L’aggettivo random usato nel linguaggio scientifico e tecnologico con il significato di casuale, privo di regolarità, senza un ordine preciso, ha fornito lo spunto per una nuova rubrica, questa volta musicale, che curerò due volte al mese di lunedì. Esistono pezzi musicali a cui siamo particolarmente legati: alcuni sono diventati simbolo di una generazione, altri hanno generato e ispirato rivoluzioni e movimenti culturali riscrivendo regole, altri ancora sono divenuti strumenti di protesta riuscendo a smuovere coscienze. Li descriverò raccontando l’intreccio di musica e vita che li ha prodotti.
Continuiamo questo percorso con…
Sweet Jane è un brano musicale del gruppo rock statunitense The Velvet Underground. La canzone venne scritta da Lou Reed nel 1969 ed apparve per la prima volta nell’album Loaded del 1970, pubblicato dalla Cotillion, etichetta sussidiaria della Atlantic Records. È unanimemente considerato un classico del rock, soprattutto per il celebre riff di chitarra in essa contenuto. La copertina del disco ritrae un’entrata della metropolitana da cui escono strane esalazioni ed è opera del grafico Stanislaw Zagorski.
Quando Loaded venne distribuito nel 1970, la Warner Brothers rimosse un intero verso perché il brano fosse maggiormente fruibile per la messa in onda sulle radio, cosa che contrariò fortemente Reed. Esistono due distinte versioni di Sweet Jane. Oltre a quella uscita in Loaded, nel 1972, una versione live apparve nell’album Live at Max’s Kansas City; essa comprendeva anche un interludio aggiuntivo mancante dalla versione inclusa in Loaded. Nel 1974, una versione live, simile alla versione di Loaded ma con un’introduzione estesa e sonorità hard rock, apparve nell’album solista di Reed Rock N Roll Animal. Nel 1972, la band Mott the Hoople ne realizzò una cover, prodotta da Bowie e usata come canzone d’apertura dell’album All the Young Dudes. Innumerevoli furono le cover successive del brano realizzate da vari gruppi musicali. Nel 2009, in occasione del 25º anniversario della Rock and Roll Hall of Fame, Sweet Jane è stata suonata con un nuovo arrangiamento da Lou Reed accompagnato dai Metallica.
Lewis Allan “Lou” Reed, cantautore, chitarrista e poeta statunitense, cantore crudo e ironico dei bassifondi metropolitani, è stato una delle figure più influenti della musica e del costume contemporanei. Nelle sue canzoni ha trattato temi come l’ambiguità umana, la droga, la deviazione sessuale, la complessità delle relazioni di coppia. Con i Velvet Underground, fondati a New York a metà degli anni sessanta insieme al musicista d’avanguardia John Cale, pur non riscuotendo particolare successo commerciale ha rivoluzionato i dettami della musica rock, gettando le basi per quell’estetica nichilista che sarebbe stata ribattezzata Punk. Dopo lo scioglimento del gruppo ha avviato una lunga e proficua carriera solista, che può vantare album storici come Transformer (prodotto da David Bowie), Berlin, Rock N Roll Animal e Metal Machine Music. Celebri e imitatissimi il suo look (giacca di pelle nera, jeans e Ray-Ban scuri), la sua voce apparentemente monocorde, il suo stile chitarristico abrasivo e dissonante. Reed nacque a Brooklyn da una famiglia ebraica, ma crebbe a Freeport, sull’isola di Long Island nel 1942. Appassionatosi alla musica ascoltando la radio, imparò a suonare la chitarra e sviluppò un forte interesse per il rock and roll e il rhythm and blues e durante gli anni delle scuole superiori suonò in vari gruppi studenteschi. Nel 1956, ancora adolescente, Reed venne sottoposto ad una terapia di elettroshock che avrebbe dovuto curare la bisessualità che si stava manifestando in lui; nel 1974 Reed scrisse la canzone Kill Your Sons in cui descrisse quest’ esperienza traumatica. Nel 1960 Reed iniziò a frequentare la Syracuse University, studiando giornalismo, regia cinematografica e scrittura creativa e dove si laureò nel 1964. Nel 1961 iniziò a condurre un programma radiofonico notturno alla stazione radio WAER chiamato “Excursions On A Wobbly Rail.” Nella trasmissione Reed trasmetteva brani di rhythm and blues e free jazz. Molte delle tecniche chitarristiche di Reed, derivarono da sassofonisti jazz come Ornette Coleman. Agli anni universitari risale l’incontro con una figura di spicco, lo scrittore e poeta Delmore Schwartz, che ebbe Lou Reed fra i suoi allievi alla Syracuse University e a cui Lou avrebbe dedicato la composizione European Son inclusa nell’album di debutto dei Velvet Underground. Reed dichiarò in seguito che l’obiettivo principale che si era prefissato come scrittore era quello di “portare la sensibilità della letteratura nella musica rock”. A New York Reed iniziò a lavorare come compositore su commissione per la piccola etichetta Pickwick Records. Lo stesso anno, Reed ebbe anche il suo primo successo grazie al singolo The Ostrich, per il quale fu assemblata una band di supporto, “The Primitives”, che includeva il musicista gallese John Cale. Nel 1966 Reed insieme a John Cale creò i Velvet Underground, gruppo che presto diventerà un cult del panorama musicale newyorkese. Ai due si aggiunsero il chitarrista e bassista Sterling Morrison e la batterista Maureen Tucker (la formazione originale vedeva Angus MacLise alla batteria). Andy Warhol diventa il promotore e finanziatore del primo album del gruppo. Nel 1970 Reed abbandona il gruppo dopo aver inciso Loaded, un album piuttosto commerciale che però contiene canzoni destinate a durare nel tempo quali Rock ‘n’ Roll e Sweet Jane. Reduce dalla rottura con i Velvet Underground, Reed pubblica un LP d’esordio deludente intitolato Lou Reed. David Bowie, che in quel momento è sotto la RCA, decide di aiutare uno dei suoi più grandi ispiratori producendogli il secondo album, Transformer, che risente fortemente dell’influenza del glam rock di Bowie e contiene alcune canzoni destinate a divenire dei classici di Reed, come Walk on the Wild Side, Perfect Day e Vicious. Durante la separazione dalla moglie Reed pubblica Berlin, un concept album che analizza il fallimento di un matrimonio. La RCA non è disposta ad accettarlo così com’è e le canzoni vengono tagliate tuttavia Berlin è divenuto uno dei dischi più apprezzati della discografia reediana anche dalla critica del tempo e ricevette il Premio Edison. Per compensare le scarse vendite di Berlin, Reed è obbligato a pubblicare tre lavori commerciali: Rock N Roll Animal, Sally Can’t Dance e Lou Reed Live. Nel 1975 intraprende una disastrosa tournée italiana, sospesa dopo gravi disordini con la Polizia a Milano e Roma. Solo al Palasport di Torino il 12 febbraio 1975 si svolge un regolare concerto. Dopo Coney Island Baby, Reed lascia la RCA per la Arista per la quale pubblica Rock ‘n’ Roll Heart. Nel 1978, gli spettacoli di Reed sono pieni di violenza, più verbale che fisica, ma vengono pubblicati album intensissimi come Street Hassle che vede la straordinaria partecipazione di Bruce Springsteen e come Live: Take No Prisoners. A chiudere il decennio, LP più sperimentali come The Bells e Growing Up in Public. All’inizio degli anni Ottanta Lou Reed conosce Robert Quine, chitarrista dell’era punk, cominciano a lavorare per The Blue Mask ma ben presto Reed vede sempre con più ostilità la presenza del chitarrista che viene allontanato dal gruppo. Reed incide quello che unanimemente viene considerato il disco più scarso della sua produzione: Mistrial. A questo segue una pausa. A porre fine a questa pausa è la morte di Andy Warhol. Al funerale di Warhol, Lou rincontra il cofondatore dei Velvet Underground, John Cale e i due cominciano ad elaborare un’opera musicale in memoria di Andy, Songs for Drella che esce nel 1990. Negli anni Novanta, affrontando la perdita di due amici, Reed pubblica Magic and Loss, scarno e introspettivo, il terzo prodotto della cosiddetta “trilogia del dolore” iniziata con New York. Dopo una riunione con i Velvet Underground, un tour mondiale e il divorzio dalla sua seconda moglie, Reed intraprende una relazione sentimentale con la polistrumentista Laurie Anderson. Nel 2000 esce Ecstasy, album pieno di tensione ma in cui è evidente una nuova maturità. Nel 2003 esce The Raven, un album doppio che rivisita in chiave rock i racconti, la vita e altre opere di Edgar Allan Poe. Reed inizia un nuovo tour mondiale con una nuova band. Al di là della sua attività di musicista, Lou Reed ha effettuato due incursioni nel mondo del cinema: ha infatti omaggiato il regista cinematografico Wim Wenders, da sempre suo fan, interpretando se stesso in Così lontano, così vicino del 1993 e Palermo Shooting del 2008. Dello stesso anno è la nascita del Metal Machine Trio, un gruppo di musica d’avanguardia formato da Reed, Ulrich Krieger e Sarth Calhoun, e dalle cui esibizioni è stato ricavato l’album dal vivo The Creation of the Universe. Nel 2011 viene pubblicato Lulu, album nato dalla collaborazione fra Reed e i Metallica, in esso lo stile del cantautore si avvicinò all’heavy metal. Il 30 giugno 2013, Lou Reed venne ricoverato d’urgenza in un ospedale di Long Island, a New York, il Southampton Hospital, per un’acuta forma di disidratazione. Nel maggio precedente si era sottoposto ad un trapianto di fegato. Il 27 ottobre 2013 è stata annunciata la notizia della sua morte, avvenuta all’età di 71 anni per complicazioni dovute al trapianto di fegato. Citato come personalità di spicco del punk e riconosciuto per l’innovativo uso della chitarra elettrica, Reed si è ispirato specialmente all’R&B e al rock and roll, un genere che avrebbe rinnovato, alla musica dei Velvet Underground, di cui propose una variante più commerciale, nonché a New York, spesso presente nei suoi testi decadenti incentrati su droga, sesso, spleen esistenziale e descrizioni metropolitane. Lou Reed è stato il padrino del punk ma la sua raccolta di poesie Do Angels Need Haircuts? lo inserisce anche nella tradizione dei poeti beat della New York School. Ma il vero tesoro di Do Angels Need Haircut? è la lettera che Reed scrisse a Schwartz un anno dopo aver lasciato il college, dove raccontava tutte le sue avventure: due mesi di epatite, i primi lavori da autore per la Pickwick e i pensieri sulla band che stava fondando con «un tipo gallese… che suona la viola». Il messaggio di Reed al suo mentore, è parte del ritratto di un giovane artista innamorato della sua musa. All’interno appare anche un racconto scritto da Laurie Anderson sul suo rapporto con le poesie che leggeva prima del suo primo incontro con quello che sarebbe diventato suo marito. Le poesie raccolte sono solo parte della produzione letteraria di Reed. Ce ne sono ancora molte, alcune pubblicate e altre inedite, e persino della prosa. Come è successo per David Bowie, le opere di Lou Reed hanno acquisito un’ ulteriore risonanza dopo la sua morte.
Deborah Mega