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Bianco all’alba
Per scrivere poesie è desiderabile ma non necessario
essere in perfetta forma. (Kenneth Koch)

bianco all’alba
taglio fulmineo
lana di vetro o supplica
negativo bruciato
sintesi policroma ai piedi della rosa
cilicio spurio strenna per la cupa

bianco all’alba
pace nel velo lunare
galle carnose ondeggiano
tra flutti di peste amorosa

*

conosco pregi di punto virgola accento in decima
del cotone il filo per l’abito da sera
capace bisbigliare la tua voce
nel solco dove il risvolto esige riverbero

io non sono affatto paroliere
né sarto dal taglio simmetrico preciso
ma debolezza ferma all’ingresso
dove sorridi angelo crollato in una tempera

vinto
chiedo perdono a tutti

aspetto Natale

*

mano nella mano
nell’ordito di canali spurghi
da catrame erba gondole ardesia
penso unicamente contemplarti
rastrellando l’abisso
che tace nell’enigmatico destino

l’iride esplode
sfacciata cingendoci decisa
trapezio che bene conosciamo
perché tanto desiderato correggerlo
nel quadrato regolare
scudo al nucleo da benedire

*

lascia brusio al battente del presente
l’orma pronta a tergere
emozioni vizzi petali che s’inseguono
di noi ridotti al mondo
sminuendo eternità altrove

nell’aria svigorita
gioiello onda brada
rubata a scoglio o riva
vuotiamo nella spuma
l’orifiamma della trama

modellare     amore    dolore
caos       tregua
marmo nobile bendisposto al bulino
vestibolo museale
sinonimico della fine

*

nel rosso d’un fiammifero
traccio nivee costellazioni
punti incerti
tra parabole sopite su coppi in prospettiva

sposto pigro la sedia
al centro dell’anticamera sgombra
svelto il respiro smania
essere bava armonica per l’attesa

t’ho visto voltata di schiena
saggiando guizzo verginale
poi ho chiesto al passo dell’ora
un rigo dove ferire l’attimo minuto

Svuotando l’essenziale dal superfluo, cercando sintesi nella parola, ho tentato di consegnare pagine scritte senza gravità, sospese nei chiaroscuri del tempo vissuto. Versi composti negli anni, divisi in tre macro sezioni che, al di là di inutili classificazioni, resistono souvenir senza propositi d’ambizione.
La silloge è dedicata alla memoria del poeta italo-tunisino Mario Scalesi.

Luciano Mastrocola

Autore ed ex musicista, fondatore della formazione “indie-sperimentale” Il rumore del fiore di carta con la quale ha inciso tre album dal 2002 al 2012. Nel 2018 ha pubblicato la silloge Sognidoro (Palladino Editore) riscuotendo il plauso di pubblico e critica.
Scrive articoli su riviste di settore, cogestisce il portale web di cultura poetica “Opificio Rosselli” (www.opificiorosselli.it) Molisano, vive e lavora a Ferrara.

www.casadeltarlo.it