“Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice”. (Albert Camus, Il mito di Sisifo in Opere. Milano, Bompiani, 2003)
Il termine resilienza deriva dal latino “resalio” (risalgo) e lo si può ritrovare applicato a diversi campi specialistici, quello della metallurgia, in cui indica la capacità di un corpo di resistere alle forze d’urto, alla biologia, all’informatica, all’economia, alla psicologia.
In ambito psicologico per resilienza si intende la capacità tipica dell’uomo di resistere alle avversità della vita e a eventi traumatici, riuscendo perfino a riorganizzare positivamente la propria vita e a ricostruirsi, restando comunque fiduciosi e disponibili a cogliere le opportunità positive che la vita offre. Non va confusa con la forza di volontà che ci permette di perseguire gli obiettivi prefissati con costanza e determinazione. E’ piuttosto quella stessa forza di volontà che ci spinge a perseguire una mèta nonostante le sconfitte perché si è consapevoli che i fallimenti sono tappe necessarie e inevitabili per raggiungere un traguardo. Fin dalle epoche più remote, l’uomo, animale razionale, si è distinto per l’incredibile capacità di sopravvivenza di cui è dotato, è riuscito così a resistere a guerre, malattie, carestie.
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