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Archivi tag: Clelia Lombardo

“Cadere, volare” di Clelia Lombardo, Avagliano Editore, 2020. Nota critica di Anna Maria Bonfiglio.

18 mercoledì Nov 2020

Posted by marian2643 in Consigli e percorsi di lettura, LETTERATURA, Recensioni

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Anna Maria Bonfiglio, Clelia Lombardo

 

Dopo la docustoria La ragazza che sognava la libertà, racconto di un femminicidio per decisione mafiosa, Clelia Lombardo, docente, poetessa e autrice di teatro, esce in libreria con il romanzo Cadere, volare, edito da Avagliano, storia di una giovane donna che si trova a dover affrontare le due realtà più importanti del proprio percorso di vita: l’inizio del viaggio nella concretezza del lavoro scelto e l’incontro con la possibilità di dare una svolta decisiva alla sua vita sentimentale. Nives insegna ai ragazzini di una scuola media di un piccolo paese dell’entroterra palermitano; giovani appena approdati alla prima adolescenza, figli di genitori impreparati alla propria genitorialità e perciò non in grado di indicare strade o trasmettere valori; madri vittime esse stesse di un’educazione retrograda e padri inesistenti, o violenti o invischiati nella minuta delinquenza locale. Un panorama scoraggiante per una giovane professoressa, Nives vorrebbe provare a scalfire l’indifferenza e il disinteresse dei suoi alunni, vorrebbe che potessero traghettare il guado verso l’età adulta consapevoli dell’importanza che può avere lo studio, dar loro la possibilità di vivere in modo migliore. Nella sua vita c’è Salvo, l’uomo di cui si è innamorata e che la ama, vive finalmente con fiducia il sentimento d’amore, dopo incontri vuoti e una prima giovinezza di solitudine affettiva. Poi Salvo le parla di matrimonio. Nell’incipit del romanzo ci troviamo in medias res, da questo punto inizia il racconto che, fra il presente vissuto con i suoi alunni e i loro problemi e gli incontri con l’amato, porterà Nives a ripercorrere la sua dolorosa storia di famiglia e a confrontarsi con un rapporto sentimentale che avverte come “una rete a maglie larghe da cui nella stessa misura l’amore entrava e usciva”.

Cadere, volare è un libro “onesto”, non fa l’occhiolino al lettore trattando questioni di carattere moralistico o pruriginoso, è una storia privata in cui la protagonista si mette in discussione e si pone a confronto con la realtà e con il proprio modo di intendere la vita. Ha creduto di avere trovato il suo ubi consistam nel lavoro e nell’amore, di aver superato la desolata solitudine dell’adolescenza e la morte prematura della madre, ma il passato che torna alla memoria ha perso il gusto amaro e ha portato una languida malinconia. Cosa vuole Nives? Non lo sa bene, sa però che se deve scegliere non deve essere una scelta di comodo o di opportunità, ma piuttosto “la sua scelta”. Sente l’urgenza di vivere in un mondo migliore di quello che le gira attorno, “questo non è il mondo che voglio”, pensa, e non pretende di poterlo cambiare ma di vivere come se ciò fosse possibile. Pensa che Salvo, nel corso di quell’anno in cui si sono amati, ha mostrato dei tratti caratteriali che la inquietano, è rigido, sfuggente, e lei ha paura, di sbagliare, di ritrovarsi sola. Nives ha paura di perdere coloro che ama.

Quello di Clelia Lombardo è uno stile netto, sempre in equilibrio nel tratteggiare il carattere dei personaggi che appartengono a sfere socio-culturali diverse e che tuttavia  si intersecano nel tessuto della storia; l’autrice adotta la forma narrativa della terza persona, mantenendo il giusto distacco nel definire il punto di vista delle varie figure del romanzo colte nei  momenti più significativi del racconto: gli alunni nella loro specificità di creature ancora spaesate in un mondo di cui conoscono solo il volto amaro, Nives nella fase in cui aveva sperato di trovare quel “qualcosa che nessuno può offrire all’altro”, e Salvo fra il desiderio di concretizzare il rapporto con lei e la difficoltà di comprenderne del tutto la sensibilità. Una storia peculiarmente psicologica, che tratteggia finemente i personaggi e si sofferma sulla delicata realtà degli adolescenti e sulle loro problematiche connesse all’ambito sociale cui appartengono. Un romanzo, questo della Lombardo, che la colloca fra le più promettenti narratrici del panorama contemporaneo.

 

Anna Maria Bonfiglio

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Nota critica di Anna Maria Bonfiglio su “La ragazza che sognava la libertà” di Clelia Lombardo, Gruppo Editoriale Raffaello, 2020

10 lunedì Feb 2020

Posted by Deborah Mega in Consigli e percorsi di lettura, LETTERATURA, Recensioni

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Anna Maria Bonfiglio, Clelia Lombardo

È il pomeriggio del 23 settembre del 1983 quando una giovane donna entra in un negozio di articoli sanitari di Palermo e chiede di fare una telefonata; sta componendo un numero telefonico quando un colpo di pistola la colpisce alle spalle, ferita e trasportata in ospedale muore dopo poche ore. L’assassinio viene rubricato come “omicidio a scopo di rapina”, la vittima viene seppellita nel silenzio e i colpevoli restano impuniti. Venti anni dopo il figlio di Lia Pipitone, questo il nome della giovane, riesce, con l’aiuto di un giornalista, a fare riaprire il caso e a portare alla luce la verità di quel crimine che alla fine risulta essere stato ordinato da una cosca mafiosa di borgata e autorizzato dal padre stesso della vittima.

Clelia Lombardo, scrittrice, docente in un liceo di Palermo e da lungo tempo impegnata socialmente per i diritti delle donne, raccontando la storia di Lia mette un tassello importante nel quadro di quelle operazioni che hanno mirato e mirano a liberare le menti giovani da quei lacci patriarcali e mafioseggianti in cui molte famiglie sono ancora impastoiate. La ragazza che sognava la libertà, recentemente premiato al Festival Itinerante Kaos 2019, risulta essere, oltre che un racconto di grande equilibrio narrativo, un testo che molte scuole dovrebbero adottare per far conoscere agli studenti la persistente realtà di chiusura mentale nei confronti delle giovani donne alle quali ancora non si perdona la libera scelta e l’autodeterminazione. Clelia Lombardo sfiora l’argomento con delicatezza, affidando alla storia di Lia il compito di trasmettere il giusto livello di comportamento per l’acquisizione della propria coscienza. Senza volere impartire “lezioni”, l’autrice conduce i lettori verso la riflessione e le deduzioni producendo un effetto didattico di ritorno.

L’io narrante del libro è Caterina, un’adolescente che vive, come tutti gli adolescenti, la realtà del suo tempo, è intelligente, curiosa di conoscere, ma anche timida, e insicura su quelli che vengono definiti “affari di cuore”. Un giorno ascolta casualmente una trasmissione televisiva in cui si parla dell’uccisione di una donna avvenuta venti anni prima e da quel momento inizia a fare pressione sui genitori per sapere di più su quel fatto di sangue che la inquieta. Si mette in moto, allora, un percorso di narrazione costituito sia dai fatti che dai percorsi fisici dei luoghi in cui essi sono accaduti, in modo da avvicinare la ragazzina alla comprensione di una vicenda orribile senza che ne sia totalmente sconvolta. È il primo atto di un’azione “educativa” svolta da due genitori maturi e consapevoli, disegnati dall’autrice con completezza e competenza psicologica, personaggi esemplari anche nella loro debolezza di ex-giovani a cui è mancata l’azione risolutiva dei problemi sociali e civili del loro tempo. Caterina viene un po’ per volta immessa nella realtà vissuta dai propri genitori, comincia a conoscerne il passato, le lotte e le delusioni, prende visione di una parte di mondo costituita da violenza e sopraffazione, in breve viene catapultata emotivamente “nella storia”. Allo stesso tempo si definisce in lei il rapporto con la sua città, Palermo, territorio problematico, ricco di arte e cultura ma depredato e invischiato in trame di sangue.

Ne La ragazza che sognava la libertà Clelia Lombardo narra in prima persona, una scelta impegnativa che potrebbe portare a focalizzare essenzialmente il punto di vista del narratore ma che l’autrice scansa con scaltrezza affidando alle considerazioni di Caterina l’emergere delle due personalità genitoriali, coprotagonisti del racconto. Una scrittura limpida e diretta, dialoghi essenziali, prosa asciutta, una cifra stilistica che conferisce al personaggio di Caterina autenticità e rigore. Correda il libro un report in cui vengono tracciate le storie di alcune figure siciliane, istituzionali e non, vittime di delitti di mafia, un testo d’informazione che aggiunge valore all’opera.

Anna Maria Bonfiglio

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