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LIMINA MUNDI

~ Per l'alto mare aperto

LIMINA MUNDI

Archivi tag: Luigi Finucci

Versi trasversali: Luigi Finucci

10 lunedì Giu 2024

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Tag

Luigi Finucci, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

LUIGI FINUCCI

 

Atomi, si muovono

nello spazio imitando

un perpetuo sodalizio.

 

Il caso vorrà, nell’istante

imprecisato, che si formi

un assioma complesso.

Vita. Senza bisogno alcuno

di definizione.

 

*

Europa, nei pressi di Giove

 

 C’è un’ Europa lontana

dai nostri fardelli, distante.

L’ acqua è protetta

la vita tenta di proteggersi.

È una mano.

 

Tende all’universo

invecchia senza farlo.

Grida la sua presenza.

Una solitudine rappresa

da forma liquida, un giorno

senza chiedere il permesso

alle leggi primordiali

diverrà solida.

*

Arba Minch, Etiopia

  

La vocazione ha il volto scuro,

l’ho vista all’età di dodici anni

scorrere sul vetro, due goccioline

divenire una. Arrivare fino in fondo

veloce, un po’ più grande.

L’ho ritrovata in una scuola etiope

asciugarsi sul mio dito medio.

Stessa molecola, due atomi di idrogeno

e uno di ossigeno.

Acqua, leggermente salata.

Le scapole erano evidenti, contorni

precisi e al tocco, quasi come solchi.

Le mosche non erano fastidiose

come le ricordavo.

 

Ho moltiplicato le emozioni

le ho divise per il numero di costole

ho sommato il numero di battiti

infine, sottratto i giorni perduti.

Il risultato è stato uno zero.

*

Della gentilezza ho scorto

quattro gradini sotto l’uscio

di una via nascosta. Si è chinata

così in basso da fondersi

con una ciotola colma d’acqua.

Solo un cane si è presentato

ad accogliere il gesto: la vita

è sembrata così lenta

da non ricordare

l’incessante noia

della notte e del giorno.

*

Nel caos della mia mente,

ho assistito a scene da manicomio.

 

Un giorno ho sputato la medicina

ed è stato lì che ho visto una porta piccola.

Aveva i capelli neri, sembrava ferita dalla vita:

cinque punti di sutura nei pressi del cuore.

Abbiamo provato a fuggire tutte le sere

con le mani, ci siamo illusi. Con la dolcezza

dei primi occhi.

 

Ora, c’è molta stanchezza. Le venature sono più evidenti

sembriamo vecchi. Una cosa è certa, abbiamo provato

a salire sui rami dell’amore.

Caduti, le ossa si sono frantumate con la realtà.

Eppure le mani hanno trovato il modo di sfiorarsi, le mani.

*

Quando muore un figlio,

non si è più soli. Un coltello

piantato nel fianco. Nessuno

che sappia il nome. Un giorno

il dolore diventerà troppo grande,

la caduta inevitabile.

 

Lì,

si cambia e si smette

di dare risposte.

Le lacrime vengono inghiottite,

entrano nel corpo:

il cammino è un uccello

a cui non è stato insegnato

a muovere le ali.

*

Non sono mai stato in grado

di essere padre. Ho fallito

ogni sera, lontano dai sogni

dalle increspature violate.

La colpa più grave è

che nessuno se ne accorge.

Solo mio figlio porta il peso

delle mancanze, e vive

un incubo che si ripete.

 

Un giorno sopraggiungerà la morte

il cuore scoppierà, perdendo

il dono più sacro.

Forse, uno specchio

a maledire un’abitudine

che ha relegato a prigione

le possibilità di tenerezza.

 

Luigi Finucci, testi tratti da La prima notte al mondo, Seri Editore, 2024.

 

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Luigi Finucci, Inediti

27 lunedì Giu 2022

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Poesie

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Tag

Inediti, Luigi Finucci

by Grégoire A. Meyer

 

#1

 

La prima notte al mondo

ho piazzato una tenda al Polo Nord.

 

La luce lunare splendeva ovunque

e il ghiaccio si scioglieva

solo in determinati punti.

 

Ero spoglio e sotto di me

le foche nuotavano aspettando

il mio essere cacciatore.

 

Il silenzio d’altronde

non si può ricordare.

 

#2

 

La percentuale che un meteorite

colpisca la terra è lontana

dal nostro vivere quotidiano.

 

Acqua solida che vaga nello spazio

può essere pericolo e opportunità:

porta con sé vita e morte.

 

L’impatto è la decisione definitiva

che una specie debba smettere

di esistere, e un’altra nascere.

 

Non dovrebbe essere lasciato

al caso. Così la fede è l’unico

appiglio che difende dal caos.

 

#3

 

La gravità è una cosa che fa pensare,

fa compagnia per tutta la vita.

La senti sulle spalle eppure non grida.

 

È un’ombra silente, una catena e una piuma:

lancia uno sguardo o una palla e

prima o poi li troverai a terra. Qualcuno

ha detto che oltre lo spazio si annulla

ma chi può dirlo?

 

Forse un pesce o la memoria. A detta d’uomo

sulla luna non si sente, ma c’è,

così leggera che non fa rumore.

Non lascia soli nessuno

nemmeno una barca alla deriva.

 

#4

 

Tra gli anelli di Saturno c’è una distanza

come gli elettroni di un atomo.

 

Procedono intatti in tondo

attratti da un nucleo,

senza sentire la disperazione

tutta intorno, buia e infinita.

 

Sulla superficie, la temperatura

arriva a centinaia di gradi

sotto lo zero e la vita

non riesce ad imporsi.

Per fortuna dico,

una solitudine così

non sarebbe sopportabile,

nemmeno da un batterio.

 

Eppure l’occhio umano

reputa questo pianeta

tra i più belli. Solo da lontano

da molto lontano, mi ripeto.

 

#5

 

Nel caos della mia mente,

ho assistito a scene da manicomio.

 

Un giorno ho sputato la medicina ed è

stato lì che ho visto una porta piccola.

Aveva i capelli neri, e sembrava ferita dalla vita:

cinque punti di sutura nei pressi del cuore.

Abbiamo provato a fuggire tutte le sere

con le mani, ci siamo illusi. Con la dolcezza

dei primi occhi.

 

Ora , c’è molta stanchezza. Le venature sono più evidenti

e sembriamo vecchi. Una cosa è certa, abbiamo provato

a salire sui rami dell’amore.

Caduti, le ossa si sono frantumate con la realtà.

Eppure le mani hanno trovato il modo di sfiorarsi, le mani.

 

#6

 

E’ nato un bambino sulla terra,

tutti  hanno descritto

l’evento come consueto.

 

Un essere piccolo scaraventato

su un globo sparso in un

indefinito spazio nero:

una catastrofe vista da fuori

diventa un miracolo.

 

Tutto il senso si racchiude

in una stanza di ospedale.

Il nascituro numero due

del venti aprile duemilasedici

non proviene dalla matematica.

 

L’unico comandamento a cui

appellarsi, è che l’uomo

assomigli ad un fiore.

Il fiore non  reclama il diritto

di possesso, ma di dono.

 

 

NOTA BIOGRAFICA

Luigi Finucci pubblica due libri di poesia: Le prime volte non c’era stanchezza – Eretica edizioni nel 2016 e Il Canto dell’Attesa – Ladolfi Editore nel 2018. Ha poi pubblicato anche tre libri per bambini, in rima, per la Giaconi Editore: L’aspirante Astronauta, Il paese degli Artigiani e Il mondo di sotto. Collabora con alcune riviste e alcune sue poesie sono tradotte in diverse lingue, tra cui il rumeno e lo spagnolo.

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