Questo scritto appartiene alla raccolta “Cronache sospese”, a questo link l’introduzione .
DELIRIO 20.9.2018
Potrei sbattere in faccia la nudità. l’assurda bellezza. l ‘assenza astuta di corazza. e prima ancora l’orgoglio del ventre. del venire dal nulla. del mio convinto blasone. che sorge dall’onta severa del non essere. posso sbattere questa pelata sotto il naso cariatide. le guance cadenti. la pallida pelle. il cognome ai tuoi occhi imponente. al muro viceversa del tutto insignificante. e fregarmene di te e del tuo tanto titolo inesistente. indifferente vecchiaia patetica. gangli di subordinazione ormeggiata. sei sotto scacco del mio piede. e davvero non muoverò un muscolo per la soluzione del tuo tedio.
Ora lo ammetto non per opera di carità né per vezzo. c’è in qualche moto interiore distratto. nella deriva dell’io che scavalca. un’impennata indecente. esso nella piena invade la valle. non perché piova oppure si spari. è un fenomeno carsico con lacrime di infiorescenza. si presenta nel retro pensiero. quando implode di rabbia la giacca. quando la cravatta soffoca il nodo. e per memorie di gola. per la risacca e il martello. per l’incudine e il petto. per la storia di anni di registri e di nastri. per l’orma dell’ inciso emotivo. qualcosa si rompe e deflagra. c’è come un reclamo del pugno. pur nel controllo degli occhi. un’invocazione imponente implorante giustizia.
È una mia debolezza volere un potere grande. grande al punto da poter annientare un oggetto o respiro. definitivamente stringendolo nella morsa impietosa di una mano gigante. stringendolo sempre più forte. e nel gesto vibrante assistere alla stupefacente metamorfosi. il mostro nel pugno si trasforma in cataclisma. massa di terra compatta. che per effetto della stretta ad un certo punto si disintegra in sabbia. esplode galvanizzato nel circostante. di polvere e sostanza. vorrei questo potere grande di distruzione feroce. non solo fisica ma metaforica pure. vorrei sostanzialmente il potere di annientare fisicamente e psicologicamente l’ente. fino a farne frammenti fotonici. briciole per i passeri. masso colpito dal maglio di un gigante robotico. un accidente una disgrazia. una catastrofe mirata. stritolarlo nelle spire di serpente. devastarne carne ossa pelle. ogni duro neurone e molecola. perché diventi incredibilmente fragile. e nell’impatto sarebbero schegge disperse a migliaia bieche violente e superbe.
lo vorrei questo potere grande di cristallizzare l’aria. ma non l’userei. ad esempio con te. anche se mi stai sullo stomaco come una pietra indigesta. non l’userei.