Questa prima, seconda e terza cronaca danno seguito all”iniziativa proposta su questo blog qui.
Siracusa 14 marzo 2020
LA SPESA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS
Ieri sono andata a fare la spesa. Da sola. All’ingresso breve fila di pochi minuti. Un uomo con la mascherina dava l’ok per entrare. Decido d’essere veloce. Prendo ciò che so che ci piace, un’occhiata rapida alla data di scadenza, nessuna al risparmio.
Nei corridoi tutti ci teniamo lontani gli uni dagli altri, se il corridoio è occupato, giriamo al largo, se qualcuno perde tempo a scegliere andiamo altrove.
Due vecchiacci che facevano la spesa, un uomo e una donna, senza mascherina e senza paura, mi tampinavano. Sorvolavano a meno di un metro dal mio passo, incrociavano la mia traiettoria, spingevano i carrelli ad intralciarmi. C’è mancato poco che li falcidiassi. Alla salumeria una linea teneva distanti gli acquirenti dal bancone, la fila era coi numeri e sparpagliata. I salumieri raccomandavano “distanziatevi, siete troppo vicini”. Ho rinunciato all’affettato fresco, tutto preconfezionato. Alla cassa la cassiera aveva la mascherina. Mi sono sentita sollevata. Starnutisce. Ho insaccato tutto sono uscita con due buste. Le più pesanti che abbia mai portato. Arrivo a casa. La maglia è zuppa. Stamani spalla sfilata.
Tutto andrà bene.
Siracusa sempre 14 marzo 2020
GLI SMARRIMENTI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS
Ieri sono andata al lavoro. Al rientro cerco in borsa le chiavi per aprire la porta di casa. Non trovo le chiavi. Suono al citofono e mi faccio aprire. A casa nei posti dove le lascio di consueto nessuna traccia di chiavi. Non sul tavolo, non sul “buzzolo” di marmo vicino alla finestra, nemmeno negli svuotatasche dell’ingresso soggiorno. Vuote le tasche di giacca e giubbotto usati in questi giorni. Chiamo il collega, mi controlli se nella stanza ho lasciato le chiavi. Non ci sono sulla sedia, non nell’armadio nemmeno sulla scrivania. Verifica telefonica fallita. Quale ghiotta occasione per i miei di infierire col gusto di sparare sulla perfezione. Il miglior commento quello di mio marito “ti dovrò togliere le chiavi di casa”. Come un flash mi torna alla memoria che in centro parcheggio ho fermato la macchina, aperto lo sportello e mi sono tolta la giacca per il caldo, la primavera sta arrivando. Vuoi vedere che in quel momento dalla tasca della giacca sono cadute le chiavi ? Afferro borsa giubbotto e chiavi della macchina, ritorno al lavoro. Il pensiero ondeggia tra “dove ho perduto ‘ste chiavi?” e “che caspita racconto a un controllo della polizia?” Il dubbio che perdere le chiavi sia uno stato di necessità. Per me lo è: quando perdo le chiavi, sto perdendo la testa. Mi fermo al parcheggio. Passo in rassegna ogni metro quadrato. Ripercorro la strada che ho percorso uscendo dal lavoro, con gli occhi fissi all’asfalto. Nessuno sbrilluccichio di conforto. Chiavi smarrite. Mi arrendo. Torno a casa. Entro in camera da letto. La maglia zuppa. Prendo la vestaglia turchese di ciniglia supercalda . Nella tasca c’è un peso. Forse…vuoi vedere. Le chiavi, nella tasca destra, ce le avevo messe ieri.
Tutto andrà bene.
Siracusa 15 marzo 2020
LE PULIZIE DI CASA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS
Domenica a casa. Di mattina sono piena di energia. Dopo colazione decido di fare pulizie. La veranda chiusa a vetri è inguardabile. Tutta appannata. Mi armo di un bastone telescopico che avevo comprato in tempi migliori proprio allo scopo. È dotato di un terminale largo e piatto, molto snodabile. Nel secchio circa cinque litri di acqua . Scarto l’alcool denaturato come prodotto per la pulizia. L’alcool è prezioso. Sebbene lo usi abitualmente, preferisco riservarlo a migliori impieghi. La disinfezione delle superfici o delle mani ad esempio. Scelgo un prodotto fortemente sgrassante a base di ammoniaca. Chissa l’ammoniaca che effetto fa ai virus. Dovrebbe essere dirompente. Ciò che sgrassa li distrugge. Uso un panno in microfibra blu. Lo bagno nell’acqua saponata, lo strizzo, lo appoggio al terminale piatto del bastone telescopico e pulisco le vetrate. Il panno tende a cadere. Lo fisso alla base piatta del bastone con due elastici. Il sistema risulta ingegnoso. Funziona. Cambio l’acqua quando si intorbidisce. Sono molto soddisfatta di come procedono i lavori. Ad un tratto spingendo più in alto lo sguardo mi accorgo che sul lato esterno della vetrata c’è una chiocciola. Lo sapevo già ch’era lì. C’è da tempo. Ha scelto quel luogo per svernare. Il suo letargo si compie tre metri sopra il disimpegno che da sempre fa da cuccia al cane. Due esseri viventi in un parallelepipedo con pareti in vetro e muratura e un lato aperto sul giardino. Si fanno compagnia. Probabilmente la notte hanno un respiro armonico. Decido che quando arriverò a quel punto, circumnavighero’ col panno blu la chiocciola. La lascerò al suo posto. A dormire finché vuole. La primavera è vicina. La pulizia può aspettare. Penso che il premier inglese non sarebbe d’accordo. Dobbiamo abituarci a dire addio ai nostri cari. Ad una chiocciolina il minimo che dovremmo fare è fracassarle il guscio e pestarla sotto i piedi. Non sarei una buona inglese. Viva l’Italia.
Tutto andrà bene.
Loredana Semantica

“la chiocciola in letargo” foto di Loredana Semantica
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