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Marco Vitale: Diversorium

Edizioni Il Labirinto, 2016

Commento di Giancarlo Pontiggia

 

 

Percorsa da evidente cifra lirica, “la sintassi poetica” di Diversorium ci pone davanti a una raccolta in cui il dettato personale coniuga la rara finezza lessicale all’intenso sentimento della precarietà del tempo e dei luoghi che, espressioni della nostalgia del poeta, irraggiano quella di coloro che attraversano la vita avvertendo la vertigine del rapporto vicinanza-lontananza, la chiamata alla ricerca della risposta, l’intermittenza degli stati felici, mantenendo sul piano stilistico una raffinatezza inusuale nella poesia degli anni più recenti. La padronanza della parola, la cognizione di interiori atmosfere dolenti, la percezione della labilità o fugacità degli accadimenti consentono a Marco Vitale di consegnare al lettore una silloge in cui il paradigma dell’incerto è percorso dalla nota dell’armonia e dalla presenza del “tu” che non si risolve nella pleonastica presenza o assenza dell’ “altro”, ma si estende alle forme del «… libro vasto e offeso della Natura», «compresente il respiro della pietra / dello splendore del retablo».

 

Adriana Gloria Marigo

 

 

da Nessun farmaco

 

Sarà che col suo passo nel mattino

i bei colori la stagione cede

e incalzano alte nubi

di pianura e ne vanno

e vedo sempre qui, come più indietro

e il caso che racchiude un altro tempo

ancora un po’ ne smuore. Poi

si può dire che vivi nel pensiero

nelle domande che ti faccio e a cui rispondo

senza più crederci, presenza

di nostalgia battito mano

nell’ombra che si posa come nulla

fosse e già lontana

 

 

Di quell’inverno del ‘56

resta una piccola colomba

 

resta un filo di polvere

sul bianco di quel panno

 

le ali aperte non stanno

 

 

da Come da un lungo sonno

 

Così come da un lungo sonno

a cui è dolore il chiaro, il netto

taglio della gelosia che fende

e rigoverna la luce io ti

ravviso e trovo, a lume aperto, e conto

i giorni quasi fossero

nidi che pencolavano e il piovasco

aveva reso più lucidi

 

 

da Lunario calabro

 

Facile

 

Il mare com’è triste la mattina a Paola

e come ambisce

dal vivo del suo blu

per questo lido e attende

sui binari l’incontro

 

E come ogni ritorno

si fa carico

l’ascolto

 

si fa deriva

nel tuo tema di allora

 

 

da Se volge la stagione

 

Umile privilegio è questo bianco

e questo transito

che lega ancora un anno

a un altro anno

un silenzio a un silenzio

 

Solo per te le tracce affondano, si fa

smeriglio anche la luce

meridiana e ridesta

geometrie

linee già eluse

ali nere che addensano

nel libro vasto e offeso della Natura

 

 

da Quaderno romanzo

 

Esercizio amoroso è questa luce

chiara e calma

questa giunzione

questo filo sottile che raccorda

e cerca il sangue. Se vuoi

puoi contare gli snodi sulla punta

delle tue dita

 

compresente il respiro della pietra

dello splendore del retablo

 

A volte una poesia è soltanto un piccolo

commento su una foto

un soffio fatto di niente come dire

guarda, come sorridevate

qui quando la luce

dorava un giorno senza fine, guarda

come eravate giovani, che buffi

gli abiti di allora. Dove siete?

 

Marco Vitale

 

 Biobibliografia

 

Marco Vitale (Napoli 1958) vive a Milano. È autore dei seguenti libri di poesia: Monte Cavo, Edizione del Giano 1993, L’invocazione del cammello, Amadeus 1998, Il sonno del maggiore, Il Bulino 2003 (poi in Bona Vox, Jaca Book 2010), Canone semplice, Jaca Book 2007, Come da un lungo sonno, Il Bulino 2009. Un suo racconto, intitolato Port’Alba, è uscito a Mendrisio nel 2011 per i tipi di Josef Weiss. Ha pubblicato la monografia Parigi nell’occhio di Maigret, Unicopli 2000 (nuova edizione 2013) e curato, per la stessa casa editrice, il volume intervista a Evaldo Violo Ah, la vecchia BUR!: storie di libri e di editori, 2011. Tra le sue traduzioni le Lettere portoghesi, Bur 1995, Gaspard de la Nuit di Aloysius Bertrand, Bur 2001, Stanze della notte e del desiderio di Jean-Yves Masson, Jaca Book 2008, Miseria della Cabilia di Albert Camus, Nino Aragno Editore 2011.