Questa intervista appartiene ad un’iniziativa del blog Limina mundi che intende dedicare la propria attenzione alle pubblicazioni letterarie (romanzi, racconti, sillogi, saggi ecc.) recenti, siano esse state oggetto o meno di segnalazione alla redazione stessa. Ciò con l’intento di favorire la conoscenza dell’offerta del mercato letterario attuale e degli autori delle pubblicazioni.
La redazione ringrazia Mariangela Ruggiu, per aver accettato di rispondere ad alcune domande sulla sua opera: Il suono del grano, Terra d’ulivi Edizioni, 2019
1. Ricordi quando e in che modo è nato il tuo amore per la scrittura?
Prima dell’amore per la scrittura è nato quello della lettura: da bambina, appena mi venivano consegnati i libri scolastici, scorrevo quello di lettura cercando le poesie che leggevo prima di tutto. A scrivere iniziai nelle scuole medie, conservo ancora dei fogli con le prime poesie… amavo così tanto la sintesi dei versi che facevo la versione in poesia della prosa.
2. Quali sono i tuoi riferimenti letterari? Quali scrittori italiani o stranieri ti hanno influenzato maggiormente o senti più vicini al tuo modo di vedere la vita e l’arte?
A scuola mi innamorai di Leopardi, ma anche di Pavese, e poi di Ungaretti e Quasimodo, mi attirava la loro modernità, ma confesso che successivamente presi un po’ le distanze, sentivo di dover maturare un mio modo di scrivere… in realtà ho sempre rivendicato una visione anarchica della poesia, cosa che mi ha portato ad allontanarmene successivamente, e a smettere di scrivere per molti anni.
3. Come nasce la tua scrittura? Che importanza hanno la componente autobiografica e l’osservazione della realtà circostante? Quale rapporto hai con i luoghi dove sei nato o in cui vivi e quanto “entrano” nell’opera?
Non credo all’ispirazione come qualcosa che si cala in noi e ci fa diventare poeti, e non credo che siamo noi che scriviamo a fare la poesia, la Poesia è nella verità della vita, noi possiamo scriverla se affiniamo i nostri sensi e riusciamo a percepirla e a trasmetterla tramite le parole che maturano in noi. Noi dobbiamo imparare a liberarci da ciò che ci condiziona e limita il nostro sguardo, o almeno provarci con onestà intellettuale.
La mia scrittura nasce da un lavoro di introspezione e di ricerca di conoscenza sull’uomo e le sue relazioni, è la risultante del mio incontro con ogni essere e con la realtà, quindi nasce dalla mia vita, dalle mie esperienze, dai miei valori e dalla mia libertà; queste condizioni tuttavia non basterebbero a scrivere poesia se non ci fosse la consapevolezza di essere parte di un Corpo unico di cui tutti facciamo parte e di cui percepisco il sentire con una forma di empatia che dà alla vita una dimensione collettiva.
Sono legata alla mia terra, la Sardegna, e amo le mie radici anche se l’italianizzazione è stato un processo che ha portato a cancellare molti caratteri identitari, tuttavia c’è una cultura che passa attraverso canali non istituzionali, e passa anche attraverso la poesia, anche se non in modo esplicito, e così è arrivata a me e lascia la sua impronta nelle mie poesie.
4. Ci parli della tua pubblicazione?
La mia ultima pubblicazione, Il suono del grano edito da Terra d’ulivi edizioni nel 2018, rappresenta in poesia una tappa del mio percorso di vita, rappresenta il momento in cui ho preso atto che esiste una realtà che fa parte della nostra vita ma di cui non siamo consapevoli, una dimensione oserei dire sacra, che a volte riusciamo a percepire ma che non riusciamo ad esprimere compiutamente con il nostro pensiero limitato dalla non conoscenza, mentre ci aiuta la poesia che a volte riesce ad andare oltre le intenzioni del poeta.
5. Pensi che sia necessaria o utile nel panorama letterario attuale e perché?
Sorrido perché so bene dello spazio e dell’attenzione che la nostra società attribuisce alla poesia, e ancor meno a quella di poeti sconosciuti; so che questo libro è solo uno nel mare dei tanti libri che vengono pubblicati e che difficilmente possono avere attenzione nel panorama letterario attuale, soprattutto quando si sa di dover contare solo sulle proprie forze. Il percorso di questo libro è dovuto soprattutto all’attenzione delle persone che mi seguono su facebook, che è l’unico spazio virtuale che occupo e in cui pubblico le poesie che scrivo. Le persone che lo hanno letto mi hanno dimostrato di averlo apprezzato e soprattutto mi dicono di essersi ritrovate nelle poesie “… leggendo, si entra in contatto con il proprio profondo”, e questo credo sia l’obiettivo e la responsabilità del poeta: aprire a chi legge le porte del proprio essere e accompagnare il suo sguardo sulla realtà del suo vivere. Quando questo avviene credo che un libro abbia assolto la sua funzione anche se restasse ignorato dai critici e da coloro che potrebbero condizionarne il “successo”.
6. Quando e in che modo è scoccata la scintilla che ti ha spinto a creare l’opera?
Io scrivo poesie quando affiora in me qualcosa di nuovo che svela o scalfisce il mistero che siamo e che cerchiamo di conoscere; scrivo quando il mio vivere si scontra con le contraddizioni della vita sociale, a volte scrivo per l’indignazione, per l’ingiustizia, per la bellezza, per il dolore che incontro, per l’amore… ma non penso di scrivere un’opera; il libro si compone in un secondo momento, quando le poesie scritte si incastrano tra loro come a costruire una visione unitaria di tanti momenti, è come trovare un filo di continuità tra le poesie che si compongono in una visione più grande.
7. Come l’hai scritta? Di getto come Pessoa che nella sua “giornata trionfale” scrisse 30 componimenti di seguito senza interrompersi oppure a poco a poco? E poi con sistematicità, ad orari prestabiliti oppure quando potevi o durante la notte, sacra per l’ispirazione?
Ho smesso di scrivere per più di vent’anni, e che riprendessi a farlo non era previsto, ma è stato come ritrovare una parte di me che aveva imparato a tacere ma non aveva smesso di cercare. Tutte le consapevolezze acquisite in tanti anni di silenzio, improvvisamente, sono diventate parole e scrivere è diventato come respirare, un atto involontario; non è stato un punto d’arrivo ma una nuova partenza perché oltre che a scrivere ho anche ripreso a leggere poesia, ad accoglierne il dono, e così è iniziato un nuovo viaggio in cui la poesia è strumento di rivolta e rivelazione di un io che rivendica il suo spazio di conoscenza e di libertà.
In questo libro sono racchiuse le poesie che ho scelto tra quelle scritte nel 2017, quelle che meglio esprimono la consapevolezza di me e del mio percorso nella poesia fino a quel momento.
8. La copertina e il titolo. Chi, come, quando e perché?
Il titolo è compreso nelle poesie, nasce a posteriori quando tutte le poesie sono scritte e il libro ha acquistato una sua identità, in questo caso “il suono del grano” è la metafora di tutte le nostre percezioni che non trovano parole per scriversi in poesia, ma le conserviamo dentro come un seme che aspetta di germinare. La copertina nasce dalla sintonia con il mio editore e fotografo, Elio Scarciglia, che me l’ha proposta e subito l’ho riconosciuta come quella giusta.
9. Come hai trovato un editore?
Non ho fatto fatica a trovare l’editore perché lo conoscevo già, avevo pubblicato un precedente libro, Il viaggio, con Terra d’ulivi, e il rapporto di stima e di fiducia che si era creato continua ancora adesso.
10. A quale pubblico pensi sia rivolta la pubblicazione?
I libri sono per tutti, se scriviamo il nome sotto una poesia non è per rimarcarne il possesso, ma per assumercene la responsabilità. Penso sempre a chi potrebbe leggere un mio scritto e cerco di lasciare parole chiare e curate perché la poesia è preziosa come una preghiera. Questo non significa che il poeta debba uniformarsi alle aspettative del lettore con semplificazioni che impoveriscono o seguono la scia dei luoghi comuni che garantiscono gradimento, io cerco di trascinare chi legge nel luogo dove nascono i dubbi e le domande perché attraverso parole di poesia possa nascere il bisogno di leggere in sé e nel mondo.
11. In che modo stai promuovendo il tuo libro?
Vivo in una realtà periferica, non ho relazioni con il mondo letterario, quindi ho poche possibilità di promuovere un libro anche se pochi incontri di presentazione sono stati delle belle esperienze per il dialogo che ne è scaturito. Il mezzo che uso, con tutti i suoi limiti, è la vetrina di facebook, così ho incontrato l’attenzione di alcuni amici poeti che ne hanno parlato nei loro blog, ma soprattutto è l’attenzione la curiosità dei miei amici che leggono e mi raccontano le impressioni della propria lettura a promuovere questo libro.
12. Qual è il passo della tua pubblicazione che ritieni più riuscito o a cui sei più legato e perché? (N.B. riportarlo virgolettato nel testo della risposta, anche se lungo, è necessario alla comprensione della stessa)
Questa poesia, più di tante altre, esprime il mio sentire la poesia, il tentativo di esprimere l’indefinito e l’indefinibile…
aspetto che diventi una poesia
questo senso gravido del silenzio
non mi aspetto che sia una cosa buona
neanche che illumini, che salvi qualcuno
che curi una ferita e, ancora meno, che faccia
di me un poeta
sarà scandaloso anche il nome di poesia
ma non so come chiamarla
questa voce che viene da lontano
e mi attraversa come il sangue
scortica ogni mia parola, e la mia pelle
ed ogni volta è solo un tentativo
non so con quali parole raccontare
non so se ce ne sono
per questo brivido
quando tocco l’Essere delle cose semplici
e suona, come scorre l’acqua nei ruscelli
13. Che aspettative hai in riferimento a quest’opera?
Dal mio personale punto di vista l’obiettivo che mi propongo è quello di raccogliere e dare un contenitore alla mia scrittura, sono consapevole di non riuscire a contenere il mio pensiero che si trasforma in parole, trasferirle su carta in forma di libro è motivo di selezione e di cura particolare dei testi.
Se penso come l’autore che pubblica un libro mi aspetto che possa fare un buon percorso, raggiungere molte persone e portare a tutti parole di bellezza, ma anche di rivelazione e di rivoluzione.
14. Una domanda che faresti a te stesso su questo tuo lavoro e che a nessuno è venuto in mente di farti?
Questa è la domanda più difficile, così voglio dire una cosa che non è risposta a nessuna domanda… si può vivere senza scrivere poesia, si può vivere una vita piena e felice, dolore compreso, e fare della propria vita un capolavoro senza scrivere un verso, ma, per me che scrivo nell’imperfezione e dentro i miei limiti, la scrittura è una mano mi conduce sulla soglia da cui riesco a intuire e intravedere l’indefinito.
15. Quali sono i tuoi progetti letterari futuri? Hai già in lavorazione una nuova opera e di che tratta? Puoi anticiparci qualcosa?
Ogni tanto mi chiedo qual è il momento giusto per smettere di scrivere… ci sono tanti modi per usufruire della poesia, ma certo scriverla è, per me, fonte di piacere; è il piacere di dare un senso ai miei passi, di scorgere nelle parole scritte un significato che affiora a prescindere dalle mie intenzioni, è la consapevolezza che la poesia è un modo di avvicinarsi al Verbo che contiene tutte le parole, è farne
condivisione di conoscenza, comunione.
Questi, lo so bene, non sono progetti letterari, ma credo che la Poesia sia oltre la letteratura, credo che sia un modo di arricchire la propria vita, questo ricercarne il senso e la bellezza, e le motivazioni dell’Amore.
Sono nata e vivo in Sardegna, ho fatto studi classici, mentre, per gli studi universitari, ho scelto la facoltà di Scienze Agrarie, ma sempre facendo spazio alla poesia, anche se a un certo punto della mia vita ho scelto di smettere di scrivere riprendendo solo casualmente, solo alcuni anni fa, in seguito alla pubblicazione delle mie poesie giovanili nel libro Amori soli, pubblicato nel 2010 con la casa editrice Albatros.
Questa esperienza è stata motivo di una nuova ricerca poetica che mi ha portato a nuove, più mature e consapevoli pubblicazioni: nel 2012 il libro Versi @ versi per Rupe Mutevole, quindi la pubblicazione, nel 2013 nell’antologia Scelte vincenti, della silloge Mi hai lasciato uno scrigno di parole per la Casa Editrice FaraEditore, e nel 2014 per lo stesso editore, nell’antologia Opere scelte è pubblicata la silloge Amore integro.
Nel 2015, nell’antologia Sulla carta del tempo è stata pubblicata la silloge Resta anche domani, faremo passare la notte, per Terra d’ulivi edizioni.
Nel 2016 con Terra d’ulivi edizioni è stato pubblicato il libro Il Viaggio, che ha vinto il secondo premio al concorso Premio Letterario Internazionale Città di Sassari, mentre nel 2017, nella successiva edizione dello stesso Premio, una mia poesia inedita, “Che ne sarà di questo amore domani”, ha vinto il primo premio per la sezione inediti.
Nel 2018, sempre con lo stesso editore, è stato pubblicato il libro Il suono del grano.
Grazie a te Mariangela di aver aderito all’invito di rispondere alle domande sulla tua ultima pubblicazione. Ti auguro che ” il suono del grano” abbia ampia diffusione e sempre maggiori apprezzamenti
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un libro di Poesia meritevole del massimo interesse
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grazie alla Redazione di LIMINA MUNDI per l’attenzione e l’accoglienza, grazie di cuore
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