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Silvio Raffo: In voce – 64 poesie lette dall’autore

editrice petite plaisance , 2021

Sette poesie e un commento breve

 

È un florilegio, la scelta delicata e impressiva delle sessantaquattro poesie che formano il corpo di In voce: i due attributi che si riferiscono a ‘scelta’ sembrano contrapporsi, in verità costituiscono il forte intreccio di anima e pensiero che risolve nel verso la visione sapienziale di Silvio Raffo: il poeta, in questa raccolta antologica corredata di un cd in cui è incisa la lettura delle liriche estratte dalle raccolte che vanno dal 1967 al 2019, continua a testimoniare l’inimitabile parola che coniuga il tempo odierno secondo una personale misura metrica che accoglie la sonorità della lirica classica e la restituisce aderente a fini questioni esistenziali, ontologiche, attuali, risolte secondo la cifra dell’inattualità: il lessico non ama le seduzioni della parola inafferrabile, al tempo stesso rifugge dalla banalizzazione dei temi attuali lasciandosi cogliere in un’apparente semplicità versificatoria colma di grazia, un’aura di soavità prossima al mondo eterico, angelico che non allontana, anzi rimarca, le questioni umane, in particolare l’insondabile sorte. Nell’eleganza del verso, in quella sua dichiarazione di intenti che sorge dal sentimento profondo e arcano per la Bellezza inscalfibile  – Sto cercando la splendida parola – Silvio Raffo è aderente al tempo, inevitabilmente dentro il tempo, attraversato dal tempo, ma non travolto dal tempo; è immerso nell’accadere impietoso dell’evento, ma non scalfito dalla circostanza, come se una riza ne proteggesse l’intera figura fisica e simbolica, gli conferisse la lamina salvifica dell’ironia, del disincanto che pure rivela l’altra parte, luminosa, fragile e incorruttibile sul filo aurato dell’incanto.

 

Adriana Gloria Marigo

 

 

Da I GIORNI DELLE COSE MUTE (1967)

 

Le lacrime d’amore

 

Le lacrime d’amore. E ne farò uno stagno

laggiù sul ponte della nostra strada.

E vi berranno i cani di nessuno

e potrà qualche rondine specchiarvi

il suo volo serale.

Così almeno

serviranno a qualcosa

 

 

Da STANCHEZZA DI MNEMOSYNE  (1983)

 

L’angelo eremita

 

Fin quando mi sarà dato d’avere

quest’aria vaga d’angelo eremita?

Confesso d’aver complice una scaltra

quotidiana cosmesi, ma di certo

non si tratta soltanto dell’aspetto:

m’è naturale un fatuo ondeggiamento,

lo svolazzare aereo delle piume…

Anche quando l’uncino del dolore

mi scarnifica lento in ogni fibra

so che non può raggiungere le ali…

So che rivolerò sempre nel vuoto

vuota sostanza viva senza vita

 

 

Da LAMPI DELLA VISIONE  (1988)

 

Per troppa vastità

Per troppa vastità ci opprime il cielo –

sterminata la sua circonferenza

per il nostro geometrico compasso –

finché, deposti gli strumenti umani,

ci accorgiamo che è lui che ci misura

 

 

Da L’EQUILIBRIO TERRESTRE (1991)

 

Il rito

 

  1. (il corpo)

Questo tronco flessibile dell’anima

m’ha sempre attratto solo come forma

La luce di un riflesso al buio tende

se un lievito divino non l’accende

 

 

Da AL FANTASTICO ABISSO (2011)

 

III. Sto cercando la splendida parola

Sto cercando la splendida parola

la parola tremenda, l’assoluta

quella che l’ultimo giorno non muta,

che brilla sulla pagina da sola

 

 

Da CORPO SEGRETO  (2017)

 

La débacle prochaine

Prossima la catastrofe si annuncia.

Sì, devo prepararmi all’infallibile

débacle d’ogni ambizione, alla rinuncia,

a ciò che parve sempre incompatibile

col mio destino. La degradazione

della bellezza, l’annichilimento

d’ogni energia. Maestro di finzione,

quale maschera reggerà al cimento?

 

 

Da LA FERITA CELESTE  (2019)

 

Nel ricamo della mia vita

Nel ricamo della mia vita

ha gli orli dorati il dolore

Il pugnale che incide la ferita

è l’ala di un celeste Tessitore

 

 

Biobibliografia

Silvio Raffo, poeta, narratore, traduttore e saggista, è docente di Traduzione Letteraria all’Università dell’Insubria di Varese. Le sue ultime raccolte di poesia sono Corpo segreto, LietoColle, 2017; La ferita celeste, La Vita Felice, 2018; Il giovane dolore, Punto a Capo, 2021. È il più fecondo traduttore di poeti e poetesse americane (Emily Dickinson, in primis, nel Meridiano Mondadori). Dal suo romanzo La voce della pietra, Saggiatore, 1996 e Elliot, 2018 è stato tratto il film omonimo di produzione americana. La sua antologia di poesia italiana del Novecento Muse del disincanto ospita anche autori generalmente dimenticati. Dirige a Varese il Centro di Cultura Creativa “La Piccola Fenice”, attivo dal 1986. Collabora con la RAI e con varie riviste letterarie, fra cui “Poesia” di Nicola Crocetti.