Tag

, ,

Tutte le donne sono grandi, hanno l’importante e gravoso compito di accogliere la vita e accompagnare la morte. Per la coraggiosa capacità di immersione nei doveri e nei sentimenti, per essere custodi della famiglia e della vita, le donne sono grandi tutte. Alcune però operando su fronti diversi: sociale, scientifico, professionale, artistico ecc. ottengono risultati per i quali meritano ulteriormente d’essere ricordate, perché la loro grandezza ha prodotto bene a favore della società del loro tempo e del futuro, persino a favore di tutta l’umanità. Questa rubrica è dedicata a loro.

“La gente è strana.” Cominciava così “Almeno tu nell’universo”, una tra le più belle canzoni della musica leggera italiana, capolavoro della cantante Mia Martini, al secolo Domenica Rita Adriana Bertè, sorella dell’ancora vivente Loredana Bertè, anch’essa cantante, e di altre due sorelle che completavano una tradizionalista famiglia calabra.

“La gente è strana.” Niente di più vero, almeno per Mia Martini, detta Mimì. Particolarmente strana poi la gente di spettacolo, così bisognosa di successo e platea da credere alle idiozie, alla sorte avversa, ai tarocchi e chiromanti, così superstiziosa da dedicarsi agli scongiuri. Girò in quegli ambienti per qualche tempo intorno agli anni 80 la diceria che Mia portasse sfortuna, peggio del colore viola, cominciarono a rifuggirla, isolandola nella maldicenza. Inizialmente Mia non dette alla cosa molto peso, ma quando la cattiva fama giunse al punto che la pregavano di non partecipare alle manifestazioni perché altrimenti si sarebbero defilati tutti, si arrese e ritirò dalle scene. Per qualche anno, poi tornò alla grande alla ribalta, partecipando alla trentanovesima edizione del festival di Sanremo, proprio con “Almeno tu nell’universo” nel 1989.

La verità dell’origine di questa vicenda è quella che lei racconta in un’intervista al settimanale “Epoca”:

Tutto è cominciato nel 1970. Allora cominciavo ad avere i miei primi successi. Fausto Paddeu, un impresario soprannominato “Ciccio Piper” perché frequentava il famoso locale romano, mi propose una esclusiva a vita. Era un tipo assolutamente inaffidabile e rifiutai. E dopo qualche giorno, di ritorno da un concerto in Sicilia, il pulmino su cui viaggiavo con il mio gruppo fu coinvolto in un incidente. Due ragazzi persero la vita. “Ciccio Piper” ne approfittò subito per appiccicarmi l’etichetta di porta jella.

Ebbene oggi Mia, a quasi 25 anni dalla sua morte, ha la sua rivincita, nel non essere stata dimenticata, anzi nell’essere ancora più amata dal pubblico, come testimonia il successo del recentissimo film a lei dedicato “Io sono Mia”,  prodotto da Luca Barbareschi, trasmesso su RAI1 il 12 febbraio scorso. Il film ha avuto un clamoroso seguito di quasi otto milioni di spettatori.

Ho scelto Mia Martini per questa rubrica dedicata alle grandi donne per il coraggio e la solitudine, per il talento purissimo che il tempo ha confermato splendente, perché donna, osteggiata e denigrata in vita, non soltanto dal padre desideroso di vedere la sua secondogenita incanalata in una carriera convenzionale da medico o insegnante o altra canonica professione, ma anche dallo stesso mondo artistico al quale apparteneva, che l’ha emarginata, pentendosi poi della propria ignobiltà.

Raffinata e sensibile interprete di tanti bei testi musicali suoi e di altri, Mia Martini possedeva una voce limpida e intensa, resa poi più roca in seguito a un’operazione alle corde vocali. E’ stata una donna che ha dedicato la vita alla musica e alla canzone, seguendo convintamente, sin da giovanissima, la sua vocazione. All’inizio con uno stile da ragazza ye ye, zingara, figlia dei fiori, diventando nel tempo sempre più sofisticata; nella maturità andava in scena ai festival o nei programmi radiotelevisivi sorridente ed elegante, in mise di tessuti mobili e fluenti, sul corpo snello o con luccicanti e griffati abiti da sera.

Un mistero la sua morte ad appena 47 anni. Fu trovata nella sua casa in provincia di Varese, sul letto in pigiama, con gli auricolari. Si è parlato di overdose di cocaina, poi di arresto cardiaco. La sorella Loredana ha gettato ombre sulla figura del padre a causa di lividi sulla salma. Tutte le sorelle escludono il suicidio. Si racconta inoltre di un violento litigio tra il padre e Loredana nella camera ardente prima del funerale di Mia. Il padre tuttavia ormai è morto, il corpo di Mia Martini cremato, non c’è modo di approfondire il mistero.

Restano però i ricordi, le canzoni e interpretazioni, le interviste, gli indimenticabili successi di Mia Martini: Padre davvero, Donna sola, Minuetto, Piccolo uomo, Donna con te, Almeno tu nell’universo, Che vuoi che sia, E non finisce mica il cielo, Cummè, La nevicata del ’56, Gli uomini non cambiano.

L’imprinting nell’anima di Mia è avvenuto di certo per l’azione del padre, raccontato da tutte le figlie come violento, che, senza volerlo affatto, ha forgiato l’artista che la figlia è poi diventata, generando prima e rafforzando poi il suo innato spirito malinconico, intriso di solitudine e gonfio di contestazione verso la figura maschile, egoismo e possessività che la caratterizzano e contro la società maschilista e ipocrita. Anche la carcerazione di Mia avvenuta nel 1969 a Tempio Pausania per 4 mesi, accusata del possesso di una sigaretta di marjuana – accusa dalla quale sarà poi scagionata – segnerà profondamente l’artista, tant’è che in carcere tenterà anche il suicidio. Infine Ivano Fossati è stata un importante figura maschile nella vita della cantante, una storia d’amore durata dieci anni. Da essa sono nate collaborazioni musicali e il testo di “E non finisce mica il cielo” scritta da lui per Mia.

Riporto in testa a questo articolo il video di “Almeno tu nell’universo” e in fondo alla pagina l’intervista di Mia Martini e del padre condotta da Marisa Laurito a “Serata d’onore”. Nel video, oltre al vago sentore delle tensioni sotterranee tra padre e figlia, emerge con chiarezza la grazia e lo charme di Mimì in contrasto con il piglio critico del padre, il cui tono leggero non riesce a mascherare la natura autoritaria, apparendo egli al confronto della figlia, rigido e rozzo.

Ebbene al bilancio finale è bello poter dire a Mimì sei tu che hai vinto. Su tutti.