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Man Ray, Zero

Barrabàs arrivò in famiglia per via mare, annotò la piccola Clara con la sua delicata calligrafia. Già allora aveva l’abitudine di scrivere le cose importanti e più tardi, quando rimase muta, scriveva anche le banalità, senza sospettare che, cinquant’anni dopo, i suoi quaderni mi sarebbero serviti per riscattare la memoria del passato, e per sopravvivere al mio stesso terrore. Il giorno in cui arrivò Barrabàs era Giovedì Santo. Stava in una gabbia lercia, coperto dei suoi stessi escrementi e della sua stessa orina, con uno sguardo smarrito di prigioniero miserabile e indifeso, ma già si intuiva dal portamento regale della sua testa e dalla dimensione del suo scheletro il gigante leggendario che sarebbe diventato. Era quello un giorno noioso e autunnale, che in nulla faceva presagire gli eventi che la bimba scrisse perché fossero ricordati e che accaddero durante la messa delle dodici, nella parrocchia di San Sebastiàn, alla quale assistette con tutta la famiglia.
In segno di lutto, i santi erano coperti di drappi viola, che le beghine toglievano ogni anno dalla polvere dell’armadio della sacrestia, e, sotto i lenzuoli funebri, la corte celeste sembrava un cumulo di mobili in attesa del trasloco, senza che le candele, l’incenso o i gemiti dell’organo potessero opporsi a questo pietoso effetto.
Minacciose masse scure si ergevano al posto dei santi a grandezza naturale, con le loro facce tutte identiche dall’espressione raffreddata, le loro elaborate parrucche di capelli di morto, i loro rubini, le loro perle, i loro smeraldi di vetro colorato e i loro abiti da nobili fiorentini. L’unico favorito dal lutto era il patrono della chiesa, San Sebastiano, perché nella settimana santa veniva risparmiato ai fedeli lo spettacolo del suo corpo contorto in una posizione indecente, trafitto da mezza dozzina di frecce, grondante sangue e lacrime, come un omosessuale sofferente, le cui piaghe, miracolosamente fresche grazie al pennello di padre Restrepo, facevano tremare di ribrezzo Clara.

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Isabel Allende, La casa degli spiriti, Feltrinelli, 1983

 

La casa degli spiriti è il primo romanzo di Isabel Allende, pubblicato a Buenos Aires nel 1982 e tradotto e pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 1983. Pare che faccia parte di una trilogia ideale, gli altri romanzi, scritti successivamente, furono  La figlia della fortuna e Ritratto in seppia. La Allende si trovava già a Caracas, in autoesilio dopo il golpe del generale Pinochet in cui aveva trovato la morte il cugino di suo padre, il presidente Salvador Allende. Il golpe di Pinochet era stato un grave colpo per la famiglia Allende e Isabel era stata costretta a riparare con il marito e i due figli a Caracas. Il libro affronta la storia del Cile, vista attraverso gli occhi e le emozioni delle donne di tre differenti generazioni. Inizia negli anni venti del Novecento, con la morte di Rosa del Valle, avvelenata accidentalmente dagli avversari politici del padre. La morte di Rosa è un evento traumatico per la sorella più piccola, Clara, che fin da bambina manifesta il dono della preveggenza e della telepatia. Esteban Trueba, già innamorato di Rosa, stava lavorando duramente per poter sposare la ragazza, ma, dopo aver appreso la notizia della sua morte, si trasferisce nella sua tenuta di campagna, “Le Tre Marie” e, dopo anni di decadenza e di incuria la riporta allo splendore, imponendosi come uno dei proprietari terrieri più eminenti della zona. Lì, però, risente della solitudine e compie violenze contro le figlie dei contadini delle sue campagne. Nove anni dopo Clara prevede che Esteban Trueba chiederà la sua mano, e questo succede quando l’uomo torna nella capitale per dire addio alla madre malata. Convinto di doversi sposare, infatti, Esteban chiede la mano di Clara del Valle, sorella della defunta Rosa, la quale, accetta la proposta e rompe il silenzio di diversi anni di mutismo volontario. Dopo pochi mesi si celebra il matrimonio. Esteban si innamora di Clara tuttavia capisce subito che lei non ricambierà mai il suo amore perché è un essere angelico appartenente più all’altro mondo, quello delle anime, che a quello dei mortali. È allo scopo di farla innamorare che decide di costruire la “Grande casa dell’angolo”, una bellissima casa di lusso che costituirà lo sfondo per le avventure delle future generazioni. Trasferitasi nella casa di campagna, con loro va a vivere Férula, sorella di Esteban che aveva accudito la loro madre fino alla sua morte e che instaura una grande amicizia con Clara, che si protrae fino a quando l’uomo, disturbato e geloso delle cure e dell’adorazione dimostrata da Férula nei confronti di sua moglie, la caccia di casa. Férula morirà emarginata e povera, e il suo spirito si presenterà a salutare per l’ultima volta l’amata cognata. Clara intanto aveva dato alla luce Blanca, ma dopo alcuni anni il padre la manda in collegio per farle avere un’educazione adeguata al suo status sociale. Durante uno dei suoi rientri a casa, Blanca incontra Pedro Terzo Garcìa, il figlio di uno dei contadini delle Tre Marie. Con gli anni Blanca coltiva per lui un amore profondo e indissolubile quanto impossibile. La storia tra lei e Pedro è senza speranza perché lei è la figlia di un nobile e lui il figlio di un mezzadro. Un giorno Trueba, preso dall’ira, colpisce al volto la moglie che si era pronunciata in difesa della figlia, e Clara decide di non rivolgergli mai più la parola e di andarsene dalla campagna per tornarsene in città. Dopo alcuni anni Blanca torna a casa e sfida l’autorità del padre per amore del ribelle Pedro Terzo García, che conosceva fin da quando era bambino.  Blanca rimane incinta di Alba, che viene però considerata figlia del conte de Satigny al quale Esteban aveva dato in sposa Blanca. La giovane era fuggita dal proprio marito, nel momento in cui aveva scoperto gusti libertini non compatibili con il matrimonio. Un giorno Clara dice ad Alba che le anime la stanno chiamando dall’altro mondo, e che è finita la sua permanenza in quello dei mortali. Clara muore il giorno del settimo compleanno della piccola, ma Alba, Blanca ed Esteban continuano a sentire la sua presenza tra i muri della casa. Clara non lascia mai veramente la storia, è sempre un’anima che guida la famiglia nei momenti difficili. L’amarezza di Trueba si attenua solo quando Blanca dà alla luce Alba che, soprattutto dopo la morte di Clara, per l’ormai vecchio Trueba rappresenta l’ultimo affetto, dopo che aveva allontanato anche i due fratelli più piccoli di Blanca, i gemelli Jaime e Nicolás. Esteban si affeziona alla nipote più di quanto avesse mai fatto con i suoi figli. Quando Esteban entra in politica, i suoi rapporti con Pedro si inaspriscono ancora di più, perché il ragazzo sostiene la rivoluzione, mentre Esteban è un esponente della Destra Conservatrice. Nel 1970 vince le elezioni per la carica di presidente Salvador Allende, un socialista. Esteban Trueba si oppone con forza al presidente e fa parte del gruppo di politici che organizzano il golpe cileno, con l’aiuto della CIA. Alle spalle di Trueba, Jamie diventa amico del presidente Allende, mentre nel paese si moltiplicano gli scontri tra ceto medio e aristocrazia e gli atti di terrorismo imperversano nel paese. Nel 1973 viene realizzato il Colpo di Stato cileno. Quando i militari entrano nel Palazzo della Moneda, sequestrano tutti, compreso Jamie, che viene torturato e poi ucciso. L’Esercito non restituisce il potere alla Destra politica, come pensava Esteban, una volta al potere, estromette i politici conservatori da cui aveva ricevuto impulso e finanziamenti e affida il potere a Pinochet. Jaime, imprigionato durante il golpe, si rifiuta di mentire sulla fine del Presidente, di cui era amico, e viene torturato e ucciso. Trueba riesce a far espatriare in Canada Blanca e Pedro Terzo García. Alba intanto offre rifugio ai perseguitati dal regime, che come fantasmi popolano la casa dell’angolo, confusi da Esteban con le altre ombre, quelle degli spiriti della famiglia, che avevano frequentato i circoli esoterici di Clara. A causa della sua relazione con il rivoluzionario Miguel e del suo appoggio ai guerriglieri e ai latitanti, la giovane viene arrestata, torturata e stuprata dai militari che vogliono sapere dove si nasconda il suo amante, e in particolare da uno dei tanti nipoti illegittimi di Trueba, Esteban García, che covava sin da piccolo il rancore della nonna, una delle contadine violentate dal padrone, e l’invidia per la padroncina. Esteban Trueba riesce a liberare la nipote, grazie alla sua amicizia con Tránsito Soto, una prostituta nota tra i funzionari militari. Alba, infine, in attesa di Miguel e di mettere al mondo la propria figlia, riscopre i vecchi quaderni dove Clara annotava minuziosamente la sua vita durante i lunghi silenzi, e con essi ricostruisce la storia della sua famiglia e del suo paese. Esteban Trueba, in punto di morte, verrà salutato dal fantasma di Clara, poi muore tra le braccia di Alba, dopo averle raccontato tutta la storia della famiglia a partire dalla morte di Rosa. Il romanzo si conclude come era iniziato, con la differenza che non è più Clara a narrare le vicende della famiglia, ma la giovane Alba, che è il simbolo della vita che continua, nonostante gli errori e le disgrazie. Con La casa degli spiriti la Allende si è affermata come una delle più importanti voci della letteratura sudamericana. Il romanzo descrive eventi effettivamente accaduti, notevole è inoltre nel libro la presenza di elementi di realismo soprannaturale, come gli spiriti, da cui il titolo. Con un linguaggio semplice e a volte crudo si descrivono il dolore, le passioni, la dittatura, la colpa, la vendetta, l’ingiustizia e si analizzano tipologie umane differenti come quella di Esteban, ossessionato dal senso di possesso di persone e cose, agli antipodi rispetto alla personalità di Clara, immersa in un mondo parallelo, fatto di mutismi volontari, di spiriti, di visioni. Il romanzo è un misto tra realtà e fantasia, tra ricordi e racconti, tra politica e situazioni familiari. Il realismo magico è un tratto caratteristico di tutta la letteratura sudamericana ed è interessante notare che, nell’opera della Allende, le donne, Rosa, Clara, Blanca, Alba sono il motore dell’azione e i catalizzatori di tutta la magia.

Deborah Mega