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LIMINA MUNDI

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LIMINA MUNDI

Archivi tag: Raffaello Sanzio

Punti di vista 3: La Scuola di Atene

23 lunedì Ott 2017

Posted by Deborah Mega in Appunti d'arte, ARTI VISIVE, Il colore e le forme, Punti di vista

≈ Commenti disabilitati su Punti di vista 3: La Scuola di Atene

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Deborah Mega, La Scuola di Atene, Raffaello Sanzio

In un testo narrativo e in una descrizione il punto di vista è il punto di osservazione, la posizione di colui che narra o descrive. Tale descrizione può essere monoprospettica quando esiste un’unica angolazione e pluriprospettica nel caso di descrizioni viste da più angolazioni. Quello di cui vorrei occuparmi in questa nuova rubrica, recuperando alcune reminiscenze scolastiche, è l’analisi e il commento di opere d’arte famose e meno famose che apprezzo particolarmente.

Oggi analizziamo La Scuola di Atene di Raffaello.

La Scuola di Atene è un affresco (770×500 cm circa) di Raffaello Sanzio, databile al 1509-1511 ed è situato nella Stanza della Segnatura, una delle quattro “Stanze Vaticane” che si trovano all’interno dei Musei Vaticani. Rappresenta una delle opere pittoriche più importanti della Città del Vaticano, visitabile all’interno del percorso.

Dopo l’insediamento, papa Giulio II, manifestò il desiderio di non utilizzare gli appartamenti del suo predecessore, Alessandro VI, decorati dal Pinturicchio. Per il nuovo appartamento scelse ambienti al piano superiore dei palazzi vaticani, in seguito noti come Stanze, di cui si progetta in un primo tempo la decorazione dei soffitti, ad opera di un gruppo di pittori provenienti da varie regioni italiane: il Perugino, il Sodoma, Baldassarre Peruzzi, il Bramantino, Lorenzo Lotto e il tedesco Johannes Ruysch. A partire dal 1508 ad essi si aggiunge Raffaello, che comincia a lavorare nella Stanza della Segnatura con il Sodoma e Ruysch.  Colpito dalle prove del pittore urbinate, il papa decise di affidargli l’intera decorazione degli appartamenti. Nel soffitto il Sanzio dipinge le personificazioni della Teologia, della Filosofia, della Poesia e della Giurisprudenza entro tondi che sovrastano le lunette delle pareti mentre in scomparti angolari raffigura l’Astronomia, il Giudizio di Salomone, il Peccato dei Progenitori e Apollo e Marsia. Il fatto che fosse ripreso lo schema decorativo tradizionale delle biblioteche medievali e rinascimentali, che ne rispecchiano l’ordinamento in “facoltà” ha fatto pensare che l’ambiente fosse originariamente destinato a ospitare la biblioteca privata del pontefice, anche se non vi sono documenti in tal senso. La decorazione pittorica si avviò dalla volta, per proseguire alla parete est, dove venne raffigurata la Disputa del Sacramento e a quella ovest della Scuola di Atene. Raffaello e i suoi aiuti vi attesero dal 1509 al 1510.

Non è chiaro quanto fu frutto della fantasia e della cultura dell’artista, pienamente inserito  nell’ambiente colto della curia romana e quanto venne invece dettato dal papa e dai suoi teologi. Durante il sacco di Roma gli affreschi della Stanza della Segnatura subirono danni dai soldati luterani che accesero fuochi, il cui fumo danneggiò gli affreschi e vi tracciarono scritte sulla fascia basamentale che vennero coperte da ridipinture seicentesche. Del dipinto esistono vari studi preparatori superstiti.

L’affresco, inquadrato da un arco dipinto, rappresenta i più celebri filosofi e matematici dell’antichità intenti a dialogare tra loro, all’interno di un edificio ancora incompiuto di grandiose proporzioni, ispirato a esempi tardo-antichi e ai progetti di Bramante per il nuovo San Pietro. Una larga scalinata taglia l’intera scena, al centro è raffigurata una coppia di figure che conversano, identificate in Platone e Aristotele. Una sorta di vasto proscenio favorisce la dinamica articolazione dei gruppi in cui è rispettata la gerarchia simbolica senza tuttavia alterare l’effetto di naturalità della rappresentazione. Le cinquantotto figure presenti nell’affresco hanno sempre sollecitato gli studiosi circa la loro identificazione. Nei volti di alcuni filosofi sono stati riconosciuti i lineamenti di artisti contemporanei: Euclide ha le sembianze di Bramante, Platone quelle di Leonardo, Eraclito quelle di Michelangelo. Raffaello stesso si è ritratto insieme al Sodoma all’estremità destra della lunetta. La presenza di così tanti pensatori di varie epoche evidenzia lo sforzo di arrivare alla conoscenza, alla ricerca razionale, comune a tutta la filosofia antica. Tale rappresentazione è complementare al dipinto della Disputa del Sacramento sulla parete opposta, dove si esaltano la fede e la teologia. I due dipinti rappresentano così la cultura classica e la cultura cristiana. Nel tempo l’opera di Raffaello ha sollecitato innumerevoli interpretazioni: è stata intesa come una raffigurazione della storia del pensiero antico dalle sue origini o anche una rappresentazione delle sette arti liberali con in primo piano, da sinistra la grammatica, l’aritmetica e la musica, a destra la geometria e l’astronomia, e in cima alla scalinata la retorica e la dialettica. L’uomo domina la realtà, grazie alle sue facoltà intellettive, ponendosi al centro dell’universo, in una linea di continuità fra l’antichità classica e il cristianesimo. Nei pilastri che fanno da sfondo alla gradinata su cui si trovano i filosofi, sono collocate due statue, entrambe riprese da modelli classici: Apollo con la lira a sinistra e Minerva a destra, con l’elmo, la lancia e lo scudo con la testa di Medusa. Sotto Apollo si trovano una Lotta di ignudi e un Tritone che rapisce una nereide. Sotto Minerva si vedono invece figure di più difficile interpretazione, tra cui una donna seduta vicino alla ruota dello zodiaco e una lotta tra un uomo e un bovino. Nei medaglioni sotto la cupola sono raffigurati due bassorilievi. Una rappresentazione prospettica così complessa lascia pensare che Raffaello si sia avvalso di uno specialista, forse Bastiano da Sangallo o come riporta Vasari, lo stesso Bramante. È noto però che una delle specialità del Sanzio fosse proprio la prospettiva. Platone, raffigurato con il volto di Leonardo da Vinci, regge il Timeo e solleva il dito verso l’alto a indicare il Bene; Aristotele invece, il cui volto sembra essere quello del maestro di prospettive Bastiano da Sangallo, regge l’Etica Nicomachea e distende il braccio destro per indicare il processo opposto a quello indicato da Platone, ovvero il ritorno dal mondo intellegibile al mondo sensibile. Nella raffigurazione dei due filosofi è stato visto anche un parallelismo con i due apostoli Pietro e Paolo. Tra i filosofi rappresentati alcuni sono chiaramente riconoscibili mentre di altri l’identità è più controversa. A sinistra di Platone, con una tunica verde si trova Socrate, tra i giovani davanti a lui si sono riconosciuti Alcibiade o Alessandro Magno, Senofonte ed Eschine. All’estrema sinistra, Zenone di Cizio vicino a un fanciullo, che regge il libro letto secondo alcuni da Epicuro incoronato da pampini di vite. Pitagora è seduto più avanti, in primo piano, mentre legge un grosso libro. Dietro di lui Averroè col turbante, che si china verso di lui, e un vecchio che prende appunti, identificato con Boezio o Anassimandro o Senocrate o Aristosseno o ancora Empedocle. Davanti si trovano un giovane in piedi di controversa identificazione, Parmenide o Aristosseno. Verso il centro Eraclito, isolato, poggia il gomito su un grande blocco. Il personaggio sulla sinistra, di fianco a Parmenide vestito di bianco e con lo sguardo rivolto verso lo spettatore, è probabilmente Francesco Maria Della Rovere, duca di Urbino e nipote del papa Giulio II.

Negli ultimi anni si è identificata questa figura con Ipazia, matematica di Alessandria d’Egitto del IV-V secolo. Nel gruppo di destra è rappresentato Zoroastro mentre tiene in mano un globo celeste, in quanto ritenuto fondatore dell’Astronomia. Il gruppo a destra di Aristotele è di difficile interpretazione. L’uomo vestito di rosso potrebbe essere Plotino, al centro sdraiato sui gradini c’è Diogene. In primo piano si trova un gruppo centrato su Euclide (o di Archimede), in ogni caso la figura è raffigurata con le sembianze del Bramante, intento a enucleare un teorema tracciando figure geometriche. I decori sulla sua tunica sono stati interpretati come la firma di Raffaello,”RVSM”: “Raphaël Urbinas Sua Manu” e forse la data MDVIIII. Dietro di lui, l’uomo che dà le spalle allo spettatore e regge un globo è Claudio Tolomeo. Davanti a lui si trova un uomo barbuto, forse Zoroastro, e dietro due personaggi di profilo, in vesti contemporanee, Raffaello stesso e l’amico e collega Sodoma. La collocazione degli artisti nell’affresco dimostra la consapevole e orgogliosa affermazione della dignità intellettuale dell’operare artistico, secondo lo spirito tipicamente rinascimentale.

Deborah Mega

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