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In un testo narrativo e in una descrizione il punto di vista è il punto di osservazione, la posizione di colui che narra o descrive. Tale descrizione può essere monoprospettica quando esiste un’unica angolazione e pluriprospettica nel caso di descrizioni viste da più angolazioni. Quello di cui vorrei occuparmi in questa nuova rubrica, recuperando alcune reminiscenze scolastiche, è l’analisi e il commento di opere d’arte famose e meno famose che apprezzo particolarmente.

Oggi analizziamo Danae di Gustav Klimt.

Realizzato tra il 1907 e il 1908, è di piccole dimensioni (77 x 83 cm) e si trova a Vienna alla Galerie Würthle.

Il mito di Danae, figlia di Acrisio e madre di Perseo, che Zeus amò sotto forma di pioggia d’oro, è un tema trattato da diversi artisti: Correggio, Tiziano, Artemisia Gentileschi, Rembrandt, Rodin. Anche Klimt, uno dei fondatori della Secessione viennese, la scuola austriaca dell’Art Nouveau, l’ha utilizzato, in modo però molto originale: la rappresentazione coglie il momento del concepimento di Perseo. Il ricordo del mito e di qualsiasi elemento narrativo è quasi del tutto cancellato mentre compaiono nel quadro il motivo della fertilità, tipico dello Jugendstil e l’ossessione klimtiana di una sessualità esclusivamente femminile. Le forme, i colori e gli elementi curvilinei presenti, insieme agli elementi decorativi tratti dalla cultura bizantina, sono ulteriormente accentuati dalla cromaticità dell’oro, dalla pioggia d’oro che scivola nel corpo di Danae, rappresentata rannicchiata  in posizione fetale e avvolta in modo circolare, con forme tondeggianti che rimandano al tema della maternità e fertilità.

Il personaggio mitologico è trasportato ai nostri giorni per effetto di un velo orientaleggiante e di una calza di seta appesa alla caviglia.

La donna rappresenta un esempio di femminilità completamente autonoma e di desiderio solipsistico che si autosoddisfa.  Il viso reclinato e incorniciato dai lunghi capelli rossi, la bocca socchiusa e la contrazione della mano destra di Danae, sembrano descrivere il momento dell’estasi. La stessa nudità diventa elemento decorativo e così la borghesia e l’aristocrazia viennese accettarono questi  nudi perchè emergevano da sfondi colorati di oro e d’azzurro, trasmettendo l’impressione di una bellezza rigogliosa, di una ricchezza sconfinata, caratteristiche ricorrenti in tutte le opere di Klimt. L’ornamentazione del corpo e lo stile decorativo provocano distanza dall’osservatore; come in molte altre sue opere la dimensione onirica avvolge il personaggio e consente di rappresentare Danae dimentica di tutto e sprofondata nel suo mondo irreale, tanto da divenire icona del narcisismo femminile. L’elemento maschile, pure presente, appare cifrato e ridotto al simbolo astratto del rettangolo nero in basso a sinistra che fluisce tra la pioggia d’oro.

Deborah Mega