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Projection Lauren, by Cbanck

Be careful of words,
even the miraculous ones.
For the miraculous we do our best,
sometimes they swarm like insects
and leave not a sting but a kiss.
They can be as good as fingers.
They can be as trusty as the rock
you stick your bottom on.
But they can be both daisies and bruises.
Yet I am in love with words.
They are doves falling out of the ceiling.
They are six holy oranges sitting in my lap.
They are the trees, the legs of summer,
and the sun, its passionate face.
Yet often they fail me.
I have so much I want to say,
so many stories, images, proverbs, etc.
But the words aren’t good enough,
the wrong ones kiss me.
Sometimes I fly like an eagle
but with the wings of a wren.
But I try to take care
and be gentle to them.
Words and eggs must be handled with care.
Once broken they are impossible
things to repair.
Anne Sexton, Words, The Complete Poems

 

*

Siate attenti alle parole,
anche a quelle miracolose.
Per le miracolose facciamo del nostro meglio,
a volte sciamano come insetti
e non lasciano una puntura ma un bacio.
Possono essere buone come dita.
Possono essere affidabili come la roccia
su cui ci si siede.
Possono essere sia margherite che lividi.
Eppure sono innamorata delle parole.
Sono colombe che cadono dal tetto.
Sono sei arance sacre poggiate sul mio grembo.
Sono gli alberi, le gambe dell’estate,
e il sole, il suo volto appassionato.
Ma spesso mi deludono.
Troppe cose vorrei dire,
tante storie, immagini, proverbi, ecc.
Ma le parole non sono abbastanza buone,
mi baciano quelle sbagliate.
A volte volo come un’aquila
ma con le ali di un passero.
Provo ad averne cura
e ad essere gentile con loro.
Parole e uova devono essere maneggiate con cura.
Una volta rotte sono impossibili
da riparare.
Anne Sexton, Le parole, The Complete Poems, trad. di Deborah Mega

 

Verba volant scripta manent recita un’antica locuzione latina, come se le parole oltre a circolare e volare di bocca in bocca, possano perdersi una volta pronunciate. Esiste anche un’altra locuzione sullo stesso concetto derivata da una formula omerica ricorrente ben 124 volte tra Iliade e Odissea, ἔπεα πτερόεντα προσηύδα, diceva parole alate. In Words Anne Sexton ci invita a utilizzare le parole con cautela, con grande attenzione perché oltre al dono della leggerezza nel senso di trasmettere concetti liberamente e ovunque, esse rivestono una grande importanza. La Sexton è stata una scrittrice e poetessa statunitense vissuta tra il 1928 e il 1974, vincitrice del premio Pulitzer per la poesia nel 1967. Ebbe un’infanzia e un’adolescenza difficili, unico conforto la presenza di una prozia giovane nella sua casa. Non amò particolarmente la scuola per le difficoltà di concentrazione e venne iscritta in una scuola professionale dove si insegnava a diventare mogli e madri perfette. Dopo solo un anno di frequenza fuggì nel 1947 e sposò Alfred Muller Sexton, detto Kayo. Lavorò come modella a Boston e frequentò il laboratorio di poesia di John Holmes. In questi anni conobbe Sylvia Plath e Maxine Kumin, con quest’ultima restò sempre in buoni rapporti : scrissero in collaborazione quattro libri per bambini. Nel 1962  pubblicò All My Pretty Ones. In questi anni oltre al Pulitzer ricevette numerosi altri premi, era apprezzata e le sue poesie erano note anche al grande pubblico. Con la pubblicazione di Love Poems, la commedia Mercy Street e il lavoro in prosa Transformations divenne ancora più famosa. Nel 1963 partì per l’Europa e nel 1966 fece con il marito un safari in Africa. In questi anni tenne corsi in diversi College americani come la Boston University, Oberlin e Wayland High School. L’abuso di alcolici e di psicofarmaci però acuivano il bisogno costante di novità e il temperamento già irrequieto. Come scrisse in un diario si sentiva “una vittima del Sogno Americano, il sogno borghese della classe media”. Sofferente di disturbo bipolare e incline alla depressione e ai tentativi di suicidio, nel 1973 chiese al marito il divorzio. Allontanata da molti dei suoi amici più cari, la Sexton cominciò ad avere rapporti difficili con le sue stesse figlie. Ingaggiò un gruppo rock per dare risalto alle sue performance mentre le sue poesie diventavano sempre più spirituali. Nell’ottobre del 1974, dopo aver pranzato con Maxine Kumin, Anne Sexton si intossicò mortalmente con il monossido di carbonio nel suo garage a Boston. Molte sue poesie furono pubblicate dalla figlia Linda Gray Sexton in The Complete Poems del 1981. La Sexton scrisse anche importanti saggi sulla poesia e rilasciò significativi commenti in alcune interviste. L’utilizzo di metafore ardite e originali, il ritmo inaspettato di molti costrutti, i diversi livelli di significato le hanno assicurato un grande successo, durato poco purtroppo. Grazie alla sua scrittura e ai temi trattati si diede un altro peso alla scrittura femminile e si compirono molti passi avanti per il riconoscimento dei diritti delle donne.

Le parole dunque possono rivelarsi amiche e allo stesso tempo nostre nemiche. Hanno virtù positive, possono essere miracolose, capaci di sciamare come api e di lasciare baci, non punture dolorose. Sono buone come dita, affidabili come rocce, eppure possono essere fiori o contusioni. Ma come non amare le parole? Chiunque abbia a che fare con la scrittura lo sa. Attraverso diverse immagini naturali Sexton continua a ritrarle, sono colombe, arance sacre, alberi, gambe dell’estate, sole dal volto appassionato. Ma spesso deludono. Quando si vorrebbe dire tante cose, troppe cose, a volte non si trovano le parole giuste per esprimersi, alla nostra bocca giungono quelle sbagliate. E’ come se non si avessero i mezzi espressivi ideali per compiere qualcosa, come si può volare come un’aquila se si hanno ali da passero? Ecco che si rivela necessario averne cura, essere gentili con le parole, maneggiarle con cura come uova perché potrebbero rompersi e divenire irreparabili. Il linguaggio è una delle facoltà più naturali e spontanee concesse all’uomo ma non sempre lo si adopera nel modo giusto. Permette di costruire e di demolire gli altri e noi stessi.

Deborah Mega