
Damaggio ha una bella confidenza con la parola, o meglio con “questa cosa inutile, che è la pura bellezza del linguaggio”, per dirla come Leminski. Leminski, chi? Già, ecco un’anima, un nulla, un prodigio, che “questa cosa inutile” ingrandisce, getta oltre l’ostacolo e vi tende. Paulo Leminski, uno delle figure più influenti della poesia d’avanguardia e sperimentale brasiliana della seconda metà del secolo scorso, poliglotta, traduttore e critico letterario, pressappoco sconosciuto anche ai più accorti naviganti nell’ars poetica dell’anziano Belpaese, si fa spirito e voce in lingua italiana nella sedicesima uscita della collana “L’altra lingua”, diretta da Lorenzo Mari, edita da “L’arcolaio”. Si fa verso e significato per intercessione dell’opera meritoria di Damaggio che a “questa cosa inutile” ci crede e vi si tuffa, e nell’arco di sei anni ha tradotto di Leminski quasi tutti i componimenti, una biografia, Vida, e due libri di articoli per riviste e quotidiani, Ensaios e anseios crípticos. Ha letto una ventina di pubblicazioni universitarie sull’autore, due biografie ufficiali, diversi saggi e traduzioni in varie lingue. Il volume, di cui ha curato anche la scelta dei testi oltre che la traduzione, prende il nome dall’ultima opera pubblicata in vita da Leminski nel 1989, e ha avuto la supervisione della figlia Áurea e di alcuni amici dell’autore.
Emilio Capaccio
Como abater uma nuvem a tiros
sirenes, bares em chamas,
carros se chocando,
a noite me chama,
a coisa escrita em sangue
nas paredes das danceterias
e dos hospitais,
os poemas incompletos
e o vermelho sempre verde dos sinais
Come abbattere una nuvola a fucilate
sirene, bar in fiamme,
auto che si scontrano,
la notte mi chiama,
la cosa scritta a sangue
sui muri dei locali
e degli ospedali,
le poesie incomplete
e il rosso sempre verde dei semafori
Razão de ser
Escrevo. E pronto.
Escrevo porque preciso,
preciso porque estou tonto.
Ninguém tem nada com isso.
Escrevo porque amanhece,
e as estrelas lá no céu
lembram letras no papel,
quando o poema me anoitece.
A aranha tece teias.
O peixe beija e morde o que vê.
Eu escrevo apenas.
Tem que ter por quê?
Ragion d’essere
Scrivo. La cosa è questa.
Scrivo perché ho bisogno,
bisogno perché gira la testa.
E altra gente non c’entra niente.
Scrivo perché in cielo schiarisce
e le stelle rassomigliano
alle lettere sul foglio,
quando la poesia m’imbrunisce.
Il ragno si tesse la rete.
Il pesce bacia e morde ciò che vede.
Io scrivo, e questo è.
Ci dev’essere un perché?
Voláteis
Anos andando no mato,
nunca vi um passarinho morto,
como vi um passarinho nato.
Onde acabam esses vôos?
Dissolvem-se no ar, na brisa, no ato?
São solúveis em água ou em vinho?
Quem sabe, uma doença dos olhos.
Ou serão eternos os passarinhos?
Volatili
Camminare anni nel bosco
e mai vedere un uccellino morire
come vederlo nascere.
Quei voli, dove vanno a finire?
In aria, brezza, atto si disfanno?
Solubili in acqua o in vino?
Che sia un malanno agli occhi
oppure è eterno l’uccellino?
Massimiliano Damaggio vive in Grecia da molti anni. Ha studiato lingua e letteratura portoghese. Si occupa di scrittura e traduzione di poesia. Ha pubblicato alcune raccolte, poesie e traduzioni in rete. È tra i fondatori del blog “Perìgeion” e redattore della “Dimora del tempo sospeso”.
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