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Questa intervista appartiene ad un’iniziativa del blog Limina mundi che intende dedicare la propria attenzione alle pubblicazioni letterarie (romanzi, racconti, sillogi, saggi ecc.) recenti, siano esse state oggetto o meno di segnalazione alla redazione stessa. Ciò con l’intento di favorire la conoscenza dell’offerta del mercato letterario attuale e degli autori delle pubblicazioni.
La redazione ringrazia Patrizia Destro, per aver accettato di rispondere ad alcune domande sulla sua opera: Haiku dal silenzio, Ennepilibri

1. Ricordi quando e in che modo è nato il tuo amore per la scrittura?

Si, lo ricordo. Ho iniziato a leggere e a scrivere a quattro anni. Mi hanno insegnato i miei genitori. Avevo una scrivania per bambini il cui piano di appoggio, ribaltato, si trasformava in una lavagna. Ero felice di imparare qualcosa che sentivo importante. A scuola ho avuto la fortuna di avere un’insegnante all’avanguardia, che ci incoraggiava a dire la nostra su qualunque argomento. All’indomani di gite scolastiche a fattorie, fabbriche, studi di pittori e altri luoghi interessanti puntualmente ci dava dei temi da svolgere, i quali venivano poi raccolti in un giornalino, che stampavamo noi stessi. Leggevamo ad alta voce Gianni Rodari e Italo Calvino e altri autori che al momento non ricordo. Disponevamo di una biblioteca di classe e anche a casa per fortuna avevo abbastanza libri, anche se all’epoca quelli per l’infanzia non erano così numerosi come ora. A diciotto anni ho scritto la mia prima poesia e non ho più smesso. Da adulta ho iniziato a scrivere racconti.

2. Quali sono i tuoi riferimenti letterari? Quali scrittori italiani o stranieri ti hanno influenzato maggiormente o senti più vicini al tuo modo di vedere la vita e l’arte?

Non so se succede anche ad altri: in gioventù si leggono più che altro i classici (nel mio caso Leopardi, Jules Verne e qualcosa dei lirici greci, come Saffo, per citarne alcuni) e poi si inizia ad allargare gli orizzonti verso autori a noi più vicini nel tempo. Da ragazza ho amato molto Pirandello e Ray Bradbury. E appunto Calvino come dicevo prima. Comunque ero abbastanza “onnivora”. Da adulta sono subentrate esigenze diverse: cercare di capire qualcosa di più delle realtà in cui viviamo diventa sempre più impellente. Così ho iniziato a leggere anche saggi sulle discipline più diverse: psicologia contemporanea, scienze naturali, politica.
Per la poesia breve, ispirata ai lavori dei maestri giapponesi, di sicuro Basho, Issa, Shiki. Poi i moderni Murata Keinosuke e Tanaka Sadami, per citarne alcuni.
Ora che ci penso: non mi ricordo di autrici donne studiate a scuola. Neppure all’università! (studiavo lingue, ma ci sono rimasta poco, il tempo di qualche esame). Per fortuna è un buon momento per la letteratura e da qualche decennio è possibile colmare questa triste lacuna. Ultimamente ho letto Ann Tyler (che, tra le altre cose, ha partecipato ad un programma di riscrittura delle opere di Shakespeare in chiave moderna), Grazia Deledda (meglio tardi che mai!), qualcosa di Virginia Woolf, Vivian Lamarque e Rupi Kaur.
Questo è solo un piccolo elenco degli autori e delle autrici che leggo volentieri.

3. Come nasce la tua scrittura? Che importanza hanno la componente autobiografica e l’osservazione della realtà circostante? Quale rapporto hai con i luoghi dove sei nata o in cui vivi e quanto “entrano” nell’opera?

La mia scrittura direi che nasce per raccolta inconsapevole e per sedimentazione. Detta così forse fa un po’ sorridere però è esattamente quello che succede. Lascio che impressioni e suggestioni e idee maturino mentre mi occupo di altro, e poi inizio a scrivere. I luoghi dove vivo c’entrano molto. Anni fa mi sono accorta che ho potuto osservare più varietà di piccola fauna nei dintorni di casa piuttosto che, per esempio, durante uscite in montagna. Perchè fuori città gli animali si nascondono (e fanno bene!). Le grandi città, non solo in Italia, stanno diventando sempre più il rifugio di molte varietà di insetti e altri piccoli animali. Questo per restare nell’ambito della poesia che ha per oggetto la natura. Per quanto riguarda i racconti: con una densità abitativa di duemila persone per chilometro quadrato, ecco che il materiale da cui trarre ispirazione è a portata di mano! Anche se, il più delle volte, le mie storie non somigliano per niente a quotidiane interazioni tra esseri umani ma hanno un taglio decisamente surreale e spesso ironico.

4. Ci parli della tua pubblicazione?

Si, volentieri. Si tratta di una raccolta di un centinaio di haiku e di poesie brevi nello spirito dell’haiku, cioè quei componimenti di diciassette sillabe (5-7-5) nati da autori giapponesi di 350 anni fa. L’haiku tradizionale trae a sua volta origine dalla poesia classica giapponese, antica di 1500 anni. Verso gli anni ’50 del Novecento questa corrente poetica è arrivata in occidente e da allora conta migliaia di cultori anche qui da noi. E’ un genere di espressione artistica di una freschezza tutta particolare. Ha il fascino di qualcosa che è sempre in divenire pur nella descrizione del momento specifico. Dice tutto senza dire troppo o troppo poco.

5. Pensi che sia necessaria o utile nel panorama letterario attuale e perché?

Per parafrasare quel detto: “Tutto può essere utile, niente è indispensabile”. La mia pubblicazione, come altre analoghe, può essere un esempio di come si possa fare poesia con mezzi semplici ma efficaci. La cosa importante è sentire quello che scriviamo. Riuscire ad esprimere in pochi versi o in alcune pagine aspetti di una emozione o di un’idea che il vivere quotidiano ci ha portato. E poi lavorarci sopra finchè il risultato non ci soddisfa.

6. Quando e in che modo è scoccata la scintilla che ti ha spinto a creare l’opera?

Venticinque anni fa ho conosciuto un funzionario del settore cultura della regione in cui abito. Quasi per scherzo gli ho fatto leggere alcuni miei haiku. Mi ha detto che non si aspettava una qualità così buona. Siccome è anche un autore e tiene corsi di scrittura e letteratura internazionale, avrebbe potuto dirmi: “Sei bravina! Iscriviti al mio corso, così migliorerai di sicuro!”. Ma non lo ha fatto. Ha espresso un apprezzamento positivo che andava contro i suoi interessi. Questo mi ha dato la fiducia necessaria per presentare la mia raccolta agli editori, anni dopo.

7. Come l’hai scritta? Di getto come Pessoa che nella sua “giornata trionfale” scrisse 30 componimenti di seguito senza interrompersi oppure a poco a poco? E poi con sistematicità, ad orari prestabiliti oppure quando potevi o durante la notte, sacra per l’ispirazione?

L’ho scritta poco per volta, durante gli anni. Lascio che la parte della mia mente che si occupa di rielaborare idee, intuizioni ed emozioni faccia il suo lavoro mentre “io” sbrigo le attività quotidiane. Quando il tutto affiora allo stato della consapevolezza inizio a scrivere. E si, può accadere anche di notte!

8. La copertina e il titolo. Chi, come, quando e perché?
L’illustrazione in copertina l’ha realizzata Marco, mio marito, come pure la scritta in giapponese, che è la traduzione del titolo. Il disegno rappresenta una spirale logaritmica, per la spiegazione della quale rimando a Wikipedia o altra fonte, poichè di matematica, purtroppo so molto poco. A me l’idea della spirale piace perchè è una forma che si ritrova in natura, nelle conchiglie e nelle galassie, per esempio. Nel piccolo e nell’immenso. In quanto al titolo: Haiku dal silenzio perchè è il silenzio a fornire lo spazio mentale indispensabile per la scrittura.

9. Come hai trovato un editore?
Ho conosciuto gli editori ad un pomeriggio di letture poetiche al mare, in Liguria. Fra i partecipanti, chi voleva poteva intervenire e leggere componimenti personali. Mi sono presa alcuni minuti per ricordare e trascrivere alcuni dei miei haiku o quasi haiku e poi li ho letti ad alta voce. Gli editori li hanno apprezzati e mi hanno proposto di pubblicarli.

10. A quale pubblico pensi sia rivolta la pubblicazione?

A chiunque interessi la poesia, soprattutto naturalistica (non so se il termine è giusto) che si esprime in modi essenziali. C’è più vuoto che pieno, in questo tipo di componimenti. E’ un vuoto, però, a cui a mio avviso non manca nulla. Faccio un esempio: “Piccolo granchio / un’alga lo nasconde / sulla battigia”. Ho voluto descrivere ciò che ho visto durante una passeggiata al mare e che mi ha meravigliato: un granchietto che, per passare inosservato, si è messo un’alga sopra la testa!
Altre volte la visione è un poco mesta, malinconica:
“Grandi slanci ma / anche grandi dolori / una vita”

11. In che modo stai promuovendo il tuo libro?

Al momento non lo sto promuovendo. Posso però raccontarti un aneddoto: anni fa ho ricopiato i miei haiku su foglietti colorati, li ho messi in una scatola e li ho offerti ad amici e colleghi. Li hanno apprezzati molto. Alcuni prendevano un foglietto, lo leggevano, lo rimettevano nella scatola e poi ne pescavano un altro. Alla fine ciascuno ha portato a casa una delle mie piccole poesie. Nella scatola ne è rimasta una, non so se è stata una cosa voluta oppure casuale; un collega ha commentato: “Ne abbiamo lasciata una per educazione, come si fa con i cioccolatini!”

12. Qual è il passo della tua pubblicazione che ritieni più riuscito o a cui sei più legato e perché? (N.B. riportarlo virgolettato nel testo della risposta, anche se lungo, è necessario alla comprensione della stessa)

Trascrivo di seguito alcuni versi, che mi sembrano riusciti meglio, oltre a quelli che ho citato più sopra:

Già le castagne
occhieggiano sui rami –
Fine d’estate.

Un migratore!
Rapido maestoso
alto nel cielo

Esili ragni
silenziosi amici
ospiti grati

13. Che aspettative hai in riferimento a quest’opera?

Non ne ho alcuna. Ho invece l’intenzione di continuare ad esprimere in queste forme ciò che vedo durante le uscite in cui osservo piante, animali, situazioni. La poesia breve e brevissima mi è congeniale e mi gratifica. Di recente ho letto in rete haiku sbalorditivi per bellezza e per quel non-so-che che trasforma una poesia in un’opera d’arte! Cerco di migliorare e a volte inseguo quel non-so-che, ma non ne faccio un’ossessione.

14. Una domanda che faresti a te stessa su questo tuo lavoro e che a nessuno è venuto in mente di farti?

Mi chiederei: “Quali altri regali ti ha fatto, questo tuo libro?” E mi risponderei: “Oltre ad averne condiviso i contenuti con persone a cui voglio bene o che stimo, mi ha permesso di vedere, per la prima volta, direttamente, quanto lavoro c’è dentro e dietro alla pubblicazione di un libro. Quante competenze diverse sono necessarie alla produzione perfino di una semplice raccolta di poesie brevi”.

15. Quali sono i tuoi progetti letterari futuri? Hai già in lavorazione una nuova opera e di che tratta? Puoi anticiparci qualcosa?

Si, volentieri! Ho appena finito di sistemare due raccolte, una di racconti e l’altra di poesie. Le ho spedite a due editori. Sono in attesa di risposta e intanto lavoro ad altri racconti. Non dico i titoli per scaramanzia! Non pensavo di voler pubblicare ancora dopo i primi due libri, ma è successa una cosa che mi ha fatto cambiare idea. Da due anni partecipo come allieva ad un laboratorio teatrale. La scuola mi ha proposto di portare in scena alcune delle mie storie e io ho accettato con entusiasmo. La fase di costruzione del personaggio, come si dice in gergo, mi ha reso i miei racconti più vivi e coinvolgenti e ha avuto dei risvolti positivi psicologici inattesi, per me che non me ne intendo. So che invece agli addetti ai lavori (insegnanti di teatro e attori professionisti) questi e altri “effetti collaterali” positivi sono ben noti.
In quanto alle poesie inedite, posso anticiparvene una, alla quale tengo molto:

Una farfalla
rimasta uccisa per il freddo improvviso
o forse perché ha concluso
il suo ciclo vitale
è incastonata nel tronco d’un albero
con le piccole squame
bianche e grigie
in rilievo,
come un gioiello,
come una decorazione
su una scultura estemporanea
che narra la lunga vita di un albero
e la breve vita
di un insetto.

Sono nata nel 1965 e da almeno dieci anni ho scoperto che mi piace far ridere o almeno sorridere. E cerco di farlo attraverso i miei racconti ironici, surreali e spesso decisamente buffi! Che poi ci riesca o meno è tutto un altro paio di maniche. Però quando ci riesco, be’… è un po’ come se fosse un giorno di festa. Lungi da me credere che la vita sia tutta una risata, anzi! Ma appunto per questo ogni tanto è piacevole alleggerire le tensioni della vita contemporanea leggendo e scrivendo brani di letteratura comica.

Pubblicazioni:
– 1989 in Antologia I Poeti 1989, dell’Associazione Incontri, Milano
– 1998 su Literatura Foiro, anno 29, n.174, LF-koop, La-Chaux-des-Fonds (CH)
– 1999 su Kontakto, anno 36, n.174, UEA, Rotterdam (NL) (*)
– 2004 su Il Foglio Clandestino, n.54, Edizioni del Foglio Clandestnio, Sesto San Giovanni
– 2004 Haiku dal silenzio, Ennepilibri Edizioni, Imperia
– 2012 Tra il fragore del treno e del mare, Ennepilibri Edizioni, Imperia
– 2016 in L’Antologia di Sintetizziamoci – Testi di microletteratura contemporanea,
Book Sprint Edizioni
(*) Primo premio al concorso letterario EKRA 1998, Razgrad (BG). Se interessa. 😀