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LIMINA MUNDI

~ Per l'alto mare aperto

LIMINA MUNDI

Archivi tag: Lya Luft

Emilio Capaccio traduce Lya Luft

02 sabato Ott 2021

Posted by emiliocapaccio in Idiomatiche

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Tag

Emilio Capaccio, Lya Luft, poesia contemporanea, traduzione

C’è gente che invece di distruggere, costruisce;
invece di invidiare, regala;
invece d’avvelenare, abbellisce;
invece di strappare, riunisce a aggrega.

L. L.

 

Lya Luft (1938-vivente), traduzioni di Emilio Capaccio

CANZONE NELLA PIENEZZA

Non ho più occhi di bambina
né corpo d’adolescente, e la pelle
traslucida da tempo s’è macchiata.
Ci sono rughe dove avevo seta, sono una struttura
allargata dagli anni e dal peso dei fardelli
buoni o cattivi.
(Ne ho caricati molti con piacere e altri per ribellione.)
Quello che posso darti è più di tutto
quello che ho perduto; ti do le mie vittorie.
La maturità che riesce a ridere
quando in altri tempi avrebbe pianto,
provare a volerti bene
quando in passato avrei voluto
solamente essere amata.
Posso darti molto di più adesso
di bellezza e gioventù: questi dorati anni
mi hanno insegnato ad amare meglio, con più pazienza
e con non meno ardore, a capirti,
se ti serve, ad aspettarti, quando vai via,
a darti ventre d’amante e affetto di compagna,
e soprattutto forza — che viene dall’apprendistato.
Questo posso darti: un mare antico e fidato
le cui maree — anche se fuggono — ritornano,
le cui correnti nascoste non portano distruzioni
ma l’interminabile sogno delle sirene.

CANÇÃO NA PLENITUDE

Não tenho mais os olhos de menina
nem corpo adolescente, e a pele
translúcida há muito se manchou.
Há rugas onde havia sedas, sou uma estrutura
agrandada pelos anos e o peso dos fardos
bons ou ruins.
(Carreguei muitos com gosto e alguns com rebeldia.)
O que te posso dar é mais que tudo
o que perdi: dou-te os meus ganhos.
A maturidade que consegue rir
quando em outros tempos choraria,
busca te agradar
quando antigamente quereria
apenas ser amada.
Posso dar-te muito mais do que beleza
e juventude agora: esses dourados anos
me ensinaram a amar melhor, com mais paciência
e não menos ardor, a entender-te
se precisas, a aguardar-te quando vais,
a dar-te regaço de amante e colo de amiga,
e sobretudo força — que vem do aprendizado.
Isso posso te dar: um mar antigo e confiável
cujas marés — mesmo se fogem — retornam,
cujas correntes ocultas não levam destroços
mas o sonho interminável das sereias.

QUESTI SONO I MIEI OGGETTI

Questi sono i miei oggetti:
hanno una patina che non è del tempo,
è il mio dolore
che li sfiora con la sua mano afflitta.
Questo è il mio viso:
occhi che, dal cercar troppo, scrutano
solamente didentro. E se tutto sfocia nella morte
allora questo è il mio destino. È là che sto andando,
speranza e protesta,
reggendo il candeliere degli amori
che mi illuminarono nella vita.

(Resisteranno, uno per uno,
al mio ultimo respiro?)

ESTES SÃO OS MEUS OBJETOS

Estes são os meus objetos:
têm uma pátina que não é do tempo,
é minha dor
roçando neles sua mão aflita.
Este é o meu rosto:
uns olhos que, de procurar demais, olham
só para dentro. E se tudo desemboca na morte
esse é o meu destino. É para lá que vou,
esperança e protesto,
segurando o candelabro dos amores
que me iluminaram na vida.

(Resistirão, singularmente,
ao meu último sopro?)

CONVITO

Non sono la sabbia
su cui si disegnano un paio d’ali
o grate davanti a una finestra.
Non sono solo la pietra che rotola
nelle maree del mondo,
rinascendo un’altra sopra ogni spiaggia.
Sono l’orecchio poggiato alla conchiglia
della vita, sono costruzione e disfacimento,
servo e padrone, e sono
mistero.

A quattro mani scriviamo questo copione
per il palcoscenico del mio tempo:
il mio destino ed io.
Non sempre siamo in sintonia,
non sempre ci prendiamo
sul serio.

CONVITE

Não sou a areia
onde se desenha um par de asas
ou grades diante de uma janela.
Não sou apenas a pedra que rola
nas marés do mundo,
em cada praia renascendo outra.
Sou a orelha encostada na concha
da vida, sou construção e desmoronamento,
servo e senhor, e sou
mistério.

A quatro mãos escrevemos este roteiro
para o palco de meu tempo:
o meu destino e eu.
Nem sempre estamos afinados,
nem sempre nos levamos
a sério.

TUTTI QUESTI ANGELI

Tutti questi
Angeli che la notte
agitano le tende e sussurrano frasi
che temi di capire:
se t’accolgono tra le braccia
se ti baciano sulla bocca,
se entrano nel tuo corpo,
non ti daranno la certezza che vivere, morire,
siano ugualmente soavi e difficili
folli e sensati, e più ancora urgenti?

Potrai alla fine amare, arrendendoti a quello
che ti sfiora con le sue ali,
ti chiama con le sue voci,
ti sferza costantemente con questa luce,
questo dolore.

TODOS ESSES ANJOS

Todos esses
Anjos que à noite
agitam cortinas e sussurram frases
que temes entender:
se te tomarem nos braços
se te beijarem na boca,
se te entrarem no corpo,
não te darão certeza de que morrer, viver,
são igualmente suaves e difíceis
loucos e sensatos , e urgentíssimos?

Poderás enfim amar, rendendo-te aquilo
que te aflora com suas asas,
te chama com suas vozes,
te vara constantemente com essa luz,
essa dor.

LA SPERANZA MI CHIAMA

La speranza mi chiama,
e io salgo a bordo
come se fosse il primo viaggio.
Se non conosco le mappe,
scelgo l’imprevisto:
qualunque segno è un buon auspicio.

Sia come sia, io vado,
Perché quasi sempre ci credo:
cammino con gli occhi chiusi
come un bimbo che gioca alla cieca.
Più d’una volta ne sono uscita ferita, o quasi affogata,
Ma non mi arrendo.

Il dolore accidentale è il prezzo della vita:
biglietto, assicurazione e pedaggio.
A ESPERANÇA ME CHAMA

A Esperança me chama,
e eu salto a bordo
como se fosse a primeira viagem.
Se não conheço os mapas,
escolho o imprevisto:
qualquer sinal é um bom presságio.

Seja como for, eu vou,
pois quase sempre acredito:
ando de olhos fechados
feito criança brincando de cega.
Mais de uma vez saio ferida, ou quase afogada,
mas não desisto.

A dor eventual é o preço da vida:
passagem, seguro e pedágio.

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