti da difetti.

Fabrizio Azzali

 

Il gatto che cammina sulle stelle

Il gatto camminava sulle stelle
saltava dall’una all’altra
a volte fingeva di cadere
aggrappandosi con una zampa

le stelle applaudivano entusiaste
il gatto miagolava contento
ai bambini e ai gatti
le avventure non fanno spavento.

 

Il nostro gatto

Vede nel buio
cammina nel silenzio
risuonano i suoi ronf
nell’universo

la coda batte
sul gong dei veri affetti
il nostro gatto esente
da difetti.

 

Colori naturali

Un gatto soriano
occhi gialli
nell’erba verde

osserva
un merlo nero
becco arancio

il felino si slancia
il merlo si alza
baruffa celeste.

 

Lui

Intensamente
mi fissa questo gatto
lui sa chi sono.

 

Testi tratti da Giancarlo Baroni, “I nostri gatti esenti da difetti”, Grafiche Step editrice, 2024.

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Intervista a Giancarlo Baroni: Come lucciole nel buio

12 lunedì Giu 2023

Posted by Deborah Mega in Interviste, LETTERATURA

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Come lucciole nel buio, Giancarlo Baroni, saggio

 

Questa intervista appartiene ad un’iniziativa del blog Limina mundi che intende dedicare la propria attenzione alle pubblicazioni letterarie (romanzi, racconti, sillogi, saggi ecc.) recenti, siano esse state oggetto o meno di segnalazione alla redazione stessa. Ciò con l’intento di favorire la conoscenza dell’offerta del mercato letterario attuale e degli autori delle pubblicazioni.

La redazione ringrazia Giancarlo Baroni per aver accettato di rispondere ad alcune domande sulla sua opera: Come lucciole nel buio. Dieci riflessioni sulla vita e sulla letteratura. (puntoacapo editrice, dicembre 2022, p. 81).

  1. Ci parli della tua pubblicazione?

 

Il libro comprende, come dice il sottotitolo, dieci riflessioni sulla vita e sulla letteratura. È diviso in due sezioni, la prima è intitolata Un cannocchiale nel buio e la seconda Una incerta beatitudine. Ogni sezione è composta da dieci saggi. Li elenco: Un senso arriverà; Il cannocchiale puntato sul buio; L’enigma della chiarezza; Post tenebras spero lucem; La menzogna di Ulisse; La faticosa necessità della scrittura; La beatitudine incerta dei poeti; Realtà / Poesia; Classicisti, realisti ed ermetici nella poesia in lingua italiana del Novecento (Tracce, ipotesi e indizi); Sui romanzi di idee.

La prefazione intitolata Il piacere dell’analogia è del critico Elio Grasso.

   

  1. Pensi che sia necessaria o utile nel panorama letterario attuale e perché?

 

Come lucciole nel buio nasce da un lungo lavoro di riscritture e approfondimenti, di ripensamenti e rifiniture, di scavo e di lima. In una intervista Beppe Fenoglio confidava: «La più facile delle mie pagine esce spensierata da una decina di penosi rifacimenti»; mi identifico in queste parole. Il mio libro si confronta in maniera comprensibile ed essenziale con temi complessi e universali: l’esistenza e il suo contrario, la conoscenza e il mistero, chiarezza e oscurità,  verità e menzogna, realtà e poesia, vita e scrittura…

È un testo da leggere e consultare senza fretta. Numerosi gli artisti, gli scrittori e soprattutto i poeti con i quali dialogo e che mi donano spunti, stimoli, frasi memorabili.

 

  1. Quando e in che modo è scoccata la scintilla che ti ha spinto a impegnarti in questa opera? In altri termini qual è la sua genesi?

 

Nel 2023 ho compiuto 70 anni; nella Nota che chiude il libro ironicamente ho scritto: « Cari lettori qui trovate buona parte di quello che ho imparato. È poco a settant’anni? Un proverbio dice “piuttosto che niente (è meglio) piuttosto”».

 

  1. La copertina. Chi, come, quando e perché?

 

In copertina un particolare del dipinto di Cezanne Le mele e le pere. La trovo elegante. Bravo l’editore che l’ha scelta.

 

  1. Come hai trovato un editore?

 

Nel 2020 ho pubblicato, sempre con “puntoacapo”, una raccolta di versi intitolata I nomi delle cose; con l’editore mi sono trovato bene, ho continuato il rapporto.

 

  1. A quale pubblico pensi sia rivolta la pubblicazione?

 

Adopero un linguaggio il più possibile nitido, levigato, trasparente, chiaro; spero che queste caratteristiche rendano il libro gradevole e comprensibile.

 

  1. In che modo stai promuovendo il tuo libro?

 

Lo propongo prevalentemente a riviste, siti letterari, blog, a persone e critici che credo possano essere interessati.

 

  1. Qual è il passo della tua pubblicazione che ritieni più riuscito o a cui sei più legato e perché?

 

Scelgo un brano che spiega il significato del titolo e l’essenza del libro: « Ci sono dei momenti, degli istanti in cui proviamo la sensazione di essere vicini alla verità: una intuizione come un lampo, una visione magica di qualcosa di più profondo e di più nascosto. Come i bagliori delle lucciole rimandano a una luce primigenia da cui sembrano originare, così le nostre illuminazioni passeggere sembrano per un attimo collegarsi a una verità più ampia e universale. Cerchiamo di afferrare quelle intuizioni e trattenerle, ma di solito riottose sbiadiscono come al risveglio certi sogni che durante la notte ci erano apparsi incredibilmente nitidi.

 

  1. Che aspettative hai in riferimento a quest’opera?

 

Sarei contento se venisse letta e apprezzata nelle scuole.

 

  1. Una domanda che faresti a te stesso su questo tuo lavoro e che a nessuno è venuto in mente di farti?

 

Questo mio libro saprà illuminare un angolo di buio?

 

  1. Quali sono i tuoi progetti letterari futuri? Hai già in lavorazione una nuova opera e di che tratta? Puoi anticiparci qualcosa?

 

Qualche mese dopo Come lucciole nel buio. Dieci riflessioni sulla vita e sulla letteratura ho pubblicato, ancora con “puntoacapo”, un breve testo (neppure 50 pagine) intitolato A occhi aperti sogno di essere un castoro. Alcune cose che posso dire di me (2020-2022). Se si trattasse non di un libro ma di un 45 giri direi che le “lucciole” costituiscono la facciata A e i “castori” quella B dello stesso disco. Facciate separate ma complementari: da un lato la mia parte prevalentemente meditativa legata al pensiero, dall’altra quella principalmente emotiva legata all’esistenza. Due parti alla ricerca di una precaria completezza.

 

Giancarlo Baroni

 

Abito a Parma dove sono nato nel 1953. Ho pubblicato due romanzi brevi, qualche racconto, un testo di riflessioni letterarie e sette libri di poesia. Le ultime tre raccolte di versi: I merli del Giardino di san Paolo e altri uccelli (Mobydick editore, 2009; nuova edizione illustrata e ampliata, Grafiche STEP Editrice, 2016, prefazioni di Pier Luigi Bacchini e Fabrizio Azzali), Le anime di Marco Polo (Book Editore, 2015), I nomi delle cose (puntoacapo editrice, 2020).  Ho coordinato, assieme al poeta Luca Ariano, l’antologia Testimonianze di voci poetiche. 22 poeti a Parma (puntoacapo editrice, 2018). Il Dizionario critico della poesia italiana 1945-2020, curato da Mario Fresa e pubblicato nel 2021 dalla Società Editrice Fiorentina, contiene una scheda critica scritta da Giuseppe Marchetti; sono inoltre presente nel saggio di Paolo Briganti Dopo l’Officina. Poesia da ieri a oggi (Storia di Parma, Le lettere, Monte Università Parma Editore, 2012). Nel 2009, 2010 e 2011 ho letto a «Fahrenheit» (Rai Radio 3) diverse mie liriche, alcune in occasione del Festival della Filosofia di Modena. Ho scritto quasi trecento recensioni, la maggior parte pubblicate nella pagina culturale della «Gazzetta di Parma» a cui ho collaborato per vent’anni. Mie poesie sono presenti in siti, blog, riviste cartacee e on line, antologie. Un’ampia e significativa scelta dei miei versi si trova in «Ossigeno Nascente. Atlante dei poeti contemporanei».  Sul sito letterario «Italian Poetry» le poesie sono accompagnate da una traduzione in lingua inglese del poeta Max Mazzoli. Diverse altre sono state tradotte in francese, in blog riviste e antologie, dalla poetessa Marilyne Bertoncini. Sulla rivista on line «Pioggia Obliqua. Scritture d’arte» curo una pagina intitolata Viaggiando in Italia; collaboro a «Margutte. Non-rivista on line di letteratura e altro». Miei testi e foto sulle città italiane appaiono sulla rivista cartacea «dalla parte del torto». Poeta per passione e fotografo per diletto, ho pubblicato, fuori commercio, quattro piccoli libri fotografici: Sguardi dell’arte, Bologna, Due volti di Parma e Foglie senza rami. Del 2020, anch’esso fuori commercio, è il volume di poesie e fotografie Il colore del tempo (Quaderni della Fondazione Daniele Ponchiroli, a cura di Gabriele Oselini, prefazione di Fabrizio Azzali). Recentissimi sono i volumi Come lucciole nel buio. Dieci riflessioni sulla vita e sulla letteratura  e A occhi aperti sogno di essere un castoro. Alcune cose che posso dire di me (2020 – 2022), stampati entrambi da puntoacapo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Giancarlo Baroni, “I nomi delle cose”, puntoacapo Editrice, 2020.

10 lunedì Mag 2021

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Segnalazioni ed eventi

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Giancarlo Baroni, I nomi delle cose

 

I battesimi del conquistatore

Montagne laghi fiumi
mano a mano che procede li battezza
con i nomi della sua lingua.

Da domani sarà proibito
chiamare le cose in un altro modo.

*

Come fantasmi furiosi

Depositando per primi una manciata di terra
o spargendo dei fiori
si deve seppellire chi ci è caro,

accertarci che la voragine l’accolga.
Arriverà altrimenti
come un fantasma furioso ad insultarci

per l’ingiustizia subita perché morti
quanto lui all’opposto
gli siamo sopravvissuti.

*

Corre l’anima dentro la stanza

Volevi scavalcare le sbarre
del letto dove giacevi
il cervello impartiva l’ordine
il corpo non lo eseguiva

gesti di fuga accennati
dai piedi e dalle mani.
Da quando ti sei placato
corre l’anima dentro la stanza.

*

Nora

Sono file di piante i tuoi pensieri
che l’aria inutilmente scuote.
Con cautela accetti che ti sfiorino gli affetti.
Vivi appartata.

Niente più mi preoccupa
niente e nessuno, nemmeno…
Solo a te stessa spieghi
agli altri concedendo poche allusioni.

Che ti è successo, Nora? Un tempo
scuri e brucianti i tuoi occhi ora perduti.

*

Davanti all’Altare di Grunewald
(pregano i malati accolti nell’ospedale di Isenheim)

Cristo qui sei per noi fratello nel dolore
hai le labbra spalancate ma non riesci
per il tormento a urlare
le spine conficcate nella testa

i piedi rattrappiti parlano del tuo strazio
vedi con gli occhi chiusi e sai
il male che proviamo come il tuo
calvario è la nostra vita quotidiana

ustiona la pelle il fuoco
della lebbra ferite croste e piaghe
sono uguali alle tue ci specchiamo
nel divino sacrificio che lenisce
le nostre sofferenze.

*

La morte di Caravaggio

Al posto delle mele bacate
di grappoli bianchi e rossi
del fico maturo che mostra
il viola della polpa

la cesta di frutta contiene
la testa del Battista. Firmo col sangue
il mio autoritratto.

*

Artemisia Gentileschi
(6 maggio 1611)

Affondo la lama nel collo
il sangue imbratta la sua barba

Agostino aggrotta la fronte digrigna i denti
la luce nelle pupille si spegne.

 

 

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Il blog LIMINA MUNDI è stato fondato da Loredana Semantica e Deborah Mega il 21 marzo 2016. Limina mundi svolge un’opera di promozione e diffusione culturale, letteraria e artistica con spirito di liberalità. Con spirito altrettanto liberale è possibile contribuire alle spese di gestione con donazioni:
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