
Foto da wikipedia: prisma ottico
Oggi anticipo l’avvio di una nuova rubrica nella quale la parola sposa l’immagine, si coniugano l’arte verbale e l’arte visuale. La rubrica prende il nome di “Prisma lirico”. I post di “Prisma lirico” si alterneranno senza alcuna regolarità ai mercoledì di “Forma alchemica”. Nell’ambito di questa rubrica proporrò componimenti scritti (poesie, racconti, stralci di romanzi ecc..) e immagini (fotografie, dipinti, opere d’arte ecc.)
Parole e immagini sono un connubio affascinante, per quanto avere sotto gli occhi soltanto il testo dà risalto alla parola. La lettura di un racconto o di una poesia infatti già apre nella mente del lettore scenari immaginari che intercettano l’esperienza del lettore, sprigionando tutto il potere suggestivo dello scritto per scelta dei vocaboli usati, per la loro concatenazione, a seconda del ritmo e delle pause della scrittura, oltre che per il significato di ogni lemma, ogni frase, periodo e componimento complessivo.
Similmente un’immagine, sia essa un dipinto, una fotografia, un disegno, quando stia a sé instaura già per se stessa un dialogo con l’osservatore, provocandone una risposta emozionale e suggestiva non molto diversa dalla “risposta” provocata dalle parole, con in più l’immediatezza del messaggio. L’immagine infatti, ancora più di quanto faccia la poesia, va subito al cuore del pensiero evocato, è sufficiente uno sguardo ad un’immagine e già è stata catturata l’attenzione, l’interesse, quando invece la parola ha bisogno di più tempo, occorre che gli occhi scorrano sul foglio e che la mente si apra alla concatenazione logica delle espressioni per coglierne il senso, il messaggio.
Proporre l’immagine insieme al testo è un’operazione diversa da proporli assoluti l’uno dall’altro, quando si associano si stanno intersecando tra loro diverse arti espressive. Il che illumina parola ed immagini ad un più ampio senso oppure consente di modificarlo, definirlo, leggerne uno completamente diverso, specie quando il pensiero sia stato manifestato in modo indiretto, sfumato oscuro. L’immagine verso la parola e viceversa la parola unita all’immagine, possono trasformare un trobar clus nel suo opposto, in ogni caso lo moltiplicano nella ricchezza sensitiva: occhi-mente-cuore. Nello stesso tempo, consentono all’opera, alle opere, un percorso mentale nel cervello recettivo, un flusso comunicativo che scorre altrimenti da una visione indipendente e assoluta, si muove cioè in un alveo che forse altrimenti, cioè senza questo connubio, non avrebbe avuto sviluppo e ancora meno vita.
Per questa nuova rubrica ho scelto il titolo di “Prisma lirico”. L’arte visuale infatti si manifesta grazie alla luce, che rivela il colore e la forma. Colore e forma sono per l’arte visuale quello che le parole sono per la scrittura e la comunicazione verbale. La radice, l’essenziale, gli elementi necessari che permettono la costruzione. La parola “Prisma” intende riferirsi al prima ottico, lo strumento che consente di dividere un fascio di luce nei suoi componenti spettrali, gli stessi che possiamo ammirare nel cielo dopo un temporale nell’arcobaleno, fungendo le goccioline d’acqua, ancora sospese nell’aria dopo la pioggia, come innumerevoli prismi che rifrangono la luce.
L’aggettivo “lirico” invece ha la sua radice etimologica nella parola lira, lo strumento musicale che nell’antichità accompagnava i componimenti poetici o le narrazioni degli aedi, i cantori professionisti dell’antica grecia che nel 600, 700 a. C., si tramandavano mnemonicamente le gesta epiche degli eroi, le guerre, gli uomini, gli dei e le raccontavano agli uditori. Così sono nate Iliade ed Odissea. Per saper cantare e suonare divinamente la lira, il nome di Orfeo è stato tramandato come il più grande poeta dell’antichità. Un mito immortale, giunto fino ai nostri giorni.
Successivamente l’aggettivo lirico è stato riferito estensivamente agli scritti letterari che sono espressione di sensibilità. L’aggettivo vuole essere quindi un riferimento all’utilizzo delle parole per creare emozione, comunicazione, trasmettere messaggi di interiorità, cosa che avviene con la poesia, certo, ma nondimeno si può riscontrare in grado elevato in belle pagine di racconti o romanzi.
L’insieme del titolo della rubrica vorrebbe suggerire l’idea che l’immagine, coi colori e le forme, la parole in forma letteraria, con le suggestioni e la fantasia, scompongono e ricompongono l’illuminazione mentale che è l’espressione artistica, l’unica luce, insieme all’amore ( o se preferite alla carità o alla bontà) nel mare di oscurità che ci avvolge
Loredana Semantica
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mi piace moltissimo questa idea così elegantemente espressa, mi considero un pescatore di perle e questa la ritengo una delle più preziose .
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Grazie davvero! Immagini e parola sono da tempo miei oggetti di attenzione. 🙂
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Suona molto bene! mi sa che proporrai connubi inaspettati….
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Non è una formula assolutamente nuova. Già qualcosa del genere l’ho proposta l’anno scorso nel tema del silenzio, lì però al testo poetico e alle immagini si accompagnava il mio commento. In questa rubrica mi piacerebbe riuscire in connubio –
parole e immagini – che sta a sè nel quale le une commentino le altre e viceversa, intersecandosi armonicamente.
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