Carel Fabritius, Il cardellino, 1654
olio su tavola, cm 33,5 x 22,8
L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis
acquisito nel 1896
“Sembra esserci nell’uomo, come nell’uccello, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove”.
(Marguerite Yourcenar)
Ornitografie di Pier Franco Uliana, selezionato ed edito da Arcipelago Itaca nel 2016, come opera vincitrice nell’omonimo concorso letterario, si presenta nell’intenzione dell’autore come “una breve orazione civile in versi”. Appare quasi un poemetto didascalico in alcuni tratti, etico-moralistico in altri. Il titolo, analizzando l’etimo greco ornis = uccello e graphe = descrizione, fa riferimento alla descrizione della natura degli uccelli. Da sempre gli uccelli, parte integrante del mondo vivente, sono state creature predilette dall’uomo. Chi ama la natura si trova frequentemente ad osservarla dunque non c’è da stupirsi che degli uccelli, se ne vogliano conoscere il nome, le abitudini di vita, scoprire di cosa si nutrano, che forma diano al loro nido, oppure li si voglia identificare dal canto o dalla tipologia del loro volo, dalla direzione, dal tipo di versi emessi. Perfino il cuneiforme lasciato sul davanzale innevato, scrive Uliana, è “tutto da decrittare” come se fosse un linguaggio misterioso. Ripercorrendo la storia della letteratura, fin dall’antichità, diversi sono stati gli autori che, come Uliana, hanno subìto il fascino degli uccelli, per due validi motivi: uno precluso a noi umani, il volo, l’altro che invece ad essi ci accomuna, il canto. Da Catullo a Neruda, da Ariosto a Leopardi, da Marino a Leopardi, fino ad arrivare a Pascoli, Saba, Luzi, molti autori hanno dedicato versi e pensieri ai pennuti: Ariosto nell’episodio dedicato alla pazzia di Orlando ne L’Orlando furioso, ricorre a due similitudini che traggono ispirazione da pratiche venatorie molto diffuse all’epoca. Saba nella raccolta Quasi un racconto descrive la vita dei suoi canarini durante un’intera estate e ad essi ha dedicato molte poesie, alcuni articoli e dei testi in prosa; il suo analista gli aveva suggerito di scrivere per superare la ricorrente depressione e la sua stessa moglie Lina, definita la giovane bianca pollastra, aveva ispirato molti suoi versi. Uliana rievoca Saba di Ritratto della mia bambina nei due testi dedicati alla madre e al padre, e in Segno di verso, afferma che da lui ha ereditato la voglia migratoria, dalla madre il volo ciarliero. Attraverso un ampio percorso fatto di echi, reminiscenze e metafore che fanno riferimento alla letteratura e alla mitologia, si rappresenta, in tutte le declinazioni, l’universo ricco e variegato degli uccelli. Si tratta di un percorso poetico di meditazione e di ricerca interiore che, attraverso lo sviluppo di un solo tema, conduce a diverse massime esistenziali, ad implicazioni filosofiche valide per tutti. E ci si ritrova fortemente con il poeta, di citazione in citazione, sempre velata o solo sottintesa, e di volo pindarico in volo pindarico, l’autore sembra ammiccare al lettore intessendo a mo’ di uccello un nido di associazioni di idee e reminiscenze classiche. Così avviene per Mercurio che indossa calzari alati o per la descrizione della città, labirinto con tanto di muggito, immerso nella nebbia, da cui si desidera volarsene via come Icaro perché Arianna ha solo un filo di voce e la cera rimasta non è sufficiente per costruire ali adatte al volo. Gli uccelli sono accomunati anche a certi uomini che subiscono prima la cattura, poi il carcere delle gabbie in sagre di paese parato a festa e poi la deportazione fino alla spiumatura e ai fornelli mentre i loro compagni, tordi o uomini che siano, stanno a guardare indifferenti o impotenti. Ci sono anche uomini che, guadagnatisi un posto al sole, dormono sotto l’ala della vanità. Per trovare lavoro e aumentare profitto e capitale, gli uomini da esseri stanziali sono costretti alle migrazioni e, in questo, si seguono i suggerimenti degli àuguri e degli aruspici, che un tempo interpretavano il volere degli dei osservando il volo degli uccelli e la direzione del loro volo oppure il futuro dalle viscere degli uccelli mentre oggi praticano la loro arte divinatoria interpretando attraverso la rete mondiale, la ragna virtuale, percentuali, diagrammi e altri segni.
Ci sono anche pennuti che hanno un destino poetico, scrive Uliana, come quello catturato dall’equipaggio di una nave e qui allude all’albatro di Baudelaire, il parigino astuto. Il ricordo di Aristofane e di Nubicuculia, città ideale, suggerisce al poeta la convinzione che la necropoli degli uccelli si trovi nel cielo, a metà strada tra gli dei e gli uomini. Il ricordo del passero solitario invece suggerisce l’accostamento a colui che lo superò nel canto, del resto una delle Operette morali di Leopardi è intitolata proprio Elogio degli uccelli, gli animali più felici perché manifestano la loro serenità con un canto allegro, capace di trasmettere benessere e positività agli uomini. Nel corso del discorso poetico sono anche citate opere musicali intitolate a uccelli celebri come quello di fuoco di Stravinskij o Il Pipistrello di Strauss. L’altra citazione famosa è quella del “folle volo”, a cui è paragonata la dipartita di ragazzi adolescenti il sabato sera i quali, purtroppo a causa dell’ectasy, non fanno ritorno, proprio come l’Ulisse dantesco; allo stesso modo ricordano la Commedia la candida rosa o il tema delle ali dell’aquila e ancora la citazione tratta dal Purgatorio di “chi dietro a li uccellin sua vita perde“. Di ragazzi che colpiscono gli uccelli con le fionde non ce ne sono più, presi come sono dalle sofisticate trappole di internet e dalla voliera globale. Il pensiero di Uliana va anche ai polli allevati in batteria, ingrassati con OGM senza uno straccio di cielo. Lo stesso paesaggio non è più quello rappresentato dai poeti veneti ma appare “a brandelli, senza siepi / né alberi, senza speranza di uccelli”. Gli uccelli rappresentano la libertà ma le trappole e le gabbie in cui spesso sono imprigionati molti di loro, di contro rappresentano la perdita della libertà. Cos’è del resto il volo poetico se non un “Andare per uccelli con le reti / retoriche tese di foglio in foglio, / tessere la sintassi dell’imbroglio /non badando ai venatori divieti”? Da notare la corrispondenza tra la ricerca libera intesa come caccia e la sperimentazione poetica, laddove i divieti venatori corrispondano a regole metriche. Dal punto di vista metrico-formale molto spesso l’autore compone quartine di endecasillabi o settenari, che a volte rispettano lo schema della rima incrociata ABBA, altre della rima baciata o di quella alternata. Con grande efficacia e sapiente abilità nell’uso di registri diversi, utilizza metafore, assonanze, allitterazioni, enjambement, rappresenta la società contemporanea e a seconda dei temi trattati e del tono, ora lirico ora più ironico e disincantato, introduce temi di impegno civile. Sono presenti anche diverse prose poetiche sempre interessanti e originali, a metà strada tra la liricità e il sarcasmo che vanno al di fuori di ogni moda letteraria in un articolarsi ipercolto, date le ricorrenti citazioni, dal significativo valore meditativo e filosofico. Alla luce di quanto affermato se ne consiglia vivamente la lettura perché Ornitografie è testo degno di nota, dalla cui lettura se ne esce arricchiti e piacevolmente colpiti.
Deborah Mega
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