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LIMINA MUNDI

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Archivi tag: Leopoldo Attolico

Una vita in scrittura: Leopoldo Attolico

16 mercoledì Mar 2022

Posted by Loredana Semantica in LETTERATURA, Una vita in scrittura

≈ 2 commenti

Tag

Leopoldo Attolico, Una vita in scrittura

“Omaggio a un poeta”, olio su tavola, Giorgione, 1505

Col titolo “Una vita in scrittura” Limina mundi avvia un’iniziativa partecipativa che, come dice lo stesso titolo, vuole mettere in luce quanta dedizione richiede la scrittura e quanto lega a sé diventando fulcro di un’esistenza, compagna di vita

L’iniziativa è rivolta ad autori che scrivono da tempo, che hanno quindi un’ampia esperienza in scrittura, una carriera letteraria alle spalle, possono testimoniare l’atto di fedeltà alla parola. E’ quindi  un invito, ma nel contempo un omaggio.

L’invito è a raccontare, non con le parole asettiche e sintetiche usualmente richieste in una biobibliografia, ma in libertà, l’ingresso della scrittura dentro la propria vita, la chiamata o vocazione, la sua permanenza, l’evoluzione, l’intreccio con le proprie vicende personali, spirituali, una storia quindi fatta di inizi, trame incontri, episodi, traumi, delusioni, soddisfazioni, concorsi, premi, scoperte, emozioni ma anche, se si vuole, raccontare tutto ciò di cui lo scrittore è “fatto”, il suo saper fare anche oltre l’atto della scrittura in qualunque ambito sente appartenergli: professionale, creativo, artigianale, degli affetti… senza limiti, in linea con lo spirito del blog.

Libertà anche nella forma: un racconto autobiografico romanzato, un “automatismo ritratto”, cioè un proprio ritratto in scrittura automatica, un flash su un episodio o persona importanti o significativi del proprio percorso,  un’intervista nella quale le domande sono formulate e le risposte sono date sempre dallo stesso autore, persino una singola poesia o raccolta di poesie che l’autore riconosce come “autobiografiche” sono modi possibili con cui cor-rispondere oppure rispondendo semplicemente alla domanda: Ci racconti la tua vita in scrittura?

L’invito è stato rivolto a Leopoldo Attolico che l’ha interpretato come segue.

Grazie infinite all’Autore.

POESIA FOREVER di Leopoldo Attolico

La sindrome – di solito- si manifesta quando calienta el sol dell’adolescenza: il futuro poeta ”in erba”, già fornito -di suo- di antenne, ha metabolizzato i termini del disincanto coniugandoli con i monumenti poetici d’ordinanza prepostigli dalla Scuola dell’Obbligo. Da qui i primi tentativi di piegare a poesia la lingua italiana; tentativi gestiti da uno Spirito che per sua fortuna (data l’età) né sa né può sapere dove sta di casa la Ragione e quindi -se autenticamente poetico- può pervenire a risultati che il futuro poeta, “laureato/diplomato” o meno, non si sognerà più neanche lontanamente di ottenere. Ma non siamo ancora alla patologia: siamo all’infatuazione, allo spontaneismo creativo, in un periodo febbricitante/interlocutorio di conoscenza del proprio corpo poetico.

Quando il Nostro si accorgerà di pensare in versi alle quattro di notte andando in bagno e di doverli irrinunciabilmente mettere su carta, vorrà dire che è successo l’irreparabile; che è convolato; e non c’è più scampo per nessuno, né possibilità di separazione o di divorzio: è perduto per sempre perché è arrivata la consapevolezza. E a questo punto amen.

Come si convive con questo destino? Maluccio, in genere; diciamo “alla viva il parroco”, lancia in resta in un estenuante tentativo di rappresentare- con le parole – la propria “verità”. Ma è un “male” rovinosamente luminoso, felicemente destabilizzante, abbacinante; un vero e proprio tensioattivo. Ma a differenza del brutale detersivo che agisce sottraendo, questo accumula, sedimenta, fa della subsidenza la sua prima incombenza, a cui poi sottentra la “necessità” liberatoria/fisiologica (sua, incorporata), di tradurre in parola scritta, dinamica, attiva, (da qui tensioattivo), le istanze di questa sorta di camicione sempre più pesante e gravoso da portare in giro.

“ Si fanno versi per scrollare un peso e passare al seguente”, dice la clausola ( vagamente in odore di dannazione) di Vittorio Sereni; ma incontrovertibilmente è così. Quanto alle modalità con cui, oggi, ci si “scrolla un peso” e alla praticabilità delle stesse, il discorso si fa subito vertigine e, come direbbe Cardarelli, “mi si porta via”: un tormentone così controverso che gli ineffabili critici/poeti falliti, filosofi disoccupati ed esegeti esagerati che spesso vanno per la maggiore faticano non poco a “disinquadrare” con la protervia dei loro specchi ustori, per poi partorire regolarmente il Nulla .

L’unica a nutrire certezze è la Poesia. Lei sa bene che, rispetto alla Tradizione, non deve produrre dipendenze o vie metaboliche irreversibili, ma rinnovamento creativo, senza cacciar via il povero Palazzeschi o il poverissimo Georg Trakl come fossero scarti di cambusa (acqua passata che non macina più), ma rivisitandoli in chiave moderna , capendone la lezione, lo “spirito”, la “pelle”, se non altro per tentare di imparare a vivere la poesia ( e a scrivere ) al 101 per cento come hanno fatto loro. La poesia sa benissimo quello che vuole e dove vuole andare perché quando azzarda ipotesi di “verità” lo fa cercando in primis quell’autenticità di linguaggio che è la sola a rispettare ad un tempo chi legge e l’oggetto del ricordo, in barba alle fumisterie, al bla bla, alle eccentricità fine a se stesse e ai linguaggi semiautomatici. Insomma la poesia sa il fatto suo; e si fa anche i fatti suoi, con la discrezione che le appartiene; con i poeti – pochi – più preoccupati di essere che di apparire; gente ancora capace di scrivere con gioia (anticamera, tra l’altro, dell’ironico, del giocoso e dell’autoironico), perché – nonostante tutto – non ha mai smesso di amare gli uomini e il mondo, e quindi viva nell’inevitabile senso di impotenza ad amare veramente il mondo.

Poesia/lingua totale, come diceva Spatola, come ci hanno insegnato Cacciatore, Emilio Villa, Vito Riviello; lingua che -deontologicamente- non può essere assimilata ad una telefonata o a un messaggio cifrato, e che punta necessariamente all’assunzione di un suo stile, intendendo per stile- innanzitutto- il segno netto di una individualità entro il luogo comune della lingua, punto di partenza tendente all’infinito a superarsi e non certo punto di arrivo, come certamente frulla nel cervello di non pochi poeti “arrivati”(dove?) . Stile come tensione e non come status; e quindi, di conseguenza, parole capaci di somatizzare il reale, il quotidiano; pedinatrici di ogni minimo segnale in grado di farci capire chi siamo da dove veniamo dove andiamo, alla faccia del solipsismo sterile degli intellettuali che vogliono fare i poeti, (gli stessi che nel prendere la penna in mano si dicono addosso “adesso vi faccio vedere come sono bravo”, fregandosi regolarmente con le loro mani ); poeti (?) marpioni, volponi, intermittenti, che non si sa bene come facciano ad essere dappertutto, sicuri (a ragione ) che per il solo fatto di apparire vengano percepiti come “vincenti” da moltitudini di ganimedi sempre più in balìa delle suggestioni massmediali e della sudditanza psicologica nei confronti del Potere Da Vetrina. Poesia dunque che malgrado i calci nel sedere che incassa dai suoi stessi autori e malgrado le clonazioni con dedica di morte presunta made by Ceronetti et similia , continua imperterrita – nelle sue espressioni migliori – a sorprendere in senso e suono le immagini irresistibili della speranza, proponendosi cocciutamente come opzione in progress e come complemento spirituale puro e semplice del libro della vita vissuta antagonisticamente, militantemente in opposizione alla miseria dei tempi, parola/grido che non risarcisce nulla , che non salva nessuno, ma che se trasmessa come luce, colore, oggetto, profondità, segno, “gesto”, può essere veramente la sola a fare il contropelo al nostro essere “vivi”, oggi.

Leopoldo Attolico

Leopoldo Attolico

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Canto presente 34: Leopoldo Attolico

29 venerdì Giu 2018

Posted by Loredana Semantica in Canto presente, LETTERATURA

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Leopoldo Attolico, poesia contemporanea

Nell’ambito della rubrica “Canto presente” oggi presentiamo la poesia di

LEOPOLDO ATTOLICO

MITICO PEPPINO

“Quando il pettine si riempirà di nodi
vorrà dire che tutti i nodi son venuti al pettine!”
vaticinava acutamente Giuseppe Conte
di fronte a una platea che pendeva dalle sue labbra
tutta tesa a capire dove andava a parare
la latitanza di quel significante
travestito da espressione figurata
non precisamente affascinante.
Ma il mitico Giuseppe
non amava decriptare le sue agudezas desultorie.
Una scontrosa passione per la condizione umana
gli dettava allarmanti così è se vi pare
da esplicitare solo alla fine
nei tempi lunghi dell’altrui pazienza;
e passò oltre, lasciando lo scoppio ritardato
drammaticamente in balìa di matasse di sebo
gordianerie e untuosità varie

IL ROSARIO DELLE VECCHIETTE

Se nunc et in hora
diventa ‘ncatanòra
è scorbuto celeste
ma anche picco Dada di grande suggestione.
Lo sanno le fiammelle delle candele
nel divertito tremore
che sposa il fai da te del latinorum
al top dell’invenzione verbale
(s)conciata per le feste

CRISI DI COPPIA A CANALE CINQUE

Il plusvalore è evidente:
la terapia del valzer travolgente
è avallata dalla brava presentatrice (?!)
e il tubo catodico è il garante

Ben venga quindi la metafora della danza
per proporre una strategia di coppia:
danzare insieme
tra comunicazione conflitto e mediazione !

(Se proprio non funziona
c’è la Sacra Rota di Sua Santità
che risolve
con la modica quantità
dell’obliterazione)

PRECARIATO E PRODUZIONE DI REDDITO

Anche se è un segnale (non positivo)
di contaminazione dal basso
di pensieri e parole che dovrebbero volare alto,
l’ultima ratio declinata da Celeste
ha margini d’inchiostro inattaccabili:
-non si può continuare a infiorare di addendi la morale.
Bando a prospettive opache e ansiogene.
Il mio fondoschiena vale più di due lauree

GRANDE STATISTA

Con il bon ton municipale
del buon padre di famiglia
ha depenalizzato il falso in bilancio.
Ma non è più creatività d’alto profilo
il fai da te quando consuona
con la questione morale arresa all’elettronica:
se un tempo si parlava con la propria coscienza
oggi ci trovi la segreteria telefonica

IN PARADISO SENZA REDENZIONE

No, non ho il destro
per denuncià ‘sto sinistro;
non ho cuore, davvero.
(Ma lei, il bolide trasgredente
che ci faceva piangente
bellissima e senza patente
a quell’ora di notte?)

Ora che nel cotidie
la menzogna macchia le parole
e tutto sembra fugace e feroce,
può anche accadere che una inezia di dismisura innocente
mi mandi dritto in Paradiso
senza soste intermedie:
“perdono,signore…”

In “La realtà sofferta del comico”, Aìsara, 2009

 

 

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Sette domande sulla poesia : LEOPOLDO ATTOLICO

13 lunedì Giu 2016

Posted by Loredana Semantica in Interviste, LETTERATURA

≈ 3 commenti

Tag

intervista, Leopoldo Attolico, POESIA

Proseguiamo con le interviste di autori e personaggi potenzialmente noti, modestamente noti, mediamente noti, molto noti che sono pubblicate il lunedì.

 Il titolo di questa intervista è Sette domande sulla poesia, perché sottoponiamo all’autore sette domande su importanti temi della poesia. A differenza dell’intervista “Il cerchio e la botte” qui la risposta è di lunghezza libera.

Anche questa, come “Il cerchio e la botte”, è un’intervista tipo che sarà sottoposta ad altri autori oltre a quello intervistato oggi che è LEOPOLDO ATTOLICO.

12493709_10208044552661896_2300212018185313891_o.jpg Continua a leggere →

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