Quanto seriamente dovremmo prendere i libri? «Caro amico», disse una volta Proust ad André Gide, «io credo, contrariamente alla moda di alcuni nostri contemporanei, che si possa avere un’idea molto alta della letteratura, e sorridere bonariamente.» Può sembrare una battuta estemporanea, ma ha un senso molto preciso. Per un uomo che ha dedicato la vita alla letteratura, Proust aveva un’acuta consapevolezza del pericolo di prendere i libri troppo seriamente, o piuttosto dei rischi che un atteggiamento di feticistica reverenza nei loro confronti comporta. Convinti di rendere il giusto omaggio alla letteratura, in realtà può capitarci di travisarne lo spirito più autentico; un sano rapporto coi libri degli altri dipende perciò dalla nostra capacità di valutarne, oltre che i benefici, anche i limiti.
- I benefici della lettura
Nel 1899 le cose andavano male per Proust. (…) Nell’autunno di quell’anno andò in vacanza sulle Alpi francesi, alla stazione termale di Evian, ed è qui che lesse e si innamorò delle opere di John Ruskin, il critico d’arte inglese noto per i suoi scritti su Venezia, Turner, il Rinascimento italiano, l’architettura gotica e i paesaggi alpini.
L’incontro di Proust con Ruskin è un ottimo esempio per chi voglia conoscere i benefici della lettura. «L’universo improvvisamente riacquistò un’importanza infinita ai miei occhi», spiegò Proust in seguito; questo perché l’universo aveva avuto un’enorme importanza agli occhi di Ruskin, e perché, in maniera geniale, egli aveva saputo tradurre le sue impressioni in parole. Ruskin aveva detto cose che anche Proust sentiva, ma che non avrebbe saputo esprimere da solo; esperienze appena affiorate alla superficie della sua coscienza, sollevate e meravigliosamente riunite nel linguaggio. Ruskin rese sensibile Proust al mondo del visibile, all’architettura, all’arte e alla natura. (…)
Oltre ai paesaggi, Ruskin aiutò Proust a scoprire la bellezza delle grandi cattedrali del Nord della Francia. Quando tornò a Parigi dopo la sua vacanza, Proust andò a Bourges e a Chartres, ad Amiens e a Rouen. In seguito, parlando di ciò che Ruskin gli aveva insegnato, Proust ricordò un brano sulla cattedrale di Rouen delle Sette lampade dell’architettura in cui Ruskin descriveva minuziosamente una particolare figura di pietra, scolpita, insieme a centinaia d’altre, in uno dei portali della cattedrale. La scultura raffigurava un omino, alto non più di dieci centimetri, con un’espressione confusa e imbarazzata, e una mano premuta forte contro la sua guancia, in modo da increspare la pelle del viso sotto l’occhio. Proust diceva che l’interesse di Ruskin per l’omino aveva avuto come risultato una specie di resurrezione, caratteristica della grande arte. Aveva imparato come guardare questa figura, e l’aveva quindi riportata in vita per le generazioni successive. (…) Questo è solo un esempio di cosa aveva fatto Ruskin per Proust, e di cosa potrebbero fare tutti i libri per i loro lettori: riportare in vita, dalla morte provocata dall’abitudine e dalla disattenzione, importanti ma trascurati aspetti dell’esperienza. (…) Poiché era stato così impressionato da Ruskin, Proust cercò di intensificare la sua frequentazione con questo autore gettandosi a capofitto nell’occupazione tradizionalmente aperta a chi ama leggere: lo studio della letteratura. Lasciò da parte il progetto di scrivere un romanzo e si mise a studiare Ruskin. Quando il critico inglese morì nel 1900, scrisse il suo necrologio, poi seguirono numerosi saggi e infine si diede all’immane fatica di tradurne l’opera in francese, impresa molto ambiziosa, anche perché Proust non conosceva quasi l’inglese e, a detta di Georges de Lauris, avrebbe avuto difficoltà anche a ordinare in inglese una costoletta d’agnello al ristorante. Tuttavia riuscì a produrre traduzioni molto precise sia della Bibbia di Amiens sia di Sesamo e gigli, aggiungendo una sfilza di note erudite che testimoniano la vastità delle sue conoscenze su Ruskin.

Portail des Libraires, cattedrale di Notre-Dame, Rouen: la piccola scultura citata da M. Proust
- I limiti della lettura
Ma qualcosa di questa energica difesa della lettura e dello studio portava Proust a esprimere qualche riserva. Senza peraltro insistere troppo su quanto fosse controversa e difficile la questione, egli sosteneva che dovremmo leggere per una ragione ben precisa; non per passare il tempo, con un certo distaccato interesse, o per una spassionata curiosità di scoprire cosa provava Ruskin, ma, come diceva Proust, «non esiste via migliore per giungere ad aver coscienza di quel che sentiamo di quella di cercare di ricreare in noi quel che ha sentito un maestro». Leggere i libri degli altri serve a scoprire cosa proviamo noi, a sviluppare i nostri stessi pensieri, anche se sono i pensieri di un altro scrittore che ci aiutano a farlo. (…) La stima che Proust aveva per Ruskin era enorme, ma dopo aver lavorato così intensamente sui suoi testi per sei anni, dopo aver vissuto con pezzi di carta sparsi sul letto e con libri impilati sul suo tavolo di bambù, in un eccesso di rabbia per quel suo essere sempre legato alle parole di un altro, Proust esclamò che le qualità di Ruskin non gli avevano impedito di essere spesso «sciocco, maniacale, limitato, falso e ridicolo».
Noi sentiamo benissimo che la nostra saggezza comincia là dove finisce quella dello scrittore; e vorremmo che egli ci desse delle risposte, mentre tutto quanto egli può fare è solo d’ispirarci dei desideri… Tale è il valore della lettura, e tale è anche la sua insufficienza. Farne una disciplina significa attribuire una funzione troppo importante a quel che ne è solo un’iniziazione. La lettura si arresta alle soglie della vita spirituale; può introdurci in essa, ma non la costituisce.
Alain De Botton
Biobibliografia
Alain De Botton è nato in Svizzera nel 1969, ha studiato a Cambridge e vive attualmente a Londra. Ha scritto opere di diverso genere, le quali hanno avuto accoglienze contrastanti. Le reazioni positive sostengono che De Botton ha reso la letteratura più accessibile alle masse. I suoi libri sono pubblicati in Italia da Guanda.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.