Lega i polsi alle bandiere
ed il vento sarà fermo.
Ammanetta l’aria che le sventola
ed il drappo diventerà spento.
Svesti la nudità dell’angelo
ed il suo sesso dal velo
ed in ogni Raffaello
l’ascesi delle immagini
avrà desiderato la sensualità
che attuò il suo pennello.
(Capri)
Mi attraversano come rami – i coralli,
vena dopo vena
sono la mano –
aprimi
dove ti stringono le dita,
portami al cuore
rosso contro rosso,
se il tumulto
se il sobbalzo se l’ardore –
E mentre si spalancano le dita
sono resa folle di passione
ed è resa folle ogni cosa
io possa giungere e toccare.
(Capri)
Ma perché il pensiero – pensa
ed aggiunge idea ad altra idea
e domanda si arrovella
chiede indaga
– dove salirà mai
il cubo dell’arcobaleno?
Riusciremo in linea verticale
a discendere liberi giù dal cielo
bacio contro bacio
labbro contro labbro
senza deviare, in perpendicolare
uno disteso contro l’altro
in piedi, nell’aria.
(Capri)
Neve e biancosi confondono insieme
nella notte
un ciliegio è in fiore
e risplende nel buio.
Il cielo cupo
che incombe la primavera
rende alpino lo sguardo
i fiori bianchi sui rami
come fioccasse l’inverno.
(Roma)
È sempre l’ultima goccia
il profumo che indosso
-sospiro che potrebbe impazzire
sete di notte fonda.
E se fuori piove, è ticchettio
il suono che ad uno ad uno
formula campanelli
quando trema l’argento alla goccia
– il pioniere trasparente
che scende dal cielo piccolissima
per applicare il dettaglio
alle nostre maree. (Capri)
Testi tratti da “Se il silenzio se io ascolto, se i tamburi”, puntoacapo, 2019.
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