Qualche anno fa, in una libreria di Padova, mentre osservavo i libri disposti orizzontalmente su un lungo ripiano, catturata dai titoli e dalle immagini delle copertine, mi raggiunse una intuizione: in realtà era il riemergere di nozioni stratificate negli anni, reminiscenze liceali che riguardavano la storia dell’arte, l’architettura classica, certe parole inerenti al tempio greco che mi erano suonate numinose, conduttrici di energie, presenze, liturgie, riti divini. La parola dell’intuizione–memoria era “pronao” e si accompagnava al ricordo della fotografia dell’Hephaisteion (il tempio di Efesto ad Atene) contenuta nel testo scolastico di storia dell’arte greca: la coniugazione di parola e immagine completò l’intuizione generando l’idea che la copertina è, con il libro, in un rapporto simile a quello tra pronao e naos, la cella interna del tempio, il luogo più sacro e misterico dove dimora la statua del dio. L’intuizione che la copertina sia credenziale del contenuto e non solo – o strettamente – fascinazione d’acquisto, si è presentata decisa quando ricevetti La lingua del sorriso – Poema da viaggio di Gabriella Cinti. L’immagine del busto di Persefone emergente dal fondo nero della copertina, l’oscurità che accoglie il titolo che invece restituisce la sensazione del compiersi di un evento ineludibile e vegliato da segnale di conforto, apotropaico, mutuato da interiore stato di grazia quale il sorriso, convergono alla visione di trovarsi davanti alla complessità di una raccolta di poesia in cui si officia alle presenze psichiche, mitografiche, archetipali, potenti da intessere la vita intellettuale della poetessa non separatamente da quella spirituale della donna: anzi, le due dimensioni sono così perfettamente intramate l’una dell’altra che la parola impiegata da Gabriella Cinti nella esemplarità di questa raccolta, è al tempo stesso guida ed evocazione di simboli – non inermi, ma vividi frementi fecondi vitali entro le profondità psichiche, e che l’intelletto restituisce – mediati dai modi di una poesia che nomina e, come scrive il docente di estetica Francesco Solitario nel ricco saggio introduttivo citando J. Campbell, «comporta una scelta precisa di parole che avranno implicazioni e suggestioni che trascendono le parole stesse.»
Dunque, se la cifra architettonica del pronao apre alla percezione del canone sacro del naos, la raccolta di Gabriella Cinti rivela il medesimo cifrario: ci troviamo alla presenza di un libro di poesia in cui vige il principio gnoseologico – ontologico del «verbo tessuto», della «stoffa dell’essere» dentro l’assolutezza, la regalità sovrana della luce in cui le possibilità dell’ombra assurgono a ruolo funzionale affinché emerga la vastità irradiante della luce fin dall’esergo «Ad Afrodite d’oro, al suo sorriso, / e a Paola Pennecchi, al suo cuore di luce.», e che Francesco Solitario ha chiarito con dovizia di analisi evidenziando il rapporto Sole-Luce nella sua dimensione polisemica, in quanto tutta la raccolta – come rilevato fin dal titolo – è centrata sulla presenza inesausta dei simboli, di cui il Sole è il maggiore sia nelle cosmogonie sia nelle cosmologie, e rappresenta il più alto principio: è colui che garantisce la vita nelle soglie animali vegetali minerali, nonché dell’intelletto, sia nei modi laici, sia nei modi confessionali.
Il Sole, colui che nel pantheon dei pianeti è sovrano governatore, si eleva nella raccolta di Gabriella Cinti a deità-parola: l’interiorità, il naos di La lingua del sorriso, è abitata dal Sole-Parola e da lì irraggia sacralmente l’intuizione della parola, l’ostina alla scelta, all’affinamento (Parola pensata), all’incantesimo che il linguaggio frequentato dalla poetessa cerca come esigenza vitale, thauma espresso in meraviglia e sottile angoscia (Lezioni di abisso) necessario all’incontro ed elaborazione della luce, persino sprezzatura che, prossima alla magia, specchia la liturgia con la quale la poetessa celebra il rito della parola creante il senso (Scintillio d’istante).
Adriana Gloria Marigo
*
PAROLA PENSATA
Un solo frammento, filamento
stellato di memoria, l’istante
eternato, sillaba di verità.
Abita il sorriso dell’agnizione
nel luogo d’anima e di suoni
ed è facile riconoscerlo
se lo ritrovi ai bordi del sentire.
Moltiplicato sia in ogni calice
congiunto, nella corolla
in cui affonderai il viso,
nella scia di una parola pensata,
nel divenire della nostra cometa.
LEZIONI DI ABISSO
L’orlo della tua risposta,
inafferrabile frangia,
tende le corde del silenzio.
Accade la tua presenza rarefatta
a celebrare l’impossibile.
Il mistero incontra i confini del tuo respiro
e le tue mani alte oltre l’orizzonte
non tramontano, quando il vuoto
si insedia tra le ombre dei sensi.
Vacillando, permani
a tracciarmi la figura del salto:
salpato l’ultimo volo augurale,
il Deserto astrale pure vibra
dei tuoi occhi espansi.
Nell’ora che annulla la voce,
quando la Signora della vertigine
ha dismesso ogni ipotesi di sorriso,
la curva del visibile dislocata è
senza sembianza d’ascolto,
invasa dal niente.
Da te ora prendo lezioni di abisso.
SCINTILLIO D’ISTANTE
La breccia per l’impossibile
passa per il rosso generoso delle foglie,
accese da oro inatteso.
Interrogo le dune d’aria
voltolanti in pulviscolo d’enigma;
sidereo involucro mi porta lieve
in quel viaggio di nubi
che è il mio tempo.
Liberami dalle sfere nemiche
nel prodigio armato di sorriso
a scardinare le catene ineluttabili.
Io non conosco la scienza delle onde,
reticolo di cristalli
e prismi di intuizione ruotante.
Calata e colata nel vortice solido
di questo presente di troppo metallo,
scelgo la sabbia come fuga
e la luce come volo,
perché tu possa leggermi
in ogni frammento rifrangente
e ascoltarmi nello scintillio
risonante dell’Istante,
musica complice del nostro destino.
Biobibliografia
Gabriella Cinti, nata a Jesi, è italianista, grecista, poeta, scrittrice, saggista, performer in greco antico. Ha pubblicato le raccolte poetiche: Suite per la parola, Péquod, Ancona 2008; Euridice è Orfeo, Achille e la Tartaruga, Torino 2016; Madre del respiro, Moretti e Vitali, Bergamo 2017. In saggistica ha pubblicato: Il canto di Saffo – Musicalità e pensiero mitico nei lirici greci, Moretti e Vitali, Bergamo 2010; Emilio Villa e l’arte dell’uomo primordiale: estetica dell’origine, I Quaderni del Bardo, Lecce 2019, in Ebook.
Sulla sua poesia Franco Manzoni ha scritto il saggio: Femminea estasi. Sulla poetica di Gabriella Cinti, Algra, Catania 2018. Ha vinto numerosi premi Nazionali e Internazionali, tra cui il Primo Premio sia al Concorso Letterario Internazionale Nabokov 2008, sia al Concorso Letterario Albero Andronico 2017. Sue poesie sono presenti in diverse antologie poetiche. Ha partecipato a diversi Festival Letterari e Rassegne poetiche internazionali.
Suoi testi sono stati tradotti in inglese e in greco moderno.
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