Nella rubrica “Idiomatiche” inaugurata lo scorso sabato per accogliere le traduzioni di testi poetici e no, pubblico questa la seconda parte dei testi di Yves Bonnefoy tradotti da Emilio Capaccio e fotografie di Lorenzo Noto. L’articolo precedente qui.
L’uccello valica il canto dell’uccello
e si allontana
Y.B.
Yves Bonnefoy, traduzioni di Emilio Capaccio, fotografie di Lorenzo Noto
IL POZZO
Ascolta la catena urtare la parete
Quando il secchio scende nel pozzo che è l’altra stella,
A volte la stella della sera, quella che arriva sola,
A volte il fuoco senza raggi che attende all’alba
Che escono il pastore e gli animali.
Ma l’acqua è sempre chiusa, in fondo al pozzo
E la stella resta sempre sigillata.
Si percepiscono delle ombre, sotto i rami,
Sono viaggiatori che passano di notte
Curvi, il dorso carico di una massa scura,
Esitando, si direbbe, a un crocevia.
Alcune sembrano attendere, altre si spengono
Nello scintillio senza luce.
Il viaggio dell’uomo, della donna, è lungo, più lungo
della vita,
È una stella alla fine del cammino, un cielo
Che abbiamo creduto brillare fra due alberi.
Quando il secchio tocca l’acqua che lo sorregge,
È una gioia, poi la catena lo affonda.
LE PUITS
Tu écoutes la chaîne heurter la paroi
Quand le seau descend dans le puits qui est l’autre étoile,
Parfois l’étoile du soir, celle qui vient seule,
Parfois le feu sans rayons qui attend à l’aube
Que le berger et les bêtes sortent.
Mais toujours l’eau est close, au fond du puits,
Toujours l’étoile y demeure scellée.
On y perçoit des ombres, sous des branches,
Ce sont des voyageurs qui passent de nuit
Courbés, le dos chargé d’une masse noire,
Hésitant, dirait-on, à un carrefour.
Certains semblent attendre, d’autres s’effacent
Dans l’étincellement qui va sans lumière.
Le voyage de l’homme, de la femme est long, plus long
que la vie,
C’est une étoile au bout du chemin, un ciel
Qu’on a cru voir briller entre deux arbres.
Quand le seau touche l’eau, qui le soulève,
C’est une joie puis la chaîne l’accable.
GLI ALBERI
Noi guardavamo i nostri alberi, fu in cima
Al terrazzo che ci furono cari, il sole
Si teneva ancora vicino a noi quella volta
Ma in ritirata, ospite silenzioso,
Sulla soglia della casa in rovina, che noi lasciavamo
Al suo potere, immenso, illuminato.
Vedi, ti dicevo, fa glissare contro la pietra
Ineguale, incomprensibile, del nostro appoggio,
L’ombra delle nostre spalle confuse,
Quelle dei mandorli che sono vicini a noi,
E quella stessa dei muri alti che si mescola alle altre,
Sfasciata, barca bruciata, prua che va alla deriva,
Come un sovrappeso di sogno o di fumo.
Ma quelle querce laggiù sono immobili,
La loro stessa ombra non si muove, nella luce,
Ci sono le rive del tempo che scorrono qui dove siamo
E il loro suolo è inabbordabile, tanto è rapida
La corrente della speranza grande della morte.
Guardammo per un’intera ora gli alberi.
Il sole attendeva tra le pietre, poi ebbe compassione,
Stese verso di loro, a un livello inferiore, nel burrone,
Le nostre ombre che sembrarono raggiungerlo,
Come allungando le braccia si può toccare
Talvolta, nella distanza tra due esseri,
Un istante del sogno dell’altro, che va senza fine.
LES ARBRES
Nous regardions nos arbres, c’était du haut
De la terrasse qui nous fut chère, le soleil
Se tenait près de nous cette fois encore
Mais en retrait, hôte silencieux
Au seuil de la maison en ruines, que nous laissions
À son pouvoir, immense, illuminée.
Vois, te disais-je, il fait glisser contre la pierre
Inégale, incompréhensible, de notre appui
L’ombre de nos épaules confondues,
Celle des amandiers qui sont près de nous
Et celle même du haut des murs qui se mêle aux autres,
Trouée, barque brûlée, proue qui dérive,
Comme un surcroît de rêve ou de fumée.
Mais ces chênes là-bas sont immobiles,
Même leur ombre ne bouge pas, dans la lumière,
Ce sont les rives du temps qui coule ici où nous sommes,
Et leur sol est inabordable, tant est rapide
Le courant de l’espoir gros de la mort.
Nous regardâmes les arbres toute une heure.
Le soleil attendait, parmi les pierres,
Puis il eut compassion, il étendit
Vers eux, en contrebas dans le ravin,
Nos ombres qui parurent les atteindre
Comme, avançant le bras, on peut toucher
Parfois, dans la distance entre deux êtres,
Un instant du rêve de l’autre, qui va sans fin.
UNA PIETRA
Hanno vissuto al tempo in cui le parole erano povere,
Il senso non vibrava più nei ritmi disfatti,
Il fumo abbondava, avvolgendo la fiamma,
Temevano che la gioia non li avrebbe risorpresi.
Hanno dormito. Fu per sconforto del mondo.
Passavano nel loro sonno dei ricordi
Come di barche nella nebbia che accrescono
I loro fuochi, prima di prendere l’altezza del fiume.
Si sono svegliati. Ma l’erba è già nera.
Le ombre siano il loro pane e il vento la loro acqua.
Il silenzio, l’inconsapevolezza il loro anello,
Una bracciata di notte tutto il loro fuoco sulla terra.
UNE PIERRE
Ils ont vécu au temps où les mots furent pauvres,
Le sens ne vibrait plus dans les rythmes défaits,
La fumée foisonnait, enveloppant la flamme,
Ils craignaient que la joie ne les surprendrait plus.
Ils ont dormi. Ce fut par détresse du monde.
Passaient dans leur sommeil des souvenirs
Comme des barques dans la brume, qui accroissent
Leurs feux, avant de prendre le haut du fleuve.
Ils se sont éveillés. Mais l’herbe est déjà noire.
Les ombres soient leur pain et le vent leur eau.
Le silence, l’inconnaissance leur anneau,
Une brassée de nuit tout leur feu sur terre.
Errata corrige: sordo non sorto
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Intensità espressive, quasi soffiate, raccolte e nuovamente disseminate in un nesso recondito, vibrante e al contempo sorto, un guizzo dell’irrappresentabile
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L’ha ripubblicato su Sentieri sul mare.
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