Nel metafisico Prisma lirico di oggi gli angeli di Wallace Stevens e Abbott Handerson Thayer

800px-Abbott_Handerson_Thayer_-_Angel_-_Smithsonian

Abbott Handerson Thayer

Io sono l’Angelo della realtà,
intravisto un istante sulla soglia.

Non ho ala di cenere, né di oro stinto,
né tepore d’aureola mi riscalda.

Non mi seguono stelle in corteo,
in me racchiudo l’essere e il conoscere.

Sono uno come voi, e ciò che sono e so
per me come per voi, è la stessa cosa.

Eppure, io sono l’Angelo necessario della terra,
poiché chi vede me vede di nuovo

la terra, libera dai ceppi della mente, dura,
caparbia, e chi ascolta me ne ascolta il canto

monotono levarsi in liquide lentezze e afferrare
in sillabe d’acqua; come un significato

che si cerchi per ripetizioni approssimando.
O forse io sono soltanto una figura a metà,

intravista un istante, un’invenzione della mente,
un’apparizione tanto lieve all’apparenza

che basta che io volga le spalle,
ed eccomi presto, troppo presto, scomparso.

6482475795_34ed92523b_o

Abbott Handerson Thayer

testo: Wallace Stevens,  “L’angelo della realtà”, tratto da “Angel surroundend by paysans” (traduzione di Nadia Fusini)

opere:

“Angelo” di Abbott Handerson Thayer, 1889

“TheAngel” di Abbott Handerson Thayer, 1903